Quando volano le cicogne |
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Un film di Mikhail Kalatozov.
Con Tatyana Samoylova, Aleksey Batalov, Vasiliy Merkurev, Aleksandr Shvorin
Titolo originale Letjat Zuravli.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 97 min.
- URSS 1957.
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La Romanza dell'amore perdutodi gianleo67Feedback: 61377 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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martedì 27 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mosca, Primavera del 1941, Boris e Veronika sono due innamorati che progettano una vita insieme. La guerra porterà lui a morire al fronte e lei a sposare il cognato pianista che la violenta durante un bombardamento. Quando la guerra finisce e lui non ritorna, è il tempo per lei di tornare a vivere sotto il cielo di una nuova Primavera.
Accorato e radioso affresco di una Russia alle porte della guerra attraverso le vicissitudini, ora cariche di speranze e progetti per il futuro, ora di disperazione e di una ineluttabile separazione per due innamorati nella Mosca dei primi anni '40, il film di Kalatozov è un brioso melodramma che inaugura la stagione 'novaya' del disgelo sovietico e insieme un linguaggio cinematografico di originale modernità. Molto sorvegliato a livello simbolico (paradigma quasi dogmatico del cinema russo) inaugura un nuovo corso tanto a livello tematico (le vicende umane e sentimentali prevalgono sugli aspetti piu' retrivi e canonici del realismo socialista, dove i riferimenti ai doveri sociali e patriottici sono assunti come sfondo di una parabola umana esistenziale ed esemplare), tanto a livello di una estetica che tiene a battesimo gli slanci dinamici di prospettive oblique, la sensuale emotività dei primi piani e soprattutto la smagliante partitura di un montaggio che asseconda una colonna sonora di struggente semplicità. Ad una prima parte che dipinge con gaia leggerezza la romanza di due giovani innamorati lungo le sponde della Moscova se ne contrappone una seconda dove la cupezza del melodramma amplifica la presa di coscienza della crudeltà della vita (la perdita del suo amore, la violenza del suo spasimante) e della guerra, filtrati dalla fiera dignità di una splendida Samojlova, umile eroina dal luminoso sguardo di opale, pronta a mortificare se stessa in un matrimonio riparatore, ma anche a riscattare la purezza dei propri sentimenti abbandonando il marito imbelle ed egoista e sperando fino alla fine nel ritorno del suo amore perduto.L'autore riesce tanto ad assecondare le prospettive di destini individuali quanto a calarsi nel tumulto di una 'coralità delle folle festanti' nelle due scene cardine del film: l'addio mancato di Veronika alla partenza di Boris per la guerra e il suo sconsolato benvenuto al ritorno dei reduci, dove l'amico Stepan (V. Zubkov) parlerà ai cuori di chi resta per consacrare la memoria di chi si è immolato per la patria e la libertà. E' la nuova Primavera del cinema Sovietico e le gru ritornano a volare. Palma d'oro al festival di Cannes nel 1958.
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