Nodo alla gola |
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Un film di Alfred Hitchcock.
Con James Stewart, Farley Granger, John Dall, Cedric Hardwicke, Constance Collier.
continua»
Titolo originale Rope.
Giallo,
Ratings: Kids+13,
durata 80 min.
- USA 1948.
MYMONETRO
Nodo alla gola
valutazione media:
3,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Esercizio di stile di un genio del cinemadi EverlongFeedback: 3730 | altri commenti e recensioni di Everlong |
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lunedì 14 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Vezzo di un genio, esercizio di stile, riscrittura del linguaggio cinematografico, Nodo alla Gola potrebbe essere tutto questo e mille altre cose. Film sottovalutato all'epoca della sua uscita ma che a distanza di anni è riuscito a trovare conferma della sua importanza e genialità, tanto da rimanere nella storia come un film "da studiare", una sorta di paradigma della tecnica cinematografica del piano-sequenza. Infatti, tratto da una commedia teatrale del 1929, questo piccolo gioiello si basa tutto sull'intenzione di Hitchcock di restituire la continuità teatrale dell'azione, ricostruendo la storia attraverso un' unica sequenza che non prevedesse alcun taglio o stacco di montaggio. Per ragioni dovute al cambio di bobina (che era della durata di circa 10 minuti), Hitchcock fu costretto ad inventarsi degli escamotage per poter staccare e quindi sostituire la bobina. Ad esempio, per ben quattro volte egli ricorre ad un primissimo piano sulla giacca di uno dei personaggi; in questo modo l'inquadratura sfuma a nero, offrendo la possibilità del taglio. Ovviamente, questa modalità di ripresa necessitava di una preparazione millimetrica di ogni singolo dettaglio: gli attori dovevano sapere perfettamente la loro parte, ma anche i loro movimenti (come e quando muoversi), i macchinisti e gli elettricisti idem, gli scenografi dovevano spostare oggetti e scenografie all'unisono con i movimenti del dolly e degli attori. Creare una sincronia precisa e un affiatamento totale fra tutti i componenti della troupe risulta di per sé un'operazione che non poteva non richiedere giorni di prove e la stesura di "partiture" per ogni singolo membro dell'orchestra, compresi i tecnici. Grazie a questo straordinario piano-sequenza, Hitchcock tira dentro lo spettatore, lo invita al cocktail party, legandolo indissolubilmente alla sostanza delle immagini e immobilizzandolo nella continuità dell'evoluzione della trama, in modo naturale e senza artifici; senza frammentare la realtà e proteggendo così la complessità temporale e spaziale della realtà stessa. Nel crescendo incalzante in un continuum di suspence e di tensione, Hitchcock butta dentro anche temi e teoremi filosofici sull'omicidio fine a sé stesso, su un certo modo di pensare e di male-interpretare (sulle onde del nazi-fascismo) Nietzsche e il superuomo, ma anche il Dostoevskij di Delitto e Castigo, alternando atto e potenza, bene e male, giudizio morale e coinvolgimento emotivo. Sono colpevoli gli assassini che per cinismo, per arroganza, ma in fondo anche per ingenuità, hanno creduto di poter essere al di sopra della stessa intepretazione etica delle cose, di essere, a priori, estremi decostruttori nichilisti in grado di poter ricreare nuovi canoni morali; è colpevole Rupert (James Stewart) in quanto inconsapevole ispiratore di teorie anti-sociali e pericolose. Ma il vero colpevole è lo spettatore, perché seppur incatenato ad una suspense da cui è dominato e sopraffatto, diviene emotivamente il complice tacito di quanto accaduto. Perché Hitchcock lo mette al fianco degli assassini senza che egli se ne accorga; e quindi è lì, presente, a sperare che la cassapanca non venga aperta e che Rupert non vada in fondo nell'indagine, alimentato da sospetti più che plausibili. Pervasiva è la tensione stringente, cadenzata attraverso primissimi piani su dettagli pieni di senso: l'orrore nelle mani di Philips, il cinismo e la crudeltà nella cassapanca, il sospetto e il conflitto morale nel portasigarette dell'involontario complice Rupert e così via. Il tutto senza un accenno di colonna sonora esterna: vi sono solo le poche note di pianoforte (anch'esse pura tensione, suspense allo stato acustico!) suonate da Philip e quelle suonate dal giradischi, quindi interne alla storia. Hitchcock guida sapientemente lo sguardo dello spettatore, perciò quest'opera può esprimere tutto tranne che la sottomissione della macchina da presa a quella che a primo impatto appare una vera e propria rappresentazione teatrale. Al contrario, Nodo alla Gola è un'opera fortemente cinematografica. Anzi, Nodo alla Gola rappresenta uno dei paradigmi del cinema, geniale per tecnica, calcolo e precisione. Bellissima la scena della cameriera (un classico alla Hitchcock) che, facendo avanti e indietro tra cucina e salotto, sparecchia la tavola, annunciando la possibile scoperta del cadavere (vera e propria filosofia della suspense), il tutto mentre lo spettatore ascolta la coversazione tra Rupert e gli assassini, tutti e tre non inquadrati, se non per un braccio e una parte della schiena di Rupert stesso, come ad annunciare il rischio del "disvelamento"; una presenza inquietante che incombe sullo spettatore più dell'atroce misfatto.
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