beppe86
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venerdì 8 dicembre 2006
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sublime capolavoro del cinema
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Esistono parole per definire un capolavoro cinematografico di questo spessore? Parole forse no, ma una parola sì...Sublime. Già, sublime, come il rapporto che si instaura tra Stanley Kowalski (M.Brando) e la fragile Blanche Dubois (V. Leigh)...esatto, un rapporto di attrazione fatale,intenso,poetico, ma allo stesso tempo violento, sconvolgente, che travolge e lascia chi ne è toccato privo di senno, sepolto dalla più brutale delle pazzie...il film è girato con un'intensità spiazzante, Kazan usa la sua cinepresa per scavare letteralmente nella mente dei personaggi,adoperando un linguaggio crudo e volgare, usando un bianco nero penetrante che esalta il degrado del tugurio NewOrleansiano dove vivono Stanley e Stella.
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Esistono parole per definire un capolavoro cinematografico di questo spessore? Parole forse no, ma una parola sì...Sublime. Già, sublime, come il rapporto che si instaura tra Stanley Kowalski (M.Brando) e la fragile Blanche Dubois (V. Leigh)...esatto, un rapporto di attrazione fatale,intenso,poetico, ma allo stesso tempo violento, sconvolgente, che travolge e lascia chi ne è toccato privo di senno, sepolto dalla più brutale delle pazzie...il film è girato con un'intensità spiazzante, Kazan usa la sua cinepresa per scavare letteralmente nella mente dei personaggi,adoperando un linguaggio crudo e volgare, usando un bianco nero penetrante che esalta il degrado del tugurio NewOrleansiano dove vivono Stanley e Stella...I personaggi diventano l'allegoria della brutalità animalesca mascolina e violenta (Brando) e l'allegoria della fragilità femminile, della senilità e dell'ambiguità della passione (Leigh)...
L'interpretazione della Leigh è ottima, ma 3 gradini sopra ci sta Brando, dove la sua interpretazione è una di quelle cose che il cinema non celebrerà mai abbastanza...domina la scena, la sua sola presenza scenica emana una potenza sbalorditiva, con i suoi ammiccamenti, il corpo possente e madido di sudore che esibisce spudoratamente di fronte alla fragile Blanche, sono un inno alla brutalità, ma allo stesso tempo diventa poesia, che ti penetra sotto la pelle facendoti venire i brividi...e ti accorgi che diventa un'esperienza quasi intollerabile...Nota di merito pure per il timido e gentiluomo d'altri tempi Mitch (Malden) e la sorella di Blanche (e moglie di Stanley) Stella (Kim Hunter) entrambi premi Oscar insieme a V.Leigh (il fatto che non l'abbia ricevuto Brando è un insulto al cinema, anche se ci voleva più di un Oscar per premiare un'interpretazione tale)...
Il regista mette in risalto efficaciemente pure il rapporto tra Stella e Stanley, un rapporto di amore e sottomissione da parte di Stella.
Originale e generoso il modo in cui Kazan gioca con le metafore. Prima con la metafora dei tram Desiderio e Cimitero (che conducono ai Campi Elisi, il quartiere degradato che conduce Blache alla casa dei Kowalski) significato che vita e morte corrono sullo stesso binario, poi con la metafora della vecchia venditrice vestita di nero che offre "fiori per i morti", significato di una senilità rifiutata da Blanche, ma che continua a rifiutare, ed infine con la metafora del paralume cinese che copre e rende soffusa la luce della "verità" che ne mette in risalto le rughe e l'appassimento della giovinezza della protagonista.
Attori in stato di grazia e regia superlativa ne rendono un capolavoro del cinema inossidabile nel tempo.
Un solo difetto: la sceneggiatura accusa un imperfezione a circa metà film. Infatti Blanche non rivela il perchè del gesto suicida del marito.Nella pìece teatrale di T.William, il marito di Blanche è stato sorpreso in una relazione omosessuale con un anziano signore, cosa che nel film non è stata citata.
In quegli anni Hollywood si guardava bene dall'affrontare il tema dell'omosessualità.
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[+] film sublime no e poi no
(di brenno bertolini )
[ - ] film sublime no e poi no
[+] non credo che sia un capolavoro
(di matteo)
[ - ] non credo che sia un capolavoro
[+] concordo: film intenso con performance splendide
(di denny b.)
