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francis metal
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martedì 4 gennaio 2011
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woooooooooooooooooow!!!!!!!!!!!
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Sono sbalordito!!!!! Trasformare la cronaca in Thriller/ Grottesco! Uno dei primi film a colori di sempre e primo esperimento per il 3D! Caspita, che trovata quello dell finto piano sequenza continuo.... Per non parlare del'Oltreuomo deviato....
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zazen67
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martedì 23 marzo 2010
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fantastico
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Guardatelo, è veramente un altro cinema !
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luca scialò
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lunedì 15 marzo 2010
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thriller sadico, breve ma intenso
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Due giovani ricchi, Phillip e Brandon, decidono di uccidere un loro ex compagno di scuola, David Kentley, anch'egli ricco, e da loro molto invidiato. L'idea l'ha avuta Brandon, il più diabolico e caratterialmente forte dei due, per sadiche idee sull'omicidio (quasi ritenuto un diritto da consumarsi verso persone poco intelligenti) e per invidia nei confronti dell'assassinato.
A dimostrazione del proprio sadismo, Brandon invita anche i genitori, la fidanzata e un amico della vittima (proprio con l'intento di far riavvicinare questi ultimi due, essendo il secondo un suo ex) e fa tenere un banchetto sul baule dove il corpo della vittima è stato nascosto.
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Due giovani ricchi, Phillip e Brandon, decidono di uccidere un loro ex compagno di scuola, David Kentley, anch'egli ricco, e da loro molto invidiato. L'idea l'ha avuta Brandon, il più diabolico e caratterialmente forte dei due, per sadiche idee sull'omicidio (quasi ritenuto un diritto da consumarsi verso persone poco intelligenti) e per invidia nei confronti dell'assassinato.
A dimostrazione del proprio sadismo, Brandon invita anche i genitori, la fidanzata e un amico della vittima (proprio con l'intento di far riavvicinare questi ultimi due, essendo il secondo un suo ex) e fa tenere un banchetto sul baule dove il corpo della vittima è stato nascosto. Ma commette anche l'errore di invitare alla festa l'ex professore Rupert Cadell...
Un thriller dalla trama geniale, che dà costantemente l'idea allo spettatore che il cadavere stia per essere scovato, anche grazie ad inquadrature studiate appositamente per fomentare questa sensazione. Il film ruota tutto intorno a quel baule, custode di un diabolico mistero. Forse ha la pecca di essere un pò sbrigativo, anche data la sua brevità (meno di un'ora e venti minuti di durata), con qualche passaggio semplificato.
Ma resta una lezione di film giallo, forse però non colta da altri registi successivi.
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pressia
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domenica 24 maggio 2009
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mi sento quasi colpevole...
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Chi,vedendo la diligente cameriera nell'atto di aprire il "baule incriminato",non avrebbe voluto far qualcosa per fermarla?
Hitchcock prepara proprio un bel nodo e lo mette al collo dei sui spettatori, che dal principio alla fine rimangono col fiato sospeso...
Senza rendertene conto ti trovi in quel salotto e speri che quel baule,vero protagonista della storia, da dove tutto inizia e dove tutto finisce,non venga aperto...Il regista ci vuole trasformormare in coprotagonisti ma noi diveniamo Quasi i colmplici del delitto.
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taniamarina
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giovedì 23 aprile 2009
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qui si parla di nietzche...
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Più che un lavoro cinematografico, appare chiaro sia un tentativo riuscitissimo di teatro nella scatola magica. Gli attori sono strepitosi, i dialoghi in un sublime crescendo di tensione e sospetto, scanditi da un clima snob di feroce intelletualoidismo.
Nodo alla gola è più di un nodo alla gola, è un calcio nello stomaco per chi, ancora, sostiene che le teorie dell'oppiomane amico di Wagner abbia ispirato il nazismo di Hitler. E' un astuto viaggio nella genealogia della morale di Nietzche, su come i discorsi dotti fatti attorno ad un tavolino, possono travisarsi e creare l'orrore, andando contro corrente e sfidando tacitamente (mica tanto) il perbenismo e l'idolatria patriottica americani.
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Più che un lavoro cinematografico, appare chiaro sia un tentativo riuscitissimo di teatro nella scatola magica. Gli attori sono strepitosi, i dialