Alberto Moravia
Un uomo a metà di Vittorio De Seta è la storia d’una nevrosi raccontata dall’interno; ossia un film di pura soggettività. Questa semplice affermazione spiega da una parte il carattere del film e dall’altra l’accoglienza di alcuni critici.
Cominciando da quest’ultima, diciamo subito che qui da noi c’è, nei riguardi della psicanalisi, un’incomprensione curiosa. A questa scienza umana, per una strana contraddizione, mentre da una parte viene negato in fondo ogni carattere razionale e realistico, considerandola come una visione del mondo tutta particolare e arbitraria, dall’altra viene rimproverato proprio il suo realismo e la sua razionalità per quanto riguarda il mondo interiore, un mondo che secondo questi inconsci avversari di Freud, sarebbe tutto irrazionale e irreale, fatto soltanto di sentimento o peggio di sentimentalismo. [...]
di Alberto Moravia, articolo completo (4996 caratteri spazi inclusi) su 1975