Di soliti la filmografia bellica americana, e non solo quella, viene utilizzata per celebrare ed esaltare le grandi vittorie conseguite dalla propria nazione; in particolare le pellicole che riguardano la Seconda Guerra Mondiale non mancano mai di avere questa caratteristica, trattandosi peraltro di un conflitto fondamentale, indiscutibilmente vinto dagli Stati Uniti.
In quest’ottica non sono poche le grandi produzione cinematografiche che per realizzare alcune pellicole hanno messo a disposizione ingenti mezzi e nutriti cast corali, con numerose star hollywoodiane di prima grandezza.
Questa pellicola diretta da Richard Attenborough pare essere un esempio di tale categoria.
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Di soliti la filmografia bellica americana, e non solo quella, viene utilizzata per celebrare ed esaltare le grandi vittorie conseguite dalla propria nazione; in particolare le pellicole che riguardano la Seconda Guerra Mondiale non mancano mai di avere questa caratteristica, trattandosi peraltro di un conflitto fondamentale, indiscutibilmente vinto dagli Stati Uniti.
In quest’ottica non sono poche le grandi produzione cinematografiche che per realizzare alcune pellicole hanno messo a disposizione ingenti mezzi e nutriti cast corali, con numerose star hollywoodiane di prima grandezza.
Questa pellicola diretta da Richard Attenborough pare essere un esempio di tale categoria. Ha indubbiamente ad oggetto la Seconda Guerra Mondiale, dispone di grossi mezzi e certamente conta su un cast corale davvero impressionante per il numero di grandi interpreti che vengono schierati, eppure manca di un requisito: l’opera di Attenborough non celebra affatto una vittoria, bensì racconta insolitamente una sconfitta, una delle poche e più gravi subite nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale.
Questa scelta eccentrica fa acquisire all’opera un taglio ben diverso dai film di esaltazione bellica dei decenni precedenti, dimostrandosi figlia del proprio tempo, gli anni ’70, e del pensiero critico di quegli anni.
Sul piano narrativo Attenborough segue un impianto organizzato in modo fortemente didascalico, che crea un ottimo effetto e risulta azzeccato per un film di genere storico-bellico come questo.
Belle le riprese che esaltano gli importanti mezzi messi a disposizione dalla produzione: in quest’ottica si segnala la spettacolare scena della flotta aerea che vola compatta; il lancio contemporaneo della moltitudine di paracadutisti, che creano un effetto visivo davvero impressionante; e poi ancora la scena della battaglia con cui le truppe terrestri inglesi situate in Belgio sfondano il fronte tedesco in Olanda; l’attraversamento del fiume sulle barche a remi sotto i colpi dell’artiglieria tedesca; le sequenze dei durissimi e strenui combattimenti delle truppe inglesi rimaste isolate a difesa dell’ultimo ponte.
Sono decisamente queste le parti migliori della pellicola. Attenborough non ci propone carneficine truculente, come è divenuto di moda nella cinematografia di qualche decennio dopo, tuttavia è bravissimo a colpire anche senza ricorrere a tali eccessi.
Gli episodi che fanno da intermezzo e da contorno rispetto ai combattimenti, non sono invece all’altezza; taluni si dimostrano poco realistici e marcatamente artefatti, ed inoltre allungano a dismisura l’opera la cui durata sfugge decisamente di mano ad Attenborough, risultando infine pesante e perdendo di godibilità nel suo complesso.
Nell’impressionante parata di stelle che compone il cast corale (in rigoroso ordine alfabetico: Dirk Bogarde, James Caan, Michael Caine, Sean Connery, Edward Fox, Elliott Gould, Gene Hackman, Anthony Hopkins, Hardy Krüger, Laurence Olivier, Ryan O'Neal, Robert Redford, Maximilian Schell e Liv Ullmann) non c’è un interprete che riesca a mettersi particolarmente in luce; paradossalmente infatti pur mettendo sullo schermo mezza Hollywood, Attenborough non realizza un film di attori.
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