di MATILDE PERRIERA Sidney Poitier, in questo film, impersona il ruolo di un ingegnere di colore disoccupato. Mark Thackeray è costretto ad accettare la nomina di insegnante in una scuola superiore della periferia londinese dell'East End di Londra. La violenza regna nell’istituto, nel quartiere, tra i ragazzi stessi turbolenti, indisciplinati, insolenti e decisi a disfarsi del nuovo arrivato, così come hanno fatto per i suoi predecessori. Il docente non demorde, cerca subito di rimuovere i palesi o più latenti ostacoli che afferiscono negativamente all’interno di una classe difficile, sollecitando i discenti a cogliere il rapporto dinamico tra passato\presente\futuro. Dopo un primo periodo di rifiuto, gli alunni cominceranno a stimarlo e ad apprezzare quei valori irrinunciabili, quali la libertà di coscienza e la capacità di autodeterminarsi, per i quali ancora oggi si combatte. Verso la fine dell’anno scolastico, viene offerto al volitivo professore il tanto desiderato lavoro come ingegnere, ma egli, pur scosso da una lotta interiore profonda, deciderà di non abbandonare i suoi ragazzi e di restare ancora con loro, dalla loro parte, a rivivere i problemi e le paure dei giovani negli anni sessanta. Mark ha vinto non soltanto come attore-docente ma, soprattutto, come uomo perchè Sidney Poitier (Miami, 20 febbraio 1927), alias professor Thackeray, sa che diventare adulti è la lezione più dura da imparare e da insegnare, sa cosa vuol dire vivere in una società ostile e ha accettato la sfida, trattando gli studenti come persone responsabili e dimostrando loro che, nella vita, pur perseguendo obiettivi comuni al gruppo di appartenenza, si deve contare principalmente sulle proprie forze. Alquanto significativo, a tal proposito, risulta il suo discorso del 2002, quando gli è stato conferito l'Oscar alla carriera: “Sono arrivato ad Hollywood all'età di 22 anni, in un'epoca in cui le probabilità che io potessi essere qui, stasera, cinquantatré anni dopo, non sarebbero state a mio favore ... Allora non era stato tracciato per me nessun percorso visibile, nulla si sarebbe messo in moto se non vi fossero state scelte coraggiose e altruistiche intraprese da registi, scrittori e produttori, ciascuno con un forte senso di responsabilità civile verso l'epoca in cui viveva, senza paura di consentire alla propria arte di riflettere le proprie visioni e i propri valori - etici e morali – e, per di più, riconoscerli come propri … comunicando, attraverso la propria arte, la parte migliore di sè … Io accetto questo premio in memoria di tutti gli attori e attrici afroamericani … sulle cui spalle ho avuto il privilegio di sedere”.
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