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g. romagna
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venerdì 15 gennaio 2010
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un tram chiamato desiderio
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Un grande film per la frenesia che riesce a trasmettere, quella frenesia che, coniugata in diverse maniere, caratterizza i due poli opposti, nonchè personaggi principali, della vicenda: da un lato c'è Stanley Kowalski, rude, cattivo e violento, dall'altro Blanche, fragile, insicura, nevrotica e dal passato travagliato. In mezzo a loro sta la figura della sorella di Blanche e moglie di Stanley, donna che, nella sua muta rassegnazione con cui sopporta le malversazioni del marito, offre una panoramica ancor oggi -purtroppo- attuale nel descrivere il silenzio con cui spesso tante donne tollerano di vivere alla stregua di oggetti posseduti, nè più nè meno, dal proprio consorte.
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Un grande film per la frenesia che riesce a trasmettere, quella frenesia che, coniugata in diverse maniere, caratterizza i due poli opposti, nonchè personaggi principali, della vicenda: da un lato c'è Stanley Kowalski, rude, cattivo e violento, dall'altro Blanche, fragile, insicura, nevrotica e dal passato travagliato. In mezzo a loro sta la figura della sorella di Blanche e moglie di Stanley, donna che, nella sua muta rassegnazione con cui sopporta le malversazioni del marito, offre una panoramica ancor oggi -purtroppo- attuale nel descrivere il silenzio con cui spesso tante donne tollerano di vivere alla stregua di oggetti posseduti, nè più nè meno, dal proprio consorte. A questa inermità si affianca invece quella volontà di cambiare, di lasciarsi alle spalle uno ieri tormentato per sperare in un domani migliore, incarnata nella persona di Blanche, la quale, però, deve scontrarsi quotidianamente con la crudeltà di Kowalski, uomo che diviene così simbolo, crudo ma efficace, di quella realtà contro cui ella ha dovuto fare i conti finendo per perderne le redini. Nemmeno la via, all'apparenza promettente, di un possibile nuovo amore riesce per lei ad essere efficace, poichè tutto naufragherà nell'ipocrita spirale del perbenismo. Solamente il finale, nella comparsa dell'evento estremo della follia, riuscirà a smuovere le acque dell'inermità e della rassegnazione altrui, con l'immolazione della vittima destinata e sacrificale che darà luogo, però, al riscatto ed al termine, per qualcun altro, di quella condizione di subalternità altrimenti vista, in precedenza, come innata ed immutabile. Un Tram che si Chiama Desiderio è un film amaro, crudo, e per questo terribilmente efficace e capace di sconvolgere e trasportare nel turbinio di emozioni che evoca. Marlon Brando, splendido nel ruolo di Kowalski, con la sua bellezza, la sua aria tracotante, il suo fisico scultoreo e la sua ostentata maglietta attillata, è divenuto con questa pellicola idolo di intere generazioni e stella di culto -a buon diritto- della storia del cinema. Semplicemente magnifica Vivian Leigh nel ruolo di Blanche. Un grande, grande film. Sicuramente da vedere.
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dario
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martedì 16 agosto 2011
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supermanierato
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Il duo Kazan-Williams non poteva che sprofondare in questo drammone tipo i romanzi di Zola. La regia è lenticolare, ma da studioso di insetti. La cultura americana in genere è inadatta a trattare temi come questo. La trattazione, lodevole sul piano del'impegno per una sorta di rivalsa nei confronti della cultura europea (sofferta), diventa parodistica e per sal- varsi un po' punta sugli effetti più grossolani. Nel fondo c'è un pessimismo di maniera, caro a Tennessee Williams, che Kazan condivide sino ad un certo punto. Il machismo di Brando, infatti, non è perdente, in disgrazia vanno a finire i deboli, mentre per Williams il fatto stesso di respirare è una disgrazia.
