karmabolo
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martedì 23 gennaio 2007
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sogno o son desto?
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sogno o son desto? senza parole...appena riesco a riprendere fiato continuo questa recensione, nel frattempo fategli un monumento
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roberto
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giovedì 21 dicembre 2006
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l'unico il solo il supremo
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il punto più alto del cinema: la Rivelazione del Sè..
quello che Fellini mette in scena è molto di più della sua crisi creativa: in realtà a partire da questa si aprono interi squarci nell'inconscio del regista che consentono uno sguardo che trascende la dimensione personale x inoltrarsi nei territori enigmatici della memoria collettiva e degli archetipi. E' questo che fa di 8e1/2 un'opera d'arte sublime che trascende la soggettività dell'autore x elevarsi verso una coscienza superiore. Per quanto ne sappia nessuno è riuscito come lui ad elevarsi così in alto nel cinema: le immagini sembrano scaturire da sole, senza che vi sia alcun apporto cosciente del regista, che in questo caso è più che mai un medium.
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il punto più alto del cinema: la Rivelazione del Sè..
quello che Fellini mette in scena è molto di più della sua crisi creativa: in realtà a partire da questa si aprono interi squarci nell'inconscio del regista che consentono uno sguardo che trascende la dimensione personale x inoltrarsi nei territori enigmatici della memoria collettiva e degli archetipi. E' questo che fa di 8e1/2 un'opera d'arte sublime che trascende la soggettività dell'autore x elevarsi verso una coscienza superiore. Per quanto ne sappia nessuno è riuscito come lui ad elevarsi così in alto nel cinema: le immagini sembrano scaturire da sole, senza che vi sia alcun apporto cosciente del regista, che in questo caso è più che mai un medium. il fiume dei ricord, delle immagini e dei sogni provenienti dal profondo si rivelano come una epifania, e il regista stesso sembra scoprirli nella loro manifestazione. Ogni immagine, ogni inquadratura, ogni frase, ogni dettaglio, ogni faccia, ogni suono e musica, è "perfetto", non poteva che essere così, secondo delle alchimie imperscrutabili, che però riconosciamo subito come evidenti e le uniche possibili. Non voglio aggiungere altro se non che il film di Fellini è il più alto esempio di una coscienza al contempo lucida e transpersonale...se Jung avesse avuto la possibilità di vedere 8e1/2 avrebbe compreso molto di più della dimensione interiore..
8 e 1/2 non è "un " film, ....è "IL" FILM....il punto più alto..
si potrebbero dire tante altre cose...Mastroianni....la magia di Nino Rota...la Cardinale...le Terme..la Saraghina...l'Harem....ma tutto è veramente troppo da trattare...ogni cosa meriterebbe un fiume di parole, e forse dinanzi a cotanta grandezza è meglio ora tacere...
...asa nisi masa....
(grazie federico)
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marco 91
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martedì 11 luglio 2006
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mi inchino
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Film stratosferico, credo uno dei primi 10 di tutta la storia del cinema. Fellini nello stesso olimpo di Kubrick e Coppola. Inutile sprecare altri commenti su di un film che parla assolutamente da solo.
voto: 11
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(di roberto)
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fabio
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giovedì 8 settembre 2005
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ana nisi masa
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E' impossibile trattare dei temi universali e non annoiare. E' difficilissimo scendere ad autoanalizzarsi così impietosamente e non risultare insopportabile. A Fellini riesce quello che solo i grandi geni riescono a fare: trasportare il discorso soggettivo in temi di ampiezza universale, dilatare il particolare, stemperarlo attraverso il proprio angolo visuale e renderlo oggettivabile.
Questo film si può veramente comprendere solo dopo una certa età, dopo essere passati dalla fase adolescenziale (Marcello Rubini) a quella matura (Guido Anselmi) ma con grande confusione e smarrimento di sè. Il raggio di sole è un girotondo consolatorio, fatto di tolleranza e accettazione, prima di sè e poi degli altri.
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raf
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lunedì 18 luglio 2005
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grande,però...
