ralphscott
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giovedì 4 novembre 2010
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piccolo capolavoro
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Denuncia cattiva e divertente della paura verso l'estraneo. Il regista allestisce,con pochi mezzi,un film teso e coinvolgente,originale nonostante il debito con Romero. Indubbiamente,l'ispirazione,al nostro grande Cronemberg non é mai venuta meno. Questo é il primo di una serie di films memorabili. Una chicca la presenza della Steele,icona dell'horror del decennio precedente. Da incubo l'accerchiamento che il medico subisce presso la piscina.
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(di sinkro)
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fedeleto
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mercoledì 6 gennaio 2010
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quel demone di cronenberg..
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Di registi dotati ed originali non ne nascono mai molti,e quei pochi meritano sempre un grande encomio.Stiamo parlando di DAVID CRONENBERG,che dopo aver girato due corti sperimentali come CRIMES OF FUTURE e STEREO, riesce a regalarci il primo lungometraggio.La storia e' quella di un parassita che si annida negli esseri umani portandoli lentamente alla perdizione di ogni inibizione e controllo e come possiamo immaginare la catastrofe e' imminente.Film che oltre a portare un soggetto originale,sciocca e sconvolge per alcune scene molto violente e crude(siamo ai limiti del gore)ma non perde di vista il messaggio del grande cronenberg ovvero il contagio,tema molto caro al regista che qui lo affronta in maniera molto chiara(si basti pensare nella scena finale in cui la donna contagiata bacia il protagonista immune,il tutto avviene lentamente come per precisare l'attimo di tale azione)e macabra(i parassiti che escono dalle interiora e saltano sul viso del povero dottore),questi spettacoli orrendi avvengono per una causa la trasmissione,infatti un malessere come quel parassita interno all'inizio diventa un orrore ed un rifiuto quasi ad accettettarlo dopodiche una volta che si ha dentro si sente l'esigenza a trasmetterlo quasi si volesse condividere quella beatitudine che prima era solo rifiuto verso quello stato.
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Di registi dotati ed originali non ne nascono mai molti,e quei pochi meritano sempre un grande encomio.Stiamo parlando di DAVID CRONENBERG,che dopo aver girato due corti sperimentali come CRIMES OF FUTURE e STEREO, riesce a regalarci il primo lungometraggio.La storia e' quella di un parassita che si annida negli esseri umani portandoli lentamente alla perdizione di ogni inibizione e controllo e come possiamo immaginare la catastrofe e' imminente.Film che oltre a portare un soggetto originale,sciocca e sconvolge per alcune scene molto violente e crude(siamo ai limiti del gore)ma non perde di vista il messaggio del grande cronenberg ovvero il contagio,tema molto caro al regista che qui lo affronta in maniera molto chiara(si basti pensare nella scena finale in cui la donna contagiata bacia il protagonista immune,il tutto avviene lentamente come per precisare l'attimo di tale azione)e macabra(i parassiti che escono dalle interiora e saltano sul viso del povero dottore),questi spettacoli orrendi avvengono per una causa la trasmissione,infatti un malessere come quel parassita interno all'inizio diventa un orrore ed un rifiuto quasi ad accettettarlo dopodiche una volta che si ha dentro si sente l'esigenza a trasmetterlo quasi si volesse condividere quella beatitudine che prima era solo rifiuto verso quello stato.Pellicola cruda e violenta che non lascia nemmeno un piccolo barlume di speranza per poter credere nel futuro.Grande cronenberg.
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carloalberto
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domenica 25 aprile 2021
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l''origine del mostro di alien
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Straordinario esordio di Cronemberg con il suo primo lungometraggio che stravolge l’idea di Romero della Notte dei morti viventi trasfigurando gli zombies in assatanati, affamati, anziché di carne, di sesso e di orge ed anticipa di qualche anno la creatura mostruosa che si annida nelle viscere delle sue vittime che compare nel primo Alien di Scott, che evidentemente ha preso a prestito più di un’idea da questo horror fantascientifico del 1975. Una scena in particolare, ed è quella più impattante di Alien, sembra essere stata girata pensando a quella che invece è una delle tante sequenze nel Il demone sotto la pelle, quando il vermiciattolo osceno squarcia il ventre del suo ospite e si avventa sulla faccia del soccorritore.
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Straordinario esordio di Cronemberg con il suo primo lungometraggio che stravolge l’idea di Romero della Notte dei morti viventi trasfigurando gli zombies in assatanati, affamati, anziché di carne, di sesso e di orge ed anticipa di qualche anno la creatura mostruosa che si annida nelle viscere delle sue vittime che compare nel primo Alien di Scott, che evidentemente ha preso a prestito più di un’idea da questo horror fantascientifico del 1975. Una scena in particolare, ed è quella più impattante di Alien, sembra essere stata girata pensando a quella che invece è una delle tante sequenze nel Il demone sotto la pelle, quando il vermiciattolo osceno squarcia il ventre del suo ospite e si avventa sulla faccia del soccorritore. Per il resto, a parte le somiglianze ed i rimandi ad altri registi, la visionarietà di Cronember non si ferma qui e le tematiche sono quelle delle sue opere successive, da Brood a Videodrome. Il rapporto morboso con il parto che diviene, quasi fosse un desiderio inconscio del regista, maschile ed il corpo come tempio desacralizzato oggetto di sperimentazioni scientifiche che impongono la metamorfosi per accedere al futuro, in questo caso, si amplia fino ad abbracciare l’umanità intera in una sorta di palingenesi in negativo nella quale la razionalità è del tutto abbandonata per gli istinti primordiali e la rottura di ogni tabù. Scandaloso oltre ogni misura, Cronemberg cerca il limite e non lo trova, nemmeno nell’incesto e nella sessualità appena adolescente per non dire infantile. L’umanità di Cronemberg scopre con raccapriccio di essere al centro di un grande progetto di mutazione genetica che coinvolge il corpo prima della psiche. Dalle viscere, infati, parte la metamorfosi kafkiana, che annichila il senso dell’umano, così come condiviso nella cultura contemporanea di ogni latitudine, restituendoci l’ominide primordiale, mosso soltanto dalle passioni e dagli appetiti sessuali. Nel confronto con l’isola felice, l’olgiata dei ricchi che si confinano prigionieri di un sogno di vita privilegiata, che promette un paradiso in terra, utopico ed irraggiungibile, i nuovi mostri cronemberghiani sembrano migliori nella loro ansia di contagiare comunicando al mondo il nuovo verbo dell’eros indiscriminato.
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