Il grande duello |
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Un film di Giancarlo Santi.
Con Horst Frank, Lee Van Cleef, Jess Hahn, Alberto Dentice, Franco Fantasia, Furio Meniconi.
continua»
Western,
durata 90 min.
- Italia 1973.
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Innovativo, con delle grandi pecchedi fresno1606Feedback: 209 | altri commenti e recensioni di fresno1606 |
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giovedì 25 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il grande duello è un film che risente certamente dei tempi che cambiano e che si spostano verso un modo molto più "moderno" (nella sua accezione negativa: un altro termine, forse più efficace, potrebbe essere "tamarro") di girare i film: salti ed acrobazie improbabili (si possono capire certamente in un film di Spencer e Hill, non certo in un film del genere, con un veterano come Lee Van Cleef che, nonostante già nella fase calante della sua carriera, mantiene il suo fare "cattivo" che avrebbe meritato di essere inserito all'interno di una migliore atmosfera, meno "giocherellona" di quanto non sia la prima parte di questo film); inutili nudi femminili, seppur brevi, che non aggiungono nulla di sensuale al film, ma che anzi tolgono una delle poche caratteristiche che i film western (all'italiana e non) dovrebbero mantenere, cioè una certa rudezza, senza romanticismi, se non molto delicati, e senza passione nè volgarità (ma si sa, è questo è un western all'italiana, e da buoni italiani non ci smentiamo mai). Ad ogni modo, dopo un inizio veramente pessimo, il film decolla, aumenta di spessore, Peter O'Brien quando non fa il "deficiente" - nel suo ruolo s'intende - si dimostra un buon interprete del suo personaggio nella sua sfumatura più drammatica; Lee Van Cleef è una garanzia; degna di nota è pure l'interpretazione di Klaus Grünberg, perfetto nel ruolo dell'omosessuale Adam Saxon, femminuccia e spietato allo stesso tempo. Per quanto riguarda la regia, è inutile che si ripeta che c'è una presenza fortissima dello stile di Sergio Leone, con tutto ciò che ne deriva: ci assomiglia ma non raggiunge gli stessi effetti del maestro romano. Di particolare effetto la scena in cui Wermeer (Peter O'Brien) leva improvvisamente un telo da un carro su cui sono stati caricati molti cadaveri di innocenti sterminati dai Saxon, con la telecamera che fulminea si concentra sulla carcassa di una bimba bionda trucidata. In conclusione, il film si può considerare positivo, innovativo (manca l'eroe, ha una sfumatura poliziesca, fa da ponte - nel bene e nel male - tra i "vecchi" e i "nuovi" western), ma con gravi pecche soprattutto nella parte iniziale. I nostalgici dei grandi spaghetti-western non sono certamente nostalgici di questo film, complessivamente discreto ma non indimenticabile, se non per la strepitosa colonna sonora.
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