fedeleto
|
sabato 9 febbraio 2013
|
cronaca di un rapporto fraterno
|
|
|
|
Enrico riceve la notizia della morte di suo fratello.Da quel momento per lui si scatena la tempesta dei ricordi,da quando Lorenzo(suo fratello appunto) venne adottato e immerso nel lusso,ed il loro rapporto si riunifica poicheì gli adottanti di Lorenzo stanno cadendo in miseria.I due tentano di capirsi,ma i caratteri sono troppo differenti,e la morte di Lorenzo forse e' il momento per consolidare il loro rapporto poco prima che quest'ultimo muoia di malattia.Valerio Zurlini(le ragazze di san frediano,estate violenta),dirige per la seconda volta una pellicola tratta da un'opera di Pratolini,e sceneggiata dallo stesso Zurlini e Missiroli,ne esce senza dubbio una pellicola profonda e riflessiva.
[+]
Enrico riceve la notizia della morte di suo fratello.Da quel momento per lui si scatena la tempesta dei ricordi,da quando Lorenzo(suo fratello appunto) venne adottato e immerso nel lusso,ed il loro rapporto si riunifica poicheì gli adottanti di Lorenzo stanno cadendo in miseria.I due tentano di capirsi,ma i caratteri sono troppo differenti,e la morte di Lorenzo forse e' il momento per consolidare il loro rapporto poco prima che quest'ultimo muoia di malattia.Valerio Zurlini(le ragazze di san frediano,estate violenta),dirige per la seconda volta una pellicola tratta da un'opera di Pratolini,e sceneggiata dallo stesso Zurlini e Missiroli,ne esce senza dubbio una pellicola profonda e riflessiva.Il tema centrale ancora una volta e' la solitudine e l'abbandono(Zurlini su questo ha le idee chiare),il personaggio di Enrico(interpretato da un ottimo Mastroianni) e' l'uomo solo che riflette ed osserva cio' che lo circonda,ma e' allo stesso tempo chiuso in un suo mondo interiore che cola il riflesso dai suoi occhi,sguardo sognante,poca voglia di parlare,e proprio quest'ultima e' un particolare molto interessante,infatti la comunicazione diventa il silenzio.Sicuramente ci troviamo di fronte ad una pellicola statica su molti aspetti,e decisamente claustrofobica(spesso e volentieri ci sono sempre stanze chiuse dove parlano come a simboleggiare la cella dei ricordi) ma senza dubbio profonda nel suo senso interno,ovvero vivere nel e per il ricordo.Enrico appunto e' un uomo che vive di ricordi ,ma suo fratello Lorenzo invece ne ha pochi e spesso chiede ad Enrico di aiutarlo a ricordare ,o meglio di aitarlo a costruire ricordi,egli non ha mai visto sua madre o in maniera piu' chiara appunto non la ricorda poiche' la sua nascita ha determinato la morte di sua madre.Questo particolare e' decisamente interessante,perche' l'amore di una donna ha donato la vita di un figlio,e l'amore di un fratello ha colmato l'amore di una madre.Lorenzo(Jacques perrin) e' lo stesso attore di La ragazza della valigia che curiosamente ha lo stesso nome del personaggio che si innamorava della Cardinale),Il suo essere borghese gli ha lasciato comunque un senso di curiosita' familiare e la sua insistenza a parlare di sua madre lo dimostra.La cronaca familiare diventa un documento che scorre attraverso i ricordi di Enrico,e i nostri occhi si perdono in questo lungo viaggio ,o meglio in questa lunga cronaca che lascia lo spettatore curioso di sapere come evolvera' il rapporto fraterno.Alcune scene comunque e' d'obbligo citarle ed analizzarle.Prima di tutto l'inizio-fine,rimane uno dei momenti piu' intensi,Il passegiare di Enrico in attesa frettolosa di sapere notizie su suo fratello,rappresente ovviamente quell'irrequietezza e quel senso di uragano interiore che non riesce ad essere espresso.Enrico non ha reazioni quando viene a sapere della morte di suo fratello poiche' il suo silenzio diventa l'unico amico e confidente insieme ovviamente al ricordo.La sua passegiata in una strada stretta(simboleggia ancora una volta un vicolo e dunque una chiusura) non porta ad una destinazione se non nella via dei ricordi che trovano il loro moto in un quadro che ricollega la vita dei due fratelli.Zurlini firma uno dei suoi film piu' riusciti,merito anche di una fotografia ottima di Giuseppe Rotunno. indimenticabile la scena finale in cui appunto Enrico vedendo ormai gli ultimi giorni del fratello afferma che preferisce ricordarlo vivo,cosi noi vogliamo ricordare questo film sempre vivo nei nostri pensieri e nei nostri ricordi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fedeleto »
