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giovanni morandi
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sabato 11 maggio 2024
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7 giorni ma una sola costituzione
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Quando la guerra era solo "Fredda", Frankenheimer realizzò un bellissimo film,tratto dal libro di Knebel e Bailey II, ancora tanto attuale sul contrasto tra fanatismo e reale democrazia. Altro che fantapolitica, come fu catalogato all'epoca. Ritmo serrato, splendide inquadrature, ottime interpretazioni. Attori superlativi-primo fra tutti Kirk Douglas (celeberrima la risposta a Lancaster che gli chiede "Sa chi era Giuda ?" " era un uomo che amavo e stimavo, finché non decise di tradire la Costituzione USA...")-e in un breve ruolo, ma molto intenso, Ava Gardner, che dà prova di grande misura e sobrietà. Da non perdere
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renatoc.
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martedì 10 aprile 2018
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bel film fantapolitico!
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Bisogna innanzitutto tenere presente l'epoca in cui il film è stato girato e cioè in piena guerra fredda e dopo l'assassinio del presidente Kennedy, il quale già aveva l'idea della limitazione delle armi nucleari, idea che si era fatta ancora più forte dopo il pericolo corso solo poco più di un anno prima con la crisi delle basi missilistiche a Cuba. Fisicamente Fredric March, nel ruolo del presidente Lyman somiglia più a Johnson che a Kennedy, e forse tale scelta è stata fatta per mostrare una linea di continuità tra le due presidenze! Ed il generale Scott, falco e guerrafondaio, che si presenta come avversario politico di Lyman alle future presidenziali forse vuole richiamare alla mente Barry Goldwater, avversario politi
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Bisogna innanzitutto tenere presente l'epoca in cui il film è stato girato e cioè in piena guerra fredda e dopo l'assassinio del presidente Kennedy, il quale già aveva l'idea della limitazione delle armi nucleari, idea che si era fatta ancora più forte dopo il pericolo corso solo poco più di un anno prima con la crisi delle basi missilistiche a Cuba. Fisicamente Fredric March, nel ruolo del presidente Lyman somiglia più a Johnson che a Kennedy, e forse tale scelta è stata fatta per mostrare una linea di continuità tra le due presidenze! Ed il generale Scott, falco e guerrafondaio, che si presenta come avversario politico di Lyman alle future presidenziali forse vuole richiamare alla mente Barry Goldwater, avversario politico di Johnson alle presidenziali del 1964, che aveva l'idea di risolvere la guerra del Vietnam buttando una bomba atomica sulla giungla! Kirk Douglas fa la parte dell'americano tipico da cui l'America vorrebbe essere rappresentata: fedele alla Costituzione ed alla democrazia prima che ad ogni altra cosa, che non ci pensa due volte a denunziare al presidente i tentativi di colpo di stato e di instaurazione di una dittatura militare da parte del generale Scott! (Ma sarebbe mai stata possibile una cosa del genere negli USA?) Comunque c'è stato l'happy-end con Lyman che dice a Scott:"Vuoi il potere? Conquistatelo democraticamente quando ci saranno le prossime elezioni alla fine del mio mandato!" Film interessante a difesa della democrazia e, pensando a quando è stato girato, c'è da pensare se con l'assassinio del presidente Kennedy gli Americani non abbiano pensato veramente che fosse in corso un tentativo di colpo di stato!
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dario
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giovedì 2 luglio 2015
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appassionante
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E' un po' schematico e semplicistico, ma possiede un meccanismo che funziona grazie alla prova degli attori, tutti credibili tranne O'Brien, fastidioso con quel bicchiere sempre in mano (non credo che alla Casa Bianca gli alcolisti stiano tollerati), un personaggio fuori giri. La vicenda è tirata per i capelli e le soluzioni sono ingenue. Ai tempi funzionava, ora fa sorridere, ma anche appassionare per la foga della recitazione e le trovate, pur minime, della sceneggiatura.
