Pellicola sul mondo della boxe del grande Robert Wise, che con un autentico virtuosismo applica alla pellicola tecniche di ripresa e narrazione tipiche del genere noir. Quella di adoperare questo stile di direzione per un genere del tutto diverso da quelli per cui era stato concepito e a cui è sempre stato applicato (film gialli, polizieschi o thriller), è un’operazione alquanto ardita ma non inedita per Wise, che aveva già compiuto un azzardo molto simile nello strepitoso western “Sangue sulla luna” girato appena un anno prima.
Stavolta Wise deve rinunciare all’elemento della trama intricata da film giallo, cosa che invece gli era riuscito di introdurre nel sopra citato capolavoro western, ma riesce comunque a utilizzare una sceneggiatura che riporta al senso di pessimismo e sconfitta del genere noir.
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Pellicola sul mondo della boxe del grande Robert Wise, che con un autentico virtuosismo applica alla pellicola tecniche di ripresa e narrazione tipiche del genere noir. Quella di adoperare questo stile di direzione per un genere del tutto diverso da quelli per cui era stato concepito e a cui è sempre stato applicato (film gialli, polizieschi o thriller), è un’operazione alquanto ardita ma non inedita per Wise, che aveva già compiuto un azzardo molto simile nello strepitoso western “Sangue sulla luna” girato appena un anno prima.
Stavolta Wise deve rinunciare all’elemento della trama intricata da film giallo, cosa che invece gli era riuscito di introdurre nel sopra citato capolavoro western, ma riesce comunque a utilizzare una sceneggiatura che riporta al senso di pessimismo e sconfitta del genere noir.
La messa in scena prevede la replica perfetta delle atmosfere cupe del genere, con la storia che si svolge di notte, negli squallidi bassifondi di una metropoli. Le luci rendono il classico effetto chiaroscuro, marchio inconfondibile del noir.
L’ambiente pugilistico viene descritto in modo impietoso, mettendone in risalto lo squallore generale; il cinismo e la disonestà dei manager, collusi persino con la criminalità; la crudeltà del pubblico che si accanisce in modo becero durante lo spettacolo, e di cui Wise descrive alcuni esemplari talmente sguaiati da apparire grotteschi e persino comici; ed infine la triste e miserabile vita degli atleti, aggrappati ad illusioni e gioie effimere, di cui viene offerta una rappresentativa carrellata nella prima parte del film.
Le prove degli interpreti sono tutte di primissimo livello: Robert Ryan è bravissimo nella parte del protagonista, per la quale ha indiscutibilmente le physique du role; molto intensa l’interpretazione di Audrey Totter, a cui va l’unica parte femminile di rilievo. Come si diceva, oltre ai due interpreti principali sono molto convincenti ed in parte anche gli altri attori impegnati in ruoli minori, tra cui si ricorda George Tobias nella parte del manager disonesto.
Ottime le riprese di Wise, autore di vari virtuosismi dietro la macchina da presa ed efficacissimo nel rendere le fasi del match di boxe che si conferma sport di grande resa cinematografica. Molto felice la scelta di alternare le sequenze del combattimento sul ring con le riprese del pubblico, come detto composto da personaggi assai caratteristici.
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