[ - ] lascia un commento a fedeleto »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 15 settembre 2014
|
dalla tavolozza di zurlini: una firenze metafisica
|
|
|
|
Immersa in una Firenze metafisica e silenziosa dalla quale traspare solo il rumore della camionetta del quotidiano Nazionale, la notte; in un'ambientazione cupa e povera nella quale sembra destarsi il sogno di un insonne, ne esce fuori una storia magica, così struggente e così vera! Tratta dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini, incoronata dalla magistrale interpretazione di Marcello Mastroianni. Il rapporto morboso di due fratelli, Enrico (Mastroianni) e Lorenzo (Perrin), separati da un destino infausto e riuniti dalla medesima sorte e dall'affetto verso la povera nonna, ciò che resta al mondo della loro sventurata famiglia.
Un film poetico e emozionante, uscito dalla cangiante tavolozza di Zurlini, grande regista italiano, per i più sconosciuto.
[+]
Immersa in una Firenze metafisica e silenziosa dalla quale traspare solo il rumore della camionetta del quotidiano Nazionale, la notte; in un'ambientazione cupa e povera nella quale sembra destarsi il sogno di un insonne, ne esce fuori una storia magica, così struggente e così vera! Tratta dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini, incoronata dalla magistrale interpretazione di Marcello Mastroianni. Il rapporto morboso di due fratelli, Enrico (Mastroianni) e Lorenzo (Perrin), separati da un destino infausto e riuniti dalla medesima sorte e dall'affetto verso la povera nonna, ciò che resta al mondo della loro sventurata famiglia.
Un film poetico e emozionante, uscito dalla cangiante tavolozza di Zurlini, grande regista italiano, per i più sconosciuto.
Lorenzo: Perché hai messo la nonna all'ospizio?
Enrico: Non dormi?
Lorenzo: È una cosa che disonora.
Enrico: Che cos'è il disonore?
Lorenzo: La gente ti critica.
Enrico: Che cos'è la gente?
Lorenzo: Perché mi rispondi con delle domande?
Enrico: Senti, il signor Salcchi ti sorprende con una ragazza. Tu scappi e vieni qui da me anche se è un secolo che non ci vediamo. Be' la gente sono tutti quelli ai quali non ti sei rivolto perché sapevi che non ti avrebbero capito. Noi due possiamo discuterne e non la gente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
giovedì 17 gennaio 2013
|
flusso di coscienza tra i meandri dei ricordi
|
|
|
|
Quando si pensa a Pratolini, nel nostro immaginario collettivo si palesa la figura di Metello, eroe “bifronte” simbolo della lotta proletaria di fine ottocento (vedi i tumulti del pane) contro le iniquità e i soprusi della società borghese novecentesca. Lo stile, vivace e realista ha contribuito a rendere celebre lo scrittore fiorentino, distintosi sempre per la vena antifascista, lo spirito ribelle e anticonformista e la coralità di un ambiente quasi avulso dalla realtà come poteva essere la famosa Via del Corno teatro della Cronaca di poveri amanti. Sempre di “Cronaca” si tratta ma le tematiche e soprattutto il tono tendente all’elegia, rendono Cronaca familiare il breve romanzo “giovanile” una produzione pratoliniana assolutamente anomala ripresa qualche anno dopo nell’eccellente film di Zurlini, coadiuvato dallo stesso autore alla sceneggiatura.
[+]
Quando si pensa a Pratolini, nel nostro immaginario collettivo si palesa la figura di Metello, eroe “bifronte” simbolo della lotta proletaria di fine ottocento (vedi i tumulti del pane) contro le iniquità e i soprusi della società borghese novecentesca. Lo stile, vivace e realista ha contribuito a rendere celebre lo scrittore fiorentino, distintosi sempre per la vena antifascista, lo spirito ribelle e anticonformista e la coralità di un ambiente quasi avulso dalla realtà come poteva essere la famosa Via del Corno teatro della Cronaca di poveri amanti. Sempre di “Cronaca” si tratta ma le tematiche e soprattutto il tono tendente all’elegia, rendono Cronaca familiare il breve romanzo “giovanile” una produzione pratoliniana assolutamente anomala ripresa qualche anno dopo nell’eccellente film di Zurlini, coadiuvato dallo stesso autore alla sceneggiatura.
Il contesto è quello della Firenze fascista degli anni adolescenziali di Pratolini segnati dal profondo distacco col fratello Lorenzo (nel film interpretato da Jacques Perrin), suo alter-ego, adottato da un ricco barone (in quella isolata Villa Rosa) che gli ha permesso di vivere agiatamente, in un “acquario senza gioia né dolore o scoperte” al contrario del giovane Vasco (nel film, Enrico interpretato da Marcello Mastroianni) che dalla vita ha appreso la capacità di sopportazione e di condivisione del dolore. Una differenza, quella tra i fratelli, che supera il semplice status sociale e su cui il cineasta, riprendendo pedissequamente (forse un po’ troppo: maggiore “rielaborazione personale” sarebbe stata gradita) molte delle descrizioni del romanzo, contribuisce a “sottolineare” attraverso il diverso atteggiamento, la differente connotazione fisica e la capacità di concepire la vita dei due: combattivo, ai limiti dell’indigenza il primo, ben pulito,incravattato ma spaurito il secondo con un’aura di capello biondiccio che lo rendeva simile a un “santo”. Tra i due si interpone lo spettro della madre, della cui morte Lorenzo incolpa il fratello accusandolo con la sua nascita di averla uccisa, palliativo pretesto per sottolineare l’ambivalente sentimento contrastato di amore-odio e la figura della nonna, relegata in un ospizio ma più viva che mai, unico rappresentante di quell’unione familiare andata perduta. Gli anni della guerra incombono ma sembrano comunque distanti, lontani (fatta eccezione di qualche rarefatto dialogo sul 1935 della spedizione in Etiopia e sulla scelta del giovane Lorenzo di parteciparvi come avanguardista): l’attenzione della macchina da presa è incentrata sugli sguardi, sui giochi di luce e ombra del difficile contesto familiare entro cui la rivoluzione in atto costituisce solo il semplice contorno di una vicenda a tratti confusa commista di dolore e dolcezza.
Lo spettatore non può fare altro che prendere atto della bellezza del film assaporandone “visivamente” le parole poetiche del romanzo, descritte dalla voce narrante di Lorenzo/Vasco che rievoca, alla stregua di un triste Proust, gli eventi della sua giovinezza, i colori freddi di un periodo doloroso vissuto prima nell’invidia e successivamente nello spassionato e vano tentativo di restituire al fratello amato una vita da cui è stato strappato troppo presto senza goderne dei frutti. Citando Pratolini: “Per gli spiriti più immacolati e più corrotti la morte è sempre un’assuefazione di vita, è il compimento di una conoscenza poiché dei poveri di spirito sarà il regno dei cieli”. Meritato Leone d’oro a Venezia nel 1962 e Nastro Argento nel 1963 alla fotografia di Rotunno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
|