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Il duo Kazan-Williams non poteva che sprofondare in questo drammone tipo i romanzi di Zola. La regia è lenticolare, ma da studioso di insetti. La cultura americana in genere è inadatta a trattare temi come questo. La trattazione, lodevole sul piano del'impegno per una sorta di rivalsa nei confronti della cultura europea (sofferta), diventa parodistica e per sal- varsi un po' punta sugli effetti più grossolani. Nel fondo c'è un pessimismo di maniera, caro a Tennessee Williams, che Kazan condivide sino ad un certo punto. Il machismo di Brando, infatti, non è perdente, in disgrazia vanno a finire i deboli, mentre per Williams il fatto stesso di respirare è una disgrazia. Il film ha un chiodo fisso e gira intorno a quello con ossessione ed anche con un certo sadismo, vedi le trovate scenografiche che vanno a sottolineare le pene create a tavolino. Williams arrivò sulla scena culturale e teatrale con oltre mezzo secolo di ritardo da Ibsen e non lesse una riga di Pirandello. Ma Ibsen era animato da questioni interiori vissute con molta intensità, mentre Williams esteriorizza tutto per dimostrare chissà quale bravura, chissà quale perspicacia. Kazan la fa corta e confeziona un prodotto di maniera affidandosi al taglio visivo naturalistico e veristico di vecchio stampo, con attori (un Brando in fondo ridicolo) imbeccati battuta dopo battuta da presuntuosi metodi recitativi. Si salva Vivien Leigh, attrice di gran classe. Crudele, volutamente crudele, il finale. Non male la scenografia.
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samanta
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domenica 6 settembre 2020
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un drammone a new orleans
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Il film è tratto dal dramma teatrale di Tennessee Williams che costituisce la sceneggiatura del film che uscì nel 1951, con poche riprese in esterni e tutto il resto girato in studio. Il film fu accolto bene dalla critica e venne premiato con quattro Oscar: di cui 1 a Vivien Leigh come migliore attrice protagonista e 2 a Karl Malden e a Kim Hutton come migliore attore e migliore attrice non protagonisti. La regia è di Elia Kazan reduce da un Oscar per Barriera Invisibile.
Blanche DuBois (Vivien Leigh) lascia una cittadina di provincia per andare a vivere con la sorella Stella a New Orleans, è discendente di una dinastia di proprietari terrieri che hanno visto svanire la loro fortuna compresa la villa, Blanche per vivere faceva l'insegnante di letteratura inglese.
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Il film è tratto dal dramma teatrale di Tennessee Williams che costituisce la sceneggiatura del film che uscì nel 1951, con poche riprese in esterni e tutto il resto girato in studio. Il film fu accolto bene dalla critica e venne premiato con quattro Oscar: di cui 1 a Vivien Leigh come migliore attrice protagonista e 2 a Karl Malden e a Kim Hutton come migliore attore e migliore attrice non protagonisti. La regia è di Elia Kazan reduce da un Oscar per Barriera Invisibile.
Blanche DuBois (Vivien Leigh) lascia una cittadina di provincia per andare a vivere con la sorella Stella a New Orleans, è discendente di una dinastia di proprietari terrieri che hanno visto svanire la loro fortuna compresa la villa, Blanche per vivere faceva l'insegnante di letteratura inglese. Stella, che è incinta, vive con il marito Stanley Kowalski (Marlon Brando) un operaio in un appartamento piccolo e povero. Blanche nasconde il suo passato, in realtà rimasta vedova giovane (il marito suicida) è stata licenziata dalla scuola perché ha sedotto un alunno e inoltre frquentava un albergo malfamato e la gente sparlava di lei. Blanche è una sognatrice, di buone maniere, vive una doppia realtà: da una parte il desiderio di trovare un compagno che la mantenga, dall'altro il sogno di un mondo di bellezza e di poesia. La donna si scontra con Stanley uomo rozzo, violento, volgare ed ignorante, cui Stella si aggrappa per la sua animalesca sessualità malgrado venga picchiata. La coabitazione è causa di frequenti liti anche perchè Stanley aveva fatto affidamento sulla parte spettante alla moglie della casa di famiglia, Blanche trova tra gli amici del cognato rozzi e volgari, un uomo educato e gentile Mitch (Karl Malden) che s'innamora di lei e la vuole sposare. Ma rovina tutto Stanley che saputo dei trascorsi di Blanche li racconta alla moglie che non ci crede e all'amico che litiga con Blanche e la lascia. Stella proprio quella notte ha le doglie e viene ricoverata in ospedale, Stanley rimasto solo a casa con Blanche la violenta e la donna impazzisce. Qualche settimana dopo viene ricoverata in clinica Stella che ha capito la verità abbandona con il figlio il marito (forse definitivamente) che viene preso a pugni da Mitch consapevole della colpa di Stanley.
