gwynplaine
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sabato 25 agosto 2012
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il miglior allen!
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da vedere e rivedere, anche se ho semplicemente fatto il commento per aumentare il punteggio del film che dovrebbe arrivare almeno a 4.5!
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fedeleto
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sabato 5 maggio 2012
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la psicoanalisi di di aly ed annie
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Il povero alvy si e' lasciato con Annie,ed ora e' confuso e disorientato ,quale miglior occasione per rivedere la sua vita per capire la sua non accettazione di fine rapporto?Cosi si incomincia dai suoi primi ricordi, la maestra che gli proibisce di baciare le compagne di classe,le macchine autoscontro su cui dice di aver sfogato la sua repressione ,l'incontro con il suo primo amore fino ad Annie e la voglia di riprovare con il rapporto di coppia.Con Annie sembra tutto diverso,forse e' la donna giusta per lui,peccato che in seguito la cosa finisca ,forse perche' anche se ci si lascia per via di non molte cose in comune rimane un senso di rapporto che puo' definirsi piu' giusto se e' cosi.
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Il povero alvy si e' lasciato con Annie,ed ora e' confuso e disorientato ,quale miglior occasione per rivedere la sua vita per capire la sua non accettazione di fine rapporto?Cosi si incomincia dai suoi primi ricordi, la maestra che gli proibisce di baciare le compagne di classe,le macchine autoscontro su cui dice di aver sfogato la sua repressione ,l'incontro con il suo primo amore fino ad Annie e la voglia di riprovare con il rapporto di coppia.Con Annie sembra tutto diverso,forse e' la donna giusta per lui,peccato che in seguito la cosa finisca ,forse perche' anche se ci si lascia per via di non molte cose in comune rimane un senso di rapporto che puo' definirsi piu' giusto se e' cosi.Un film senza dubbio sulla crescita stilistica e tecnica di Allen,che oramai abituato al ruolo di comico ,si distacca per esser piu' profondo.La sceneggiatura con Marshall Brickman(lo stesso di il dormiglione) trova molte scene interessanti,da quella delle aragoste,a quella dello sdoppiamento di Annie/Keaton mentre fa l'amore con Alvy/Allen,e non mancano scene divertenti come quella della guida di Annie contromano o quella del ragno che Alvy deve uccidere con la racchetta.Allen si muove sul dramma e sul comico,incorniciando una New York e una Los Angeles come contorno,celebre oramai la scena del critico alle spalle di Alvy che esplica ad alta voce i suoi gusti e le sue impressioni su vari personaggi dal cinema di Fellini a Beckett.Nel complesso rimane una commedia utile ad Allen per metabolizzare alcune problematiche e inscenare la vita di una coppia tipica Newyorkese che si dimena su problematiche varie,ed oltre a far sorridere ancora una volta il pubblico ,lo immerge anche ad analizzare il problema.Bravo Allen,che si e' conquistato 4 oscar,ma la piu' meritata senza dubbio va' a Diane Keaton che passa da momenti di pura euforia,comicita' a quelli di crisi di pianto.
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katamovies
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domenica 23 ottobre 2011
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un film con un'anima
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Datato 1977, a rivederlo oggi è ancora più bello. questo film resiste al tempo perché ha un'anima e una personalità.
Perché ci sono dentro ironia e tenerezza, umorismo e manlinconia, pessimismo e allegria.
Perché i personaggi principali sono credibili nelle loro sfaccettature ed evoluzioni.
Perché fa tenerezza un film ambientato a New York e Los Angeles negli anni Settanta, quanto l'America era proprio l'America, qui còlta brillantemente negli aspetti più buffi dei suoi circoli intellettuali (le code al cinema per Bergman, la cucina macrobiotica, i party losangeleni con la gente dello show-biz, quelli newyotkesi con le firme del new yorker, la mania della psicoanalisi).
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Datato 1977, a rivederlo oggi è ancora più bello. questo film resiste al tempo perché ha un'anima e una personalità.
Perché ci sono dentro ironia e tenerezza, umorismo e manlinconia, pessimismo e allegria.
Perché i personaggi principali sono credibili nelle loro sfaccettature ed evoluzioni.