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trovo difficile giudicarlo...è forse troppo personale, finisce così con l'essere spesso enigmatico. Però il dialogo finale tra il regista (mastroianni) e il critico è bellissimo; e solo fellini poteva fare un film del genere. Ci voleva coraggio, era inevitabile fosse molto discusso. POrtare sullo schermo la propria crisi personale...che idea!!GRande
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frdb82
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sabato 21 maggio 2005
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alternativa in fellini all'autobiografia di 8 1/2
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Opinione diffusa sul cinema di Federico Fellini è che oggetto immediato e unico dell'analisi e della rappresentazione sia il sè dell'autore, che ogni film di Fellini sia direttamente Fellini e nient'altro, non potendosi affatto distinguere fra realtà e autobiografia, fra esterno e interno, stante la personalità avvolgente e sviluppata oltre misura dell'autore. A mio avviso si potrebbe invece distinguere l'opera a seconda se oggetto diretto sia l'autore o la realtà che lo circonda: l'autore, coltosi nelle pulsioni più intime, nei sogni più nascosti, nel rimosso più inesplorabile, nei vertici e abissi dell'anima, la realtà, oggetto di impressioni individuali e di trasfigurazione, di deformazione e di caricatura, ma in primo luogo oggetto di osservazione e fonte a sè stante e inesauribile di stimoli.
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Opinione diffusa sul cinema di Federico Fellini è che oggetto immediato e unico dell'analisi e della rappresentazione sia il sè dell'autore, che ogni film di Fellini sia direttamente Fellini e nient'altro, non potendosi affatto distinguere fra realtà e autobiografia, fra esterno e interno, stante la personalità avvolgente e sviluppata oltre misura dell'autore. A mio avviso si potrebbe invece distinguere l'opera a seconda se oggetto diretto sia l'autore o la realtà che lo circonda: l'autore, coltosi nelle pulsioni più intime, nei sogni più nascosti, nel rimosso più inesplorabile, nei vertici e abissi dell'anima, la realtà, oggetto di impressioni individuali e di trasfigurazione, di deformazione e di caricatura, ma in primo luogo oggetto di osservazione e fonte a sè stante e inesauribile di stimoli. Una realtà-alterità restituitaci in tutta la sua primigenia suggestione e imponenza, dai richiami più viscerali e nascosti, pregna di mistero, sondata nel profondo: la donna come archetipo ma anche oggettività dalle coordinate storico-sociali ben determinate: la fanfara calda, colorita e roboante dell'Italietta fascista in Amarcord, la campagna contemporanea d'Italia, notturna, fuori del tempo e residuale, ai limiti dell'insanità mentale e della bestialità ne La voce della Luna, la trivialità di massa dirompente negli anni '80 (questo graduale allentarsi dei freni inibitori e addormentarsi soffice nel vuoto, confondendosi corpo fra i corpi, richiamo bestiale e ammaliante che si colora di pop e di consumismo) in Ginger e Fred, la capitale nei suoi sipari interni e sottoboschi antropologici, terreno fertile, in quanto città eterna, per esperire l'inarrestabile scorrere del Tempo in Roma, ecc. Personalmente amo molto più quest'anima impressionistica-realista rispetto a quella prettamente individuale e solipsistica, che sento meno convincente, troppo autocelebrativa e autocompiaciuta
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parretta
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martedì 29 giugno 2004
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in breve
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Al passivo solipsismo, smisurate ambizioni esistenziali, ipocrisia e un'alterità e realtà non più trasfigurata, colorata ma fagogitata e annullata dall'Io registico. All'attivo grande suggestione visiva al di là di qualsivoglia contenuto alto, adulto, esistenziale da attribuire e a tratti sincera commozione
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pispus
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lunedì 10 novembre 2003
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esaurisce
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Stupisce oggi e sempre più nella furia dello spettacolo, la crisi di ispirazione è lasciata sulla carta, il centro diventa l'ansia di trasportare, la necessità di una rappresentazione. Rozzo, ipocrita, di morte ma patrimonio
[+] non c'ho capito 'na min.....
(di ozu)
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fabio cerullo
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domenica 13 gennaio 2002
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capra e de sica sono meglio!
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Inutile ripetermi. Vi rimando alla mia recensione della "Dolce Vita"...
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(di k)
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