Lo squalo

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Un film di Steven Spielberg. Con Robert Shaw, Roy Scheider, Richard Dreyfuss, Lorraine Gary, Murray Hamilton.
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Titolo originale Jaws. Fantastico, durata 125 min. - USA 1975. MYMONETRO Lo squalo * * * 1/2 - valutazione media: 3,72 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Lo squalo ovvero Moby Dick Valutazione 4 stelle su cinque

di Christian Luongo


Feedback: 606 | altri commenti e recensioni di Christian Luongo
sabato 16 agosto 2014

La recensione dell'amico Gianpaolo, già presente in questa pagina peraltro, ha individuato, a mio giudizio, la vera quintessenza del lungometraggio di Spielberg.
Definire "Lo squalo" come un thriller ovvero un horror è, decisamente, riduttivo e ne denota una visione, a dir poco, superficiale concentrata, cioé, unicamente sulla concatenazione degli eventi senza, per questo, chiedersi dei retroscena sottesi che hanno indotto il cineasta statunitense a prediligere un soggetto similare. 
Occorre sottolineare, fra l'altro, che alcuni dialoghi sono presi, quasi pari, proprio dal capolavoro di Melville con un riferimento, a dir poco, lapalissiano allorquando l'oceanologo Hooper (Richard Dreyfuss) invita Martin (Roy Scheider) ad andare sul pulpito della "Orca" per poter calcolare le dimensioni dello squalo ; Spielberg usa la parola pulpito che è una terminologia prettamente tecnica e rievoca, assai dappresso, un capitolo del "Moby Dick" nel quale la allegoria pregnante fra il pulpito di una nave e quello di una chiesa vengono, magnificamente peraltro, descritte proprio dal Melville. 
Ed è in questa ottica che la figura di Quint, interpretata da uno straordinario Robert Shaw, assume una valenza simbolica di tutt'altro spessore rispetto a quella, superficiale, di un gretto cacciatore di squali. 
Quint rievoca proprio la figura del comandante Achab e della sua ossessione per Moby Dick ovvero la famigerata, ed unica, balena bianca ; così come unico resta lo squalo : c'è uno stralcio del lungometraggio nel quale, insistentemente, Hooper domanda proprio a Quint se abbia, o meno, mai visto uno squalo di codeste dimensioni suggerendone, pertanto, una similare unicità di quel terrificante predatore marino.
E che tutta la spedizione altro non sia che una qual sorta di resa di conti fra "Achab" e "Moby Dick" è, ancora, suggerita proprio dallo stesso Spielberg allorquando è proprio Quint a distruggere l'apparecchio radio con il quale, disperatamente, Martin cerca ausilio invocando il ricorso alla guardia costiera ricorso, evidente, che non giungerà mai proprio perché pregiudicherebbe lo scontro finale fra lo squalo ed il capitano dell'Orca.
Sapiente, peraltro, il crescendo del cineasta ; lo squalo comparirà in tutta la sua terrificante mole solamente verso l'epilogo del lungometraggio laddove, per tutta la durata anteriore, sarà solamente suggerito dal regista ; un escamotage, per così dire, tecnico degno di un maestro della macchina da presa nella tradizione, questa si, della migliore cinematografia thriller d'oltreoceano. 
L'epilogo, ancora, richiama ancora una volta il Moby Dick ; Martin (e la variante Hooper) ritornano a riva a bordo di una zattera allestita con quanto restava della imbarcazione di Quint richiamando, ancora una volta, l'esito del romanzo di Melville. 
Una parola sola, infine, su uno stralcio davvero meraviglioso del lungometraggio ; la macchina da presa indugia, scientemente, su Quint il quale, accortosi che la sua lenza è stata avvinghiata dallo squalo, comincia ad assicurarsi al sedile dell'imbarcazione nel più assoluto silenzio nel mentre l'audio della sequenza è incentrato sul monologo di Martin alle prese con un nodo scorsoio di matrice marinara. 
Quanto alle pecche de "Lo squalo" va segnalata, a mio giudizio, una qual sorta di asincronia ritmica e recitativa ; un po' lento e farraginoso nella prima parte (troppi dialoghi superflui e, soprattutto, troppo asfissiante la compresenza di attori di medio spessore) per, poi, esplodere fragorosamente nella seconda parte in concomitanza, cioé, con la spedizione di Quint e, pertanto, con la presenza scenica dei tre mattatori della pellicola che da soli, su una barca, danno un magnifico esempio di ars recitandi
Ed è in questi frangenti che la regia di Spielberg si esalta oltremodo.

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