Gioventù bruciata |
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Un film di Nicholas Ray.
Con Natalie Wood, James Dean, Sal Mineo, Dennis Hopper, Jim Backus.
continua»
Titolo originale Rebel Without a Cause.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 111 min.
- USA 1955.
- Cineteca di Bologna
uscita giovedì 6 novembre 2014.
MYMONETRO
Gioventù bruciata
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Capolavoro senza tempo" 1
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| domenica 29 aprile 2001 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Già un classico è la splendida scena d’apertura sui titoli di testa (rossi come il giacchetto di pelle di Jim Stark/James Dean) con Dean ubriaco steso a faccia in giù sul marciapiede di fronte alla m.d.p. anch’essa rasoterra, che gioca con un pupazzo meccanico e con della spazzatura (la fisicità con la quale è resa l’ubriacatura da Dean la rende degna del confronto con quella che valse a Stewart il primo Oscar nel capolavoro cukoriano “Scandalo a Filadelfia” facendolo vincere, sul filo di lana, sulle inarrivabili espressioni dell’altrettanto straordinario Grant). Ray sa rendere palpabile la claustrofobia nella sequenza iniziale al posto di polizia con riprese dal basso, un potentissimo uso della profondità di campo e un oppressivo montaggio alternato di primi piani e riprese dal basso. Così pure molto efficace l’idea di inquadrare la Legge (simbolizzata attraverso i suoi rappresentanti) frontalmente, per suggerire la stabilità contrapposta all’in-stabilità non solo di Jim/Dean ma di tutti i personaggi della storia: Judy/Wood, Bus/Allen, i genitori di Dean in particolare ma anche quelli della Wood e infine il più instabile e tragico di tutti, il Plato di Sal Mineo. La sequenza nel planetario si inserisce come elemento unificante i destini di tutti (ed è, infatti, l’unico momento di quiete, di armonia del film) nel loro (e dell’umanità intera) ineluttabile destino di diventare un giorno “polvere di stelle” (quasi una sorta di messaggio rassicurante, finalmente il mondo si quieterà, si smetterà di soffrire!) e nel “non sapere accomunante” (da dove vengono [veniamo] e dove vanno [andiamo]). Ma all’esterno del planetario questa momentanea quiete viene spazzata via dalla scena che sarà la miccia che innescherà la “bomba” che già, sotterraneamente, aspettava di essere attivata in cui Dean si trova “con le spalle al parapetto” nel punto di osservazione/belvedere del complesso del planetario (anche qui, pur trattandosi di un luogo all’aperto, la claustrofobia è insistentemente suggerita dalle riprese dall’alto che schiacciano i personaggi e li costringono a seguire il loro cammino di morte). Per la compresenza di duplici significati e significanti nelle due distinte sequenze al planetario alle quali si è accennato, questo luogo non potrà che essere il teatro (del resto in esso si rappresenta “lo spettacolo dell’universo”) della celeberrima e disturbante scena finale che chiude circolarmente la corsa verso la morte proprio qui, appunto, iniziata.
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