Siamo uomini o caporali?

Totòin que sto film ci dà una malinconica lezione di vita,ridendo e scherzando ci dice la verità nella sua cruda,generale ed eterna realtà.Sebbene sia un film divertente che va visto e non riportato,per via delle tante battute di spirito e giochi di parole,che spesso sfuggono,tuttavia nasconde un velo di tristezza,di sconforto così profondo che coinvolge tutti gli “uomini” e donne che lo vedono.E’la vita di sempre di“Ieri,oggi,domani”,in un mondo gerarchico.Nella gerarchia militare il primo livello è quello di“Caporale”,se non si è superiori si è inferiori,soldati.Nella società se non si ha un gallone o non si hanno più galloni si è “Uomini“ e si deve obbedire ed essere alla mercé del caporale di turno. [+]

Totòin que sto film ci dà una malinconica lezione di vita,ridendo e scherzando ci dice la verità nella sua cruda,generale ed eterna realtà.Sebbene sia un film divertente che va visto e non riportato,per via delle tante battute di spirito e giochi di parole,che spesso sfuggono,tuttavia nasconde un velo di tristezza,di sconforto così profondo che coinvolge tutti gli “uomini” e donne che lo vedono.E’la vita di sempre di“Ieri,oggi,domani”,in un mondo gerarchico.Nella gerarchia militare il primo livello è quello di“Caporale”,se non si è superiori si è inferiori,soldati.Nella società se non si ha un gallone o non si hanno più galloni si è “Uomini“ e si deve obbedire ed essere alla mercé del caporale di turno.Caporale è l’usciere di un ministero,è il vigile urbano o carabiniere perché indossa una divisa con un fregio o distintivo,è il cancelliere del Tribunale,il tuo diretto superiore,direi chiunque indossi anche una livrea,segno di comando e di potere.In questo mondo variegato di soggetti,spesso privi di cultura e buon senso,ma ricchi di prosopopea ed arroganti,si muove Totò Esposito.Facendo sfoggio della sua ben nota mimica facciale lo incontriamo in diverse situazioni delle quali cito quella di detenuto in un campo di concentramento di tedeschi e quello di un ignaro cittadino,indotto a fare da teste oculare di un noto delitto, per lo scoop di settimanale.Nella prima assistiamo ad un“Uomo”con veri“Caporali”ufficiali e scienziati tedeschi.E’il confronto tra un generoso e coraggioso prigioniero ed i suoi aguzzini che,mossi all’unisono dagli invisibili fili del Fuhrer,sembrano più marionette che caporali e uomini a loro volta.La visione di un mondo distorto preso a versacci dovrebbe richiamare tutti ad una diversa visione della Società fatta di individui tutti uguali,con gli stessi diritti e pari dignità. La secondo situazione richiama le vicende di un noto delitto dell’epoca,rimasto irrisolto in assenza di testi,mi riferisco al delitto di Wilma Montesi trovata morta il giorno 11 aprile 1953 sulla spiaggia di Torvajanica.Il furbo e senza scrupoli direttore di un settimanale(Ieri,Oggi,Domani),circuisce il pover’uomo e gli fa dichiarare di aver visto quello che non ha mai visto.Quanto c’è di reale ancora oggi è facile immaginare,sembra che non ci sia delitto,incidente stradale,reato di ogni genere politico o privato,senza testimoni oculari! Accanto al grande Totò un altro grandissimo nostro attore:Paolo Stoppa che deve rappresentare le varie figure del “Caporale” e con loro Fiorella Mari,Franca Faldini(compagna in vita)nella parte di Sonia a cui Totò dedica la romantica canzone Còre analfabeta) e Sylva Koscina. L’attore filosofo napoletano avverte:”Caporale si nasce,non si diventa!A qualunque ceto essi appartengano,di qualunque nazione essi siano,ci faccia caso,hanno tutti la stessa faccia,le stesse espressioni,gli stessi modi.Pensano tutti alla stessa maniera” “I caporali sono appunto coloro che sfruttano,che tiranneggiano,che maltrattano,che umiliano.Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla,sempre al posto di comando,spesso senza avere l'autorità,l'abilità o l'intelligenza,ma con la sola bravura delle loro facce toste,della loro prepotenza,pronti a vessare il povero uomo qualunque.“ Personalmente preferisco essere un laborioso e serio uomo,rispettoso delle leggi morali e del prossimo,piuttosto che un modesto caporale come lo fu Hitler prima di essere il Fhurer,divenuto il caporale dei caporali!. [-]

Antonio Esposito viene trasportato in una clinica psichiatrica dopo aver aggredito un capo-comparsa e aver rovinato il set di uno dei tanti film (mediocri e non) che negli anni '50 si giravano a Cinecittà. Visitato da uno psichiatra, racconterà tutte le sue disavventure vissute fino ad allora, soprattutto i soprusi che un "caporale" di turno gli ha fatto patire.
La sceneggiatura è dello stesso Totò, per un film comico solo "sulla carta" ma su cui risiede sempre un velo di malinconia, e che fa molto riflettere. Molto bravo anche Paolo Stoppa, nei panni dei vari caporali.

Niente e' cambiato. Mette in risalto un tema universale, solo la comicita' ha il coraggio di dire la verita'?

La storia, o meglio le disavventure del Totò di turno vorrebbero assumere contorni tragi-comici; purtroppo la regia di Mastrocinque non ottiene altro che un confuso ibrido che non oltrepassa i limiti della commedia all'italiana: i punti "tragici" appaiono come lunghi attimi di stasi, insomma, non coinvolgono. Lo spettatore rimane allora lì ad aspettare una gag che non si eleva ai livelli consueti (di Totò), condizionata com'è dall'intento tragico del soggetto (a cui lo stesso Totò ha collaborato). Inoltre in quest'opera che non arriva nè al comico nè tantomeno al tragico, convince molto di più l'interpretazione di Stoppa che non quella del Principe, la quale risente forse di una regia solo discreta che non ha saputo trovare nel genio di Totò quella sublime vena tragica che solo Pasolini (più tardi) riuscirà a trovare. [+]

La storia, o meglio le disavventure del Totò di turno vorrebbero assumere contorni tragi-comici; purtroppo la regia di Mastrocinque non ottiene altro che un confuso ibrido che non oltrepassa i limiti della commedia all'italiana: i punti "tragici" appaiono come lunghi attimi di stasi, insomma, non coinvolgono. Lo spettatore rimane allora lì ad aspettare una gag che non si eleva ai livelli consueti (di Totò), condizionata com'è dall'intento tragico del soggetto (a cui lo stesso Totò ha collaborato). Inoltre in quest'opera che non arriva nè al comico nè tantomeno al tragico, convince molto di più l'interpretazione di Stoppa che non quella del Principe, la quale risente forse di una regia solo discreta che non ha saputo trovare nel genio di Totò quella sublime vena tragica che solo Pasolini (più tardi) riuscirà a trovare. [-]