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gianleo67
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venerdì 16 maggio 2014
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le idi...di maggio
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Opponendosi ad un trattato bilaterale USA-URSS su di un concordato e definitivo disarmo nucleare firmato dal presidente Jordan Lyman, l'autoritario e bellicoso generale Scott ordisce un complotto che, coalizzando l'intero stato maggiore del Pentagono, vorrebbe delegittimare la Casa Bianca e prendere il potere. Grazie alla fedeltà democratica del colonnello Casey e dei più stretti collaboratori del Presidente la congiura viene scoperta ed il generale finalmente destituito.
Secondo in ordine di tempo della cosidetta trilogia della paranoia (dopo 'The Manchurian candidate' del 1962 e prima di 'Seconds' del 1966) e tratto dall'omonimo romanzo di Fletcher Knebel e Charles W.
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Opponendosi ad un trattato bilaterale USA-URSS su di un concordato e definitivo disarmo nucleare firmato dal presidente Jordan Lyman, l'autoritario e bellicoso generale Scott ordisce un complotto che, coalizzando l'intero stato maggiore del Pentagono, vorrebbe delegittimare la Casa Bianca e prendere il potere. Grazie alla fedeltà democratica del colonnello Casey e dei più stretti collaboratori del Presidente la congiura viene scoperta ed il generale finalmente destituito.
Secondo in ordine di tempo della cosidetta trilogia della paranoia (dopo 'The Manchurian candidate' del 1962 e prima di 'Seconds' del 1966) e tratto dall'omonimo romanzo di Fletcher Knebel e Charles W. Bailey, è un verboso ma efficace dramma fantapolitico da camera che aggiorna il tema della guerra fredda ad una futuribile strategia del disarmo nucleare ed agli scenari di una conseguente ricaduta reazionaria in suolo americano. Costruito sul countdown di una settimana di strisciante crisi politica,laddove sin dai titoli di testa per ciascun giorno si associa idealmente un articolo della carta costituzionale americana, e riproponendo il canovaccio (già collaudato col precedente 'Va e uccidi') di una contrapposizione di forze intestine in lotta tra di loro, il film di Frankenheimer è un inesorabile e compassato meccanismo ad orologeria che si gioca sul disinnesco verbale più che sul piano dell'azione drammatica, alternando sulla scena i prototipi di un ideologismo nazionalista in cui la razionalità delle virtù democratiche (rappresentate dalla specchiata moralità del personaggio di Douglas) prevale fatalmente sull'impulso autodistruttivo di una reazionaria bellicosità (incarnate dall'ambiguità del generale di Lancaster). Benchè il campo dell'azione si restringa ad una rappresentazione spartana dei centri del potere (dalla sala ovale ai maxischermi di un Pentagono già futuribile tra sala dei bottoni e 'conference-call') e prevalga inesorabile il piano americano sulle rare scene in esterno, si apprezza una sceneggiatura che tenta la carta dell'ironia e di una appassionata dialettica che raggiunge il giusto climax nella scena madre di un serrato confronto tra gli antagonisti di una plausibile contrapposizione politica, laddove Fredric March giganteggia sulla prestanza sorniona del sempre carismatico ex cascatore del cinema a stelle strisce. Personaggi e caratteristi di primordine (da Edmond O'Brien a Martin Balsam fino all'avvenenza tarchiata di una quarantenne Ava Gardner) sembrano tuttavia non salvare un film che pare avvitarsi su se stesso nel tentativo di promuovere una tesi (il pacifismo democratico ed i valori costituzionali) piuttosto che instillare il terrore escatologico di un'azione golpista come denonatore di un imminente conflitto termonucleare. Finale fiacco con la classica standing ovation per il lungimirante discorso di un Presidente saggio e lungimirante e con Lancaster,umiliato e sconfitto, che si congeda mestamente facendo ritorno a casa.
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