Perché fa tenerezza un film ambientato a New York e Los Angeles negli anni Settanta, quanto l'America era proprio l'America, qui còlta brillantemente negli aspetti più buffi dei suoi circoli intellettuali (le code al cinema per Bergman, la cucina macrobiotica, i party losangeleni con la gente dello show-biz, quelli newyotkesi con le firme del new yorker, la mania della psicoanalisi).
Perché Allen, nato come autore comico alla radio, poi stand-up comedian, non ha remore snob e usa tutti i mezzi per rendere godibile e scoppiettante la commedia: lo sguardo in camera, la comparsa in scena del vero Mc Luhan, all'epoca noto al pubblico USA, la frammentazione del racconto (lui bambino, le sue mogli precedenti). E non ha paura a chiudere le battute, in effetti fulminanti.
Perché Diane Keaton è unica: lieve, fine, buffa, semplice, una donna moderna in senso totale.
Perché, se è vero che Woody Allen parla sempre di se stesso, è vero che tutti gli artisti parlano di se stessi, in fondo, e ma chi lo sa fare in modo così arguto, spietato e divertente?
Allen può non piacere (negli Usa è da sempre un autore di nicchia), ma ha di fatto imposto il suo stile unico. Un maestro.
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molinari marco
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venerdì 7 ottobre 2011
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alvy vs annie
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Probabilmente guardare oggigiorno per la prima volta Io ed Annie, uno dei capolavori indiscutibili dell’intera filmografia alleniana, non suscita più come reazione istantanea la vertiginosa euforia che fu in grado di causare al momento della sua uscita. E questo perché il linguaggio cinematografico ha raggiunto un livello tale di maturazione, che pare non vi sia più alcuna strada da intraprendere che non sia già stata battuta in precedenza da qualcun’altro. E anche se ve ne fossero in abbondanza, dubito altamente che vi possa essere nel presente un autore in grado di dissacrare in un solo colpo così tante convenzioni narrative e stilistiche, come all’epoca fece Allen con questo film. Io ed Annie si apre con il regista che si rivolge direttamente agli spettatori e, man mano che la trama va avanti, ne succedono di tutti i colori: che le comparse vengano fermate per strada e costrette a prendere parte attiva alla trama, che durante un dialogo compaiano sullo schermo i sottotitoli che riportano i veri pensieri dei personaggi, lo split-screen che ci mostra audacemente quanto diversi siano Annie e Alvy e infine, ciliegina sulla torta, gli attori in carne ed ossa che ci salutano per qualche istante per lasciare il campo a dei colleghi in versione cartone animato.
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Probabilmente guardare oggigiorno per la prima volta Io ed Annie, uno dei capolavori indiscutibili dell’intera filmografia alleniana, non suscita più come reazione istantanea la vertiginosa euforia che fu in grado di causare al momento della sua uscita. E questo perché il linguaggio cinematografico ha raggiunto un livello tale di maturazione, che pare non vi sia più alcuna strada da intraprendere che non sia già stata battuta in precedenza da qualcun’altro. E anche se ve ne fossero in abbondanza, dubito altamente che vi possa essere nel presente un autore in grado di dissacrare in un solo colpo così tante convenzioni narrative e stilistiche, come all’epoca fece Allen con questo film. Io ed Annie si apre con il regista che si rivolge direttamente agli spettatori e, man mano che la trama va avanti, ne succedono di tutti i colori: che le comparse vengano fermate per strada e costrette a prendere parte attiva alla trama, che durante un dialogo compaiano sullo schermo i sottotitoli che riportano i veri pensieri dei personaggi, lo split-screen che ci mostra audacemente quanto diversi siano Annie e Alvy e infine, ciliegina sulla torta, gli attori in carne ed ossa che ci salutano per qualche istante per lasciare il campo a dei colleghi in versione cartone animato. Tutto questo ha fatto sì che l’opera in questione facesse incetta di Oscar, tra i quali anche quello di miglior film. E la leggenda vuole che, al momento della consegna delle statuetta d’oro, il giovane Woody si trovasse in un locale di New York, impegnato a suonare come ogni settimana con la sua jazz band. Niente da meravigliarsi, dunque, se poi in seguito Hollywood, nonostante delle opere di tutto rispetto, sia sempre rimasta un po’ restia nell’aggiudicare ulteriori premi a quest’autore. Ma, discorsi storici a parte, Io e Annie rimane uno dei migliori film di Allen perché esamina in maniera visceralmente ironica uno dei drammi più antichi della specie umana, nonché uno dei cavalli di battaglia dell’autore. Sarebbe a dire, quanto difficile sia il rapporto uomo-donna e come, a conti fatti, chi ne esce sempre sconfitto, quando si è in presenza di un tipo di donna più emancipata ed in grado di vivere la propria sessualità in maniera piena ed autonoma, sia sempre l’uomo. Certo, Alvy Singer non può essere di certo additato come il miglior esemplare del sesso forte, date le sue mille debolezze e i suoi quindici anni di psicoterapia alle spalle, ma questo a conti fatti non sembra importarci molto (e di certo Mr. Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi non se l’è cavata meglio). Perché a ben guardare il film in questione esamina da vicino quanto sia difficile raggiungere il piacere, vuoi per paura o semplicemente perché l’uomo moderno non è più in grado di rilassarsi e godersi il presente e quindi lo carica di problemi che si intravedono solo in un futuro lontano. E questo, presumibilmente, perché incapace di prendersi le responsabilità che si celano dietro la parola amore. D’altronde Io e Annie, inizialmente, avrebbe dovuto chiamarsi proprio Anhedonia, termine medico che sta ad indicare proprio l’incapacità di vivere il piacere. Trattandosi di una commedia, per ragioni di botteghino comprensibili, il titolo fu cambiato in uno decisamente meno impegnativo. Tuttavia il tema è rimasto ed il povero Alvy, a causa della sua patologia, a fine pellicola ne esce inesorabilmente sconfitto e costretto a rincuorarsi solo in presenza del ricordo dei bei momenti vissuti in compagnia della sua Annie.
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chamber 237
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domenica 2 ottobre 2011
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contemporaneamente la fine e l'inizio di un era.
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Cinema comico demenziale e raffinata commedia sui newyorkesi con problemi. Woody Allen, nel lasciare un'era per entrarne in un altra, produce una perfetta amalgamia tra i due generi, dove si ride, si riflette, ci si commuove e si sta anche un po' male.
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bella earl!
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venerdì 9 settembre 2011
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woody allen e l'amore.
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- Il mio psicanalista era freudiano rigido, e quelli se ti ammazzi te li ritrovi con la parcella in mano fin dentro il loc**o -
Alvy è un ragazzo problematico nato e cresciuto a Brooklyn nel distretto di Coney Island. Un giorno incontra Annie una bella ragazza di cui piano piano si innamora. La loro storia travagliata culminera con una bella e sana amicizia. Impregnato dell'umorismo di Woody Allen questo film è uno dei capolavori indiscussi di questo maestro. New York e Los Angeles prestano il loro volto alla nevrosi di Allen che diverte e racconta una storia che non annoia. Le digressioni varie dove si rivolge direttamente allo spettatore (- hai detto sposa? - - no ho detto spesa - - ha detto sposa l'avete sentito, eravate qui -) fanno divertire e sorridere ben più di una volta.
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- Il mio psicanalista era freudiano rigido, e quelli se ti ammazzi te li ritrovi con la parcella in mano fin dentro il loc**o -
Alvy è un ragazzo problematico nato e cresciuto a Brooklyn nel distretto di Coney Island. Un giorno incontra Annie una bella ragazza di cui piano piano si innamora. La loro storia travagliata culminera con una bella e sana amicizia. Impregnato dell'umorismo di Woody Allen questo film è uno dei capolavori indiscussi di questo maestro. New York e Los Angeles prestano il loro volto alla nevrosi di Allen che diverte e racconta una storia che non annoia. Le digressioni varie dove si rivolge direttamente allo spettatore (- hai detto sposa? - - no ho detto spesa - - ha detto sposa l'avete sentito, eravate qui -) fanno divertire e sorridere ben più di una volta. Geniale, come sempre.
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elizabeth 91
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domenica 7 agosto 2011
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giù la quarta parete.