Il film è un drammone in pieno stile di Tennessee Williams: un'umanità sconfitta e dolente, persone con un passato di delusioni e un futuro senza speranza, con un affollarsi di temi come il matrimonio, la cultura, l'amicizia e l'amore visti con occhio negativo. Kazan ci sguazza di suo, aveva una doppia vita ammogliato ma con innumerevoli relazioni come quella torbida con Constance Dowling (la musa di Pavese), calcando la drammaticità dela situazione. La recitazione di Vivien Leigh è superlativa, l'attrice ha fatto pochi film e molto teatro ma ha lasciato un segno nel cinema, ottimi anche Karl Malden e Kim Hutton, quanto a Marlon Brando la sua recitazione è troppo caricata troppo Actor's Studio, si raffinerà negli anni successivi, non prese l'Oscar quell'anno lo vinse un certo Humphrey Bogart.
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figliounico
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venerdì 7 febbraio 2025
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dramma claustrofobico
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In una delle ultime sequenze sembra che il cortile di un vecchio palazzo di una anonima strada periferica di New Orleans, dove Kazan inscena un dramma di Tennessee Williams con la sceneggiatura dello stesso autore, si sia trasformato per incanto in un palcoscenico a cielo aperto. Tutto il film, invero, fu girato in un grosso capannone chiuso di uno degli studios di Hollywood che riproduce appunto il cortile, ma Kazan capovolgendo la finzione nel reale e viceversa vuol farci dubitare di cosa sia vero e cosa falso. Del resto la protagonista, Vivien Leigh, soffriva di bipolarismo come il personaggio che interpreta nel film. Ancora una volta, dopo Lo zoo di vetro, il dramma familiare di Williams si svolge dentro lo spazio angusto di quattro mura domestiche che moltiplica il senso di oppressione e di angoscia della protagonista, amplifica lo scontro dei caratteri contrapposti dei personaggi, ai quali resta preclusa, come in una gabba o in una arena per gladiatori, ogni via di fuga.
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In una delle ultime sequenze sembra che il cortile di un vecchio palazzo di una anonima strada periferica di New Orleans, dove Kazan inscena un dramma di Tennessee Williams con la sceneggiatura dello stesso autore, si sia trasformato per incanto in un palcoscenico a cielo aperto. Tutto il film, invero, fu girato in un grosso capannone chiuso di uno degli studios di Hollywood che riproduce appunto il cortile, ma Kazan capovolgendo la finzione nel reale e viceversa vuol farci dubitare di cosa sia vero e cosa falso. Del resto la protagonista, Vivien Leigh, soffriva di bipolarismo come il personaggio che interpreta nel film. Ancora una volta, dopo Lo zoo di vetro, il dramma familiare di Williams si svolge dentro lo spazio angusto di quattro mura domestiche che moltiplica il senso di oppressione e di angoscia della protagonista, amplifica lo scontro dei caratteri contrapposti dei personaggi, ai quali resta preclusa, come in una gabba o in una arena per gladiatori, ogni via di fuga. Ancora una volta il dramma claustrofobico ha per protagonista una donna fragile, sola, disperata, che, come superstite al naufragio dei suoi sogni di una vita felice, cerca di non annegare in un mare in tempesta aggrappandosi a delle piccole illusioni in modo quasi infantile; i ninnoli di cristallo ne? Lo zoo di vetro di Laura Wingfield diventano le pellicce ed il fermacapelli di strass di Blanche DuBois, tormentata per giunta dai sensi di colpa per un fidanzatino suicidatosi a causa sua. Le due donne, entrambe segnate dalla sorte, la menomazione fisica di Laura corrisponde alla debolezza di nervi di Blanche, affrontano la vita partendo da una situazione di svantaggio che rende eroica la loro inane lotta contro un mondo maschilista governato dalla forza bruta e dal cinismo impersonato in questo film da un nerboruto quanto rozzo giovane Marlon brando al suo secondo film.
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francesca romana cerri
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mercoledì 25 giugno 2014
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un cerchio tragico
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Un dramma che possiamo dire che rappresenta un cerchio tragico, dove un fatto ne innesca un altro e porta alla spirale del dolore. Ma ogni fatto a guardarlo in fonfo non è un fatto nudo, è una reazione umana condizionata pesantemente dai valori sociali.
