paolp78
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sabato 9 gennaio 2021
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una trovata disastrosa
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La pellicola è una commedia farsesca che si svolge nell'insolita ambientazione della frontiera americana. Nell'edizione italiana venne operata una modifica sostanziale assolutamente inconsueta e discutibile che ebbe l'effetto di snaturare il film, rendendolo pesantemente ridicolo e rovinandolo in definitiva.
La scelta quantomai inopportuna a cui ci si riferisce è quella di cambiare arbitrariamente l'origine etnico-geografica dei personaggi della storia, i quali da un clan di scozzesi vengono trasformati in napoletani, che con la frontiera americana della fine del XVIII secolo, luogo e tempo in cui si svolge la storia, c'entrano come i cavoli a merenda.
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La pellicola è una commedia farsesca che si svolge nell'insolita ambientazione della frontiera americana. Nell'edizione italiana venne operata una modifica sostanziale assolutamente inconsueta e discutibile che ebbe l'effetto di snaturare il film, rendendolo pesantemente ridicolo e rovinandolo in definitiva.
La scelta quantomai inopportuna a cui ci si riferisce è quella di cambiare arbitrariamente l'origine etnico-geografica dei personaggi della storia, i quali da un clan di scozzesi vengono trasformati in napoletani, che con la frontiera americana della fine del XVIII secolo, luogo e tempo in cui si svolge la storia, c'entrano come i cavoli a merenda.
Lo stesso titolo dell'opera venne cambiato in ragione di questa modifica fuori luogo, passando da “Many rivers to cross” (letteralmente “Molti fiumi da attraversare”) a “Un napoletano nel Far West” dove in poche parole si riesce a commettere almeno due errori grossolani: il riferimento ai napoletani, come già detto, e quello al Far West che deve intendersi come un riferimento al cinema western, che come ben noto è ambientato in epoche successive (solitamente la seconda metà del XIX secolo, mentre qui come detto siamo sul finire del settecento), con dinamiche e scenari ben diversi.
Intendiamoci bene, la pellicola nella sua versione originale è tutt'altro che un capolavoro, ad ogni modo però il clan di scozzesi tra i pionieri americani è un'idea simpatica e tutto sommato credibile; viceversa inserire dei napoletani in quel contesto è privo di senso. Davvero non ci si capacita di come l'effetto ridicolo non sia risultato evidente, almeno allorché il villaggio abitato dai “napoletani” veniva denominato San Gennaro City … davvero un pugno nello stomaco.
Indigeribile e da dimenticare il doppiaggio in dialetto partenopeo.
In definitiva non si comprende perché ci si sia voluti avventurare in questa soluzione complicata e irrispettosa dell'opera originale, quando era invece possibilissimo lasciare inalterata la provenienza scozzese dei personaggi, eventualmente adoperando un'inflessione contadina che caratterizzasse gli appartenenti al clan.
Quanto al cast, Robert Taylor non convince appieno, risultando sicuramente più a suo agio nei film cavallereschi; molto più adatta alla parte l'accattivante Eleanor Parker, non nuova nei panni della femmina dal carattere forte e invadente, che riesce comunque simpatica nonostante il doppiaggio; stessa cosa può dirsi per Victor McLaglen che interpreta il burbero ma gioviale capofamiglia scozzese.
La storia in sé è molto leggera e non riesce a coinvolgere fino in fondo.
Da salvare, alcune scazzottate abbastanza simpatiche ed una scena di tiro al bersaglio.
La versione in lingua inglese non è da disprezzare, viceversa quella italiana, a cui si riferisce il giudizio qui espresso con un'unica stella, è assolutamente pessima: caso più unico che raro di pellicola rovinata nel passaggio dall'edizione originale a quella per il nostro paese.
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elgatoloco
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martedì 22 dicembre 2020
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mary rivers to cross-commedia western
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"Mary Rivers to Cross"(Roy Rowland, da un racconto breve di Steve Fraaze, sceneggiatura di Harry Brown e di Guy Trosper, che in italiano diventa"UN Napoiletano nel Far West", 1955), ha in effetti due versioni: una, nella quale c'è la familgia Chene, scozzese e quella in cui la famiglia"diventa"naooletana e si chiamca Cacace-un modo comico per sorridere delle virtù e dei vizi dei clans familiari ed etnici duri, con tanto di ragazze che vogliono sposarsi, anche quando incontrano maschi non disposti(in appaprenza)a farsi"incastrare", come appunto succede con i "Napili"e gli"Schottland", diciamo così. Che poi il cacciatore che non vuole diventare sednetario sia il "findanzato di tutta l'America"Rock Hudson(benintenso a metà anni 1950e a prescindere, certo, dalle sensibilità e dai"gusti"-.
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"Mary Rivers to Cross"(Roy Rowland, da un racconto breve di Steve Fraaze, sceneggiatura di Harry Brown e di Guy Trosper, che in italiano diventa"UN Napoiletano nel Far West", 1955), ha in effetti due versioni: una, nella quale c'è la familgia Chene, scozzese e quella in cui la famiglia"diventa"naooletana e si chiamca Cacace-un modo comico per sorridere delle virtù e dei vizi dei clans familiari ed etnici duri, con tanto di ragazze che vogliono sposarsi, anche quando incontrano maschi non disposti(in appaprenza)a farsi"incastrare", come appunto succede con i "Napili"e gli"Schottland", diciamo così. Che poi il cacciatore che non vuole diventare sednetario sia il "findanzato di tutta l'America"Rock Hudson(benintenso a metà anni 1950e a prescindere, certo, dalle sensibilità e dai"gusti"-.dalle preferenze dell'interprete, come peraltro noto a molti/e...)e che la ragazza sia Eleanore PArker, che il padre.capofamiglia sia Victor Mc Laglen naturalmente ha un peso forte, perché"sparigilia le carte"..... e fa il successo del film, che probabilmente all'epoca c'era stato per la capacità di fondere western(scazzottare, inseguimenti, fughe, lotte con i nativi Americani, qui pujrtroppo anchocra presentati come meri "selvagi")e cokmmedia, dove l'elemento comico naturalmente prevale sempre, in quanto si ride delle donne come degli uomini, die vecchi come dei giovani, di tutti, insomma.... Decisamente un film che non ha particolare orginalità, oltre al tema della ricerca dei piaceri della casa, della fmialiga, del marimonio etc.,, ma che intercetta i sentimenti e al tempo stesso da ridere e sorridere, anche un po'a seconda della disposizione di chi guarda il film e magari non sa bene decidere da che parte stare oppure non vuole"situarsi"troppo decisamente, non assumere necessariamente uno"shcieramento. UN film ben diretto, con molti interventi "musical""(abitudine tipica degli States)e nella quelae si pesava ogni momento "serio(pochi e non veramente"drammatici", invero)" e ogni momento comico, UNa scelta efficace, nella quale il dosaggio p un ingrediente certo voluto-.ricercato,. che alla fine"parga", decisamente, sempre nell'ambito di un prodotto non particoalrmente originale, né geniale, nè altro ancora. El Gato
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