emanuelemarchetto
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giovedì 2 novembre 2017
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uno dei primi cinefumetti italiani
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La critica non fu troppo benevola. Tullio Kezich, per esempio, lo definì: “Uno dei film più stupidi degli anni sessanta”.
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La critica non fu troppo benevola. Tullio Kezich, per esempio, lo definì: “Uno dei film più stupidi degli anni sessanta”. Ma col tempo acquisì lo status di cult. La cosa è comprensibile: il film è diretto con maestria e il tono non dà mai l’idea di essere troppo realistico o serioso. La mano di Mario Bava è riconoscibile, soprattutto nella costruzione delle immagini, che prendono il sopravvento su una trama piuttosto debole: quello che realmente domina sono i colori, le luci, le scenografie, tutto permette al regista di realizzare dei veri e propri quadri pop, che farebbero invidia a Andy Wharol e Roy Lichtenstein.
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figliounico
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sabato 19 agosto 2023
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bava tradisce diabolik per fantomas
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Il personaggio ed il plot sono delle sorelle Giussani ma per la messa in scena del suo film Bava si ispira piuttosto al Fantomas 70 di Hunebelle, altra produzione italo francese con protagonista un analogo eroe negativo nato dalla penna di Allain e Souvreste mezzo secolo prima di Diabolik e che probabilmente ha influenzato la nascita del fumetto italiano. Nonostante De Laurentis all’epoca non abbia badato a spese ingaggiando una stella del cinema francese, Michel Piccoli nella parte di Ginko, con un cast notevole formato per la gran parte da ottimi attori italiani, Adolfo Celi innanzitutto, ma anche, in piccoli ruoli, Carlo Croccolo e Francesco Mulè, e sebbene Bava si confermi maestro nell’utilizzo degli effetti speciali, il film soffre di un’ambiguità di fondo, indeciso com’è il regista tra il tono ironico e parodistico della commedia nera, riuscita in questo senso la scena della risata collettiva alla conferenza stampa del Ministro dell’Interno, Terry Thomas, e quelli crudi della crime story per l’efferatezza dei delitti compiuti cinicamente dal criminale in calzamaglia nera.
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Il personaggio ed il plot sono delle sorelle Giussani ma per la messa in scena del suo film Bava si ispira piuttosto al Fantomas 70 di Hunebelle, altra produzione italo francese con protagonista un analogo eroe negativo nato dalla penna di Allain e Souvreste mezzo secolo prima di Diabolik e che probabilmente ha influenzato la nascita del fumetto italiano. Nonostante De Laurentis all’epoca non abbia badato a spese ingaggiando una stella del cinema francese, Michel Piccoli nella parte di Ginko, con un cast notevole formato per la gran parte da ottimi attori italiani, Adolfo Celi innanzitutto, ma anche, in piccoli ruoli, Carlo Croccolo e Francesco Mulè, e sebbene Bava si confermi maestro nell’utilizzo degli effetti speciali, il film soffre di un’ambiguità di fondo, indeciso com’è il regista tra il tono ironico e parodistico della commedia nera, riuscita in questo senso la scena della risata collettiva alla conferenza stampa del Ministro dell’Interno, Terry Thomas, e quelli crudi della crime story per l’efferatezza dei delitti compiuti cinicamente dal criminale in calzamaglia nera. Bava vorrebbe rifare il Fantomas di Hunebelle ma gli manca un comico del calibro di Louis de Funès per rendere veramente spassosa la sua black comedy e così finisce per tradire inutilmente il Diabolik della Giussani di cui resta soltanto la mitica Jaguar nera.
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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il re del terrore al cinema: insomma
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Il supercriminale Diabolik si fa ancora beffe del testardo ispettore Ginko che, pur di prenderlo, è pronto a scendere a patti con un boss mafioso del narcotraffico. Ispirato ad un fumetto di Angela e Luciana Giussani, pubblicato dal 1962 e subito messo al bando, il film di M. Bava – da lui sceneggiato con Dino Maiuri su un soggetto cui collaborarono le stesse Giussani – è, più che la sua trasposizione filmica, una evidente caricatura dove tutti i personaggi (esclusi Diabolik, Eva Kant e Ginko) sono il trionfo del ridicolo: ne è una prova il Ministro degli Interni di Terry-Thomas, ma anche i poliziotti, poveri incompetenti. Al di là della stupidità della vicenda, meccanica e prevedibile fino all’ultimo, il film vale specialmente per le musiche di Ennio Morricone e i trucchi del mago Carlo Rambaldi.
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Il supercriminale Diabolik si fa ancora beffe del testardo ispettore Ginko che, pur di prenderlo, è pronto a scendere a patti con un boss mafioso del narcotraffico. Ispirato ad un fumetto di Angela e Luciana Giussani, pubblicato dal 1962 e subito messo al bando, il film di M. Bava – da lui sceneggiato con Dino Maiuri su un soggetto cui collaborarono le stesse Giussani – è, più che la sua trasposizione filmica, una evidente caricatura dove tutti i personaggi (esclusi Diabolik, Eva Kant e Ginko) sono il trionfo del ridicolo: ne è una prova il Ministro degli Interni di Terry-Thomas, ma anche i poliziotti, poveri incompetenti. Al di là della stupidità della vicenda, meccanica e prevedibile fino all’ultimo, il film vale specialmente per le musiche di Ennio Morricone e i trucchi del mago Carlo Rambaldi. In questo delirante opus dall’aspetto visivo prodigioso, Bava si avvale di richiami alla pop art nella scenografia come per la discoteca, centro della droga, e il rifugio segreto di Diabolik con alcuni accessori cult come il letto girevole e la doccia semitrasparente. Frutto di una cooperazione fra Italia e Francia e prodotto da Dino De Laurentiis, fu un clamoroso fiasco al box-office.
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(di nicolò)
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