Nel passato di Blanche c'è un marito che si è sparato un colpo in bocca poichè scoperto nella sua omosessualità...( Questo particolare nel film è ingiustamente censurato) .Passa solo il fatto che il colpo di pistola avviene in seguito all'ennesima critica di sua moglie sulla sua nullafacenza...Blanche dopo questo vissuto atroce, si dà ad una vita di alcol e sesso, come maestra seduce gli allievi, insomma non è la " brava e raffinata " donna che darà a credere quando arriva nella casa misera della sorella e del suo rozzo ma perspicace e concreto marito.
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Un dramma che possiamo dire che rappresenta un cerchio tragico, dove un fatto ne innesca un altro e porta alla spirale del dolore. Ma ogni fatto a guardarlo in fonfo non è un fatto nudo, è una reazione umana condizionata pesantemente dai valori sociali.
Nel passato di Blanche c'è un marito che si è sparato un colpo in bocca poichè scoperto nella sua omosessualità...( Questo particolare nel film è ingiustamente censurato) .Passa solo il fatto che il colpo di pistola avviene in seguito all'ennesima critica di sua moglie sulla sua nullafacenza...Blanche dopo questo vissuto atroce, si dà ad una vita di alcol e sesso, come maestra seduce gli allievi, insomma non è la " brava e raffinata " donna che darà a credere quando arriva nella casa misera della sorella e del suo rozzo ma perspicace e concreto marito. Il marito della sorella è violento, brutale ma al contempo molto più attento della sorella di Blanche a vedere bene chi ha di fronte. Blanche seduce per bisogno, per fame d'amore e lui, il marito della sorella odiandola, detestandola ne subisce come tutti il fascino.. Un amico di lui, del marito della sorella la chiederà in sposa. Ma il marito della sorella Stanley farà di tutto per dissuaderlo, arriverà a scoperchiare tutto il passato di Blanche che perde anche l'ultimo treno della sua vita per ricominciare , per essere salvata, come desidera tanto. Maschilismo di entrambi di Stanley e di Blanche, conformismo dell'amico, tutto stà per esplodere. Stanley la violenterà , violenterà Blanche proprio mentre la sua moglie sottomessa e malmenata più volte stà partorendo...Nulla di strano...ma Blanche dopo questo fatto perde completamente il rapporto con la realtà...Viene chiusa in manicomio...E insomma chi era il pazzo qui? E chi il buono o il cattivo? Nessuno, tutti pazzi e tutti buoni e cattivi, tutti esseri umani oppressi da valori borghesi.
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greatsteven
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giovedì 3 agosto 2017
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le pulsioni effettuano il loro furibondo ingresso!
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UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (USA, 1951) diretto da ELIA KAZAN. Interpretato da VIVIEN LEIGH, MARLON BRANDO, KIM HUNTER, KARL MALDEN, RUDY BOND, NICK DENNIS, PEG HILLIAS, WRIGHT KING
Blanche DuBois è una donna depressa e tormentata, vittima di una dipendenza dal sesso e dall’alcol. Insegnante di inglese in una scuola media, perde il lavoro, asseritamente per un attacco improvviso di nervi, ma in realtà per aver avuto una relazione clandestina con un suo studente minorenne. A turbare ulteriormente il delicatissimo equilibrio emotivo di Blanche è stato il suicidio del suo giovane marito Allan, di cui lei è rea di averne ferito i sentimenti.
