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E' tratto da un romanzo ambientato nelle isole caraibiche, dove lo scrittore E. Heminguay, da giovane, aveva imparato molto sul modo di pescare che gli era stato insegnato e lo ricorda volentieri, tanto da scrivere un' opera letteraria che gli valse il premio Nobel. Dal romanzo al film ci sono delle variazioni. E' la prima metà del 1900. Il protagonista Santiago, uomo anziano, vive a Cuba e va a pesca tutti i giorni, ma non riesce a pescare niente, così nel villaggio è considerato poco e ritenuto molto sfortunato("salao"). Solo il giovane Manolo, affezionato al vecchio, che gli aveva insegnato a pescare, lo sostiene ed aiuta. Santiago, una volta, in più giorni di pesca, incredulo, riesce ad arpionare un pesce enorme, è il "marlin" che vive solo nelle acque calde. Quando lo prende, lo attacca bene alla barca e lo trascina verso casa. Ma succede l'imprevisto. Santiago torna nella sua dimora stanco, spossato e c'è Manolo ad aspettarlo. Il pescatore fa una riflessione sulla sua vita. Il film, anche se è diverso dal libro, stabilisce un paragone che avviene in un essere umano tra la sua esistenza e quei giorni di pesca. E' un conflitto simile a quello che c'è in "Moby Dick, la balena bianca" tra pesce e capitano. Sia nel libro che nel film ci sono delle considerazioni filosofiche dell'uomo che lo portano ad una lotta continua presente nella vita. Così era allora e così è oggi. Anche se il mondo è cambiato, vivere non è semplice e facile.
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