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E' un film degli anni '70 quindi per chi, come me, lo ha visto di recente può rimanere un pò perplesso perchè è ormai abituato a film del regista più recenti e di diverso spessore. Ma il film è assolutamente buono. E' un pò un Woody Allen che si mostra al pubblico come uomo qualunque e che spesso rompe la quarta parete guardando e rivolgendosi direttamente allo spettatore, chiamandolo in gioco insomma. E noi spettatori adottiamo il suo punto di vista, ci spostiamo dove lui ogni volta vuole condurci tra nessi narrativi che sembrano inesistenti. E' un film che affronta il vivere quotidiano, l'instabilità psicologica di ognuno di noi e le sfide dell'amore che sono sempre infinite.
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E' un film degli anni '70 quindi per chi, come me, lo ha visto di recente può rimanere un pò perplesso perchè è ormai abituato a film del regista più recenti e di diverso spessore. Ma il film è assolutamente buono. E' un pò un Woody Allen che si mostra al pubblico come uomo qualunque e che spesso rompe la quarta parete guardando e rivolgendosi direttamente allo spettatore, chiamandolo in gioco insomma. E noi spettatori adottiamo il suo punto di vista, ci spostiamo dove lui ogni volta vuole condurci tra nessi narrativi che sembrano inesistenti. E' un film che affronta il vivere quotidiano, l'instabilità psicologica di ognuno di noi e le sfide dell'amore che sono sempre infinite. Chi riesce a vincere in amore è fortunato ma chi non riesce è 'costretto' a inseguire la persona amata ovunque, magari fino a Los Angeles, magari beccandosi un sonoro No! ma sempre nella speranza quasi struggente di riconciliarvisi un giorno.
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the man of steel
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lunedì 18 ottobre 2010
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lento e noioso
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E questo film sarebbe da 4 oscar? Ottima commedia da teatro ma lenta, noiosa e monotona, sarà anche brillante ma per il suo genere dura anche troppo.
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il cinefilo
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domenica 17 ottobre 2010
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il miglior film di woody allen
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TRAMA:Il comico Alvy Singer(Woody Allen)e la cantante di nightclub Annie Hall(Diane Keaton)si incontrano,si innamorano e,successivamente,si sposano ma le nevrosi di Alvy rovineranno tutto...COMMENTO:Woody Allen realizza il miglior affresco cinematografico sul tema delle relazioni di coppia mai visto sullo schermo(grazie anche alla sua esperienza autobiografica).
Il regista-attore interpreta(come sempre)un personaggio pieno di tic e nevrosi sui quali riesce a costruire un infinità di gag verbali e,a tratti,anche surreali(sfruttando al meglio molte situazioni della vita di ogni giorno).
Questo film si può definire,a pieni voti,non soltanto il suo capolavoro come regista ma anche una summa del cinema degli anni settanta(a pari merito con opere del calibro di NASHVILLE,IL CACCIATORE e TAXI DRIVER)e può vantare un infinità di scene genuinamente strepitose tra le quali la sequenza della fila al cinema e la"caccia"alle aragoste.
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TRAMA:Il comico Alvy Singer(Woody Allen)e la cantante di nightclub Annie Hall(Diane Keaton)si incontrano,si innamorano e,successivamente,si sposano ma le nevrosi di Alvy rovineranno tutto...COMMENTO:Woody Allen realizza il miglior affresco cinematografico sul tema delle relazioni di coppia mai visto sullo schermo(grazie anche alla sua esperienza autobiografica).
Il regista-attore interpreta(come sempre)un personaggio pieno di tic e nevrosi sui quali riesce a costruire un infinità di gag verbali e,a tratti,anche surreali(sfruttando al meglio molte situazioni della vita di ogni giorno).
Questo film si può definire,a pieni voti,non soltanto il suo capolavoro come regista ma anche una summa del cinema degli anni settanta(a pari merito con opere del calibro di NASHVILLE,IL CACCIATORE e TAXI DRIVER)e può vantare un infinità di scene genuinamente strepitose tra le quali la sequenza della fila al cinema e la"caccia"alle aragoste.
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marvelman
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martedì 21 settembre 2010
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ah dimenticavo...
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Meritava almeno due oscar ma non di più: Allen come protagonista (non come regista!!!) e la Keaton sempre come protagonista, che effettivamente ha vinto. Forse forse la sceneggiatura (che ha vinto ma io l'avrei data a star wars) ma miglior film proprio NO. Purtroppo la storia degli oscar è piena di episodi come questi e nessuno ci può fare nulla, ad ogni modo rimangono solo pareri e quando a vincere è il vostro film preferito rallegratevene.
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