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UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (USA, 1951) diretto da ELIA KAZAN. Interpretato da VIVIEN LEIGH, MARLON BRANDO, KIM HUNTER, KARL MALDEN, RUDY BOND, NICK DENNIS, PEG HILLIAS, WRIGHT KING
Blanche DuBois è una donna depressa e tormentata, vittima di una dipendenza dal sesso e dall’alcol. Insegnante di inglese in una scuola media, perde il lavoro, asseritamente per un attacco improvviso di nervi, ma in realtà per aver avuto una relazione clandestina con un suo studente minorenne. A turbare ulteriormente il delicatissimo equilibrio emotivo di Blanche è stato il suicidio del suo giovane marito Allan, di cui lei è rea di averne ferito i sentimenti. Da Auriol, città del Mississippi in cui vive, Blanche si trasferisce dalla sorella Stella che abita a New Orleans col marito Stanley Kowalski, raggiungendo col tram chiamato Desire lo squallido appartamento al piano terra dove i due vivono. La convivenza con la sorella e il cognato si rivela però tutt’altro che soffice e serena, soprattutto perché Stanley è un’autentica forza della natura: primordiale, rozzo, brutale e volitivo, domina completamente il rapporto con la consorte, la quale non solo non ne prova fastidio, ma ne è addirittura attratta in una sorta di dipendenza amorosa pesantemente reciproca. L’arrivo di Blanche scombussola l’equilibrio su cui tale relazione è basata, e Stanley viene a sapere tutte le vicissitudini orribili e inenarrabili che appartengono al passato della cognata. Neanche l’incontro col maturo Harold Mitchell, collega di Stanley nella ditta di assemblaggi meccanici in cui entrambi lavorano, riesce a calmare le acque: l’uomo mostra attenzioni insistenti verso Blanche, ma lei si trova a costretta a respingerle dopo che ha già accettato la sua proposta di matrimonio, in quanto viene violentata da Stanley al termine di un alterco in cui culmina una tensione terrificante. Scossa in modo irreparabile dallo stupro, Blanche, che sta per diventare zia avendo la sorella in dolce attesa, precipita in uno stato di profonda instabilità mentale e viene ricoverata in un manicomio. Stella, disperata per l’internamento della sorella e amareggiata dalla reazione crudele del marito, se ne scappa col pargolo in braccio, promettendo di non rincasare mai più. Il film fu girato con lo stesso cast (esclusa Vivien Leigh, il cui ruolo fu giocato da Jessica Tandy nell’edizione teatrale) che aveva rappresentato il dramma di Tennessee Williams a Broadway, e l’autore del testo si prestò anche a scriverne l’adattamento cinematografico, incontrando però le barriere della censura che imposero dei rimodellamenti alla versione originale, in particolar modo per cancellare riferimenti evidenti all’omosessualità di Allan, il marito defunto di Blanche. La Leigh fu scelta grazie al dirompente successo ottenuto con Via col vento, e anche Brando, benché non fosse ancora celebre all’epoca, fu prontamente raccomandato dall’attrice protagonista che garantì alla troupe per la sua bravura recitativa. Malgrado i tagli, le riedizioni e i rimaneggiamenti vari cui fu soggetta, l’opera costituisce tutt’oggi una pietra miliare del cinema statunitense di tutti i tempi, un dramma sociale con quattro personaggi principali da cui traspira una tensione drammatica d’una potenza stupefacente, un affresco sui sentimenti umani che continua a sorprendere per la freschezza e originalità del tema e per il coraggio del suo autore teatrale e al contempo sceneggiatore di esser riuscito a parlare di argomenti allora considerati tabù e, per la prima volta in assoluto, affrontati con un certo realismo sul grande schermo. Alex North, compositore che scrisse la colonna sonora, rifiutò la composizione di leitmotiv ricorrenti per scrivere brevi brani strumentali che sottolineassero gli andamenti psicologici dinamici dei caratteri umani, rivelando una perizia straordinaria che realizzò un connubio estremamente funzionale fra la recitazione e l’accompagnamento musicale. La contrapposizione che verte sul quartetto di protagonisti non potrebbe essere più efficace e totale: alla prepotente arroganza di Blando (indimenticabile con la maglietta attillata e lo sguardo truce, simboli che furono fortemente imitati, quando la pellicola uscì) si contrappongono l’ansia fomentata e la personalità maniaco-depressiva di Leigh, giustamente premiata con l’Oscar assieme a Malden e Hunter, di cui il primo mette in campo i sentimenti sinceri d’un uomo vigoroso e di parola e la seconda inscena l’attaccamento passivo, ma talvolta anche combattivo, ad un marito che la controlla quasi con cattiveria, puntando inoltre sulla contraddittorietà emozionale che la lega alla sorella in un rapporto di amore-odio sempre pronto ad esplodere perché teso sul filo dell’incomprensione. Un esame psicologico di tutto rispetto, reso eccezionale dalle performances del cast, cui si aggiunge la scenografia degli interni di Hollywood – premiata anch’essa con l’Academy Award – in cui la maggior parte delle scene vennero girate, esclusi alcuni esterni ripresi direttamente a New Orleans. Il tram che dà il titolo al film è l’incipit geniale cui la vicenda si rapporta per prendere inizio, dall’arrivo di Blanche in Louisiana alla partenza finale di Stella, sebbene poi sia noto che il finale previsto da Williams nella sua pièce fosse molto più ambiguo e allusivo di quanto la produzione hollywoodiana avesse voluto intendere nel film, e in questo è inevitabile riconoscere un peggioramento del testo cartaceo, perché si ha voluto enfatizzare e anche un po’ gonfiare una morale significativa il cui intento risiedeva nel giocare nel binario della saggia mutevolezza. Una colonna incrollabile del cinema classico che funse da caposcuola e aprì la strada a tutte quelle opere facenti parte della settima arte che si proponevano l’obiettivo di raccontare la realtà dei fatti senza nasconderla né travisarla o modificarla a proprio piacimento. Nonostante il cambiamento conclusivo sopracitato, fu anche uno dei rari casi in cui il passaggio dal palcoscenico al grande schermo non rovinò la profondità, il carisma e la pregevole fattura strutturale di quanto si era visto a teatro: non è una cosa che capita tanto di frequente, se ci si ragiona bene. Una formazione generale ottimamente affiatata, contributi tecnici amalgamati fra loro come meglio non si poteva, almeno quattro o cinque momenti di pura poesia e una verosimiglianza così spiazzante che colpisce lo spettatore con la sua distante e magica intensità.
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stefanocapasso
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giovedì 4 gennaio 2018
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un percorso di emancipazione doloroso
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Blanche sta vivendo una crisi, ha un passato doloroso e recentemente anche poco edificante. Cerca rifugio e protezione presso la sorella Stella, che vive col marito Stanley e dal quale aspetta un bambino. Tra i due si instaura subito un clima di ostilità dovuto alle esasperate differenze di classe e dalla incapacità di comprensione reciproca che ne deriva. Quando Blanche sembra avviarsi ad una relazione significativa con Mitch, amico di Stanley, questo lo avverte dei suoi sospetti sulla donna. La delusione che ne consegue causa la rottura della relazione e il definitivo peggioramento delle condizioni psichiche di Blanche.
Grande film di Elia Kazan che affronta diversi temi.
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Blanche sta vivendo una crisi, ha un passato doloroso e recentemente anche poco edificante. Cerca rifugio e protezione presso la sorella Stella, che vive col marito Stanley e dal quale aspetta un bambino. Tra i due si instaura subito un clima di ostilità dovuto alle esasperate differenze di classe e dalla incapacità di comprensione reciproca che ne deriva. Quando Blanche sembra avviarsi ad una relazione significativa con Mitch, amico di Stanley, questo lo avverte dei suoi sospetti sulla donna. La delusione che ne consegue causa la rottura della relazione e il definitivo peggioramento delle condizioni psichiche di Blanche.
Grande film di Elia Kazan che affronta diversi temi. Quello che emerge, la differenza di classe, confluisce con quello della solitudine esistenziale degli esseri umani, che è causata proprio dalle conseguenze del ruolo che la classe di appartenenza impone alla persona. Se il quadro generale sembra dirci che non c’è via d’uscita che non passi attraverso la pazzia, è altrettanto vero che il percorso compiuto da uno solo dei partecipanti è sufficiente ad alterar gli equilibri. In questo caso la sorella Stella riesce una volta per tutte ad affrancarsi dalla vita di angherie e violenze che le impone il marito
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il cinefilo
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venerdì 10 giugno 2011
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interessante dramma con un grande marlon brando
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Guardando UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO di Elia Kazan(e sceneggiato dal drammaturgo Tennessee Williams)mi sono chiesto in continuazione se una storia come quella che viene raccontata non corresse il rischio,anche per quanto riguarda l'eccellente interpretazione di Brando,di apparire leggermente"datata"nello stile...e la risposta che mi sono dato,alla fine è che,in effetti,è così(basti pensare,per esempio,alla famosa scena dello stupro di Stanley su Blanche che,rivista oggi,non sorprende più nessuno mentre all'epoca fece scandalo).
Vivien Leigh nei panni della"fragile"sorella di Stella Kowalsky,personalmente,non mi ha convinto del tutto sebbene le sue caratteristiche psicologiche(inquadrate minuziosamente)si rivelino essere,a lungo andare,abbastanza funzionali al tragico proseguimento degli eventi.
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Guardando UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO di Elia Kazan(e sceneggiato dal drammaturgo Tennessee Williams)mi sono chiesto in continuazione se una storia come quella che viene raccontata non corresse il rischio,anche per quanto riguarda l'eccellente interpretazione di Brando,di apparire leggermente"datata"nello stile...e la risposta che mi sono dato,alla fine è che,in effetti,è così(basti pensare,per esempio,alla famosa scena dello stupro di Stanley su Blanche che,rivista oggi,non sorprende più nessuno mentre all'epoca fece scandalo).
Vivien Leigh nei panni della"fragile"sorella di Stella Kowalsky,personalmente,non mi ha convinto del tutto sebbene le sue caratteristiche psicologiche(inquadrate minuziosamente)si rivelino essere,a lungo andare,abbastanza funzionali al tragico proseguimento degli eventi...oltre al fatto che ha addirittura vinto un oscar per questo ruolo e che,invece,non si aggiudicò(come invece avrebbe dovuto)M.Brando...il personaggio migliore,infatti,è quello di Stanley Kowalsky che appare moralmente ripugnante eppure inspiegabilmente(e molto)"affascinante".
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(di il cinefilo)
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matteo
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giovedì 5 marzo 2009
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film prolisso
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QUESTO FILM DI ELIA KAZAN HA SICURAMENTE FASCINO,SI NOTINO INFATTI LE INTERPRETAZIONI MOLTO RIUSCIUTE SOPRATTUTTO DI VIVIEN LEIGH,NONOSTANTE QUESTO LA STORIA A VOLTE NON ENTUSIASMA E NEANCHE LA CARICA DEVASTATRICE DI MARLON BRANDO NEI PANNI DEL MARITO RIBELLE E BULLO RIESCE A RISOLLEVARLO.CREDO CHE MANCHI A VOLTE QUALCHE DETTAGLIO,A VOLTE QUALCHE INQUADRATURA APPENA ACCENNATA.
PASSATA LA PRIMA ORA DI FILM PREVALE UN PO DI STATICITA'E DI NOIA,TUTTO CIO'MAGARI PERCHE'KAZAN TORNA SPESSO NEGLI STESSI DIALOGHI SCONTRO TRA MARLON BRANDO E LA SORELLA DELLLA MOGLIE.CREDO CHE CI SIANO STATE PRODUZIONI MOLTO PIU'INTROSPETTIVE E MEGLIO REALIZZATE SEMPRE NEL 1951,MI VIENE IN MENTE COM'ERA VERDE LA MIA VALLE DI JOHN FORD FILM DI BEN ALTRO SPESSORE.
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QUESTO FILM DI ELIA KAZAN HA SICURAMENTE FASCINO,SI NOTINO INFATTI LE INTERPRETAZIONI MOLTO RIUSCIUTE SOPRATTUTTO DI VIVIEN LEIGH,NONOSTANTE QUESTO LA STORIA A VOLTE NON ENTUSIASMA E NEANCHE LA CARICA DEVASTATRICE DI MARLON BRANDO NEI PANNI DEL MARITO RIBELLE E BULLO RIESCE A RISOLLEVARLO.CREDO CHE MANCHI A VOLTE QUALCHE DETTAGLIO,A VOLTE QUALCHE INQUADRATURA APPENA ACCENNATA.
PASSATA LA PRIMA ORA DI FILM PREVALE UN PO DI STATICITA'E DI NOIA,TUTTO CIO'MAGARI PERCHE'KAZAN TORNA SPESSO NEGLI STESSI DIALOGHI SCONTRO TRA MARLON BRANDO E LA SORELLA DELLLA MOGLIE.CREDO CHE CI SIANO STATE PRODUZIONI MOLTO PIU'INTROSPETTIVE E MEGLIO REALIZZATE SEMPRE NEL 1951,MI VIENE IN MENTE COM'ERA VERDE LA MIA VALLE DI JOHN FORD FILM DI BEN ALTRO SPESSORE.RESTA COMUNQUE UN FILM INTERESSANTE E IMPORTANTE NELLA CARRIERA DI MARLON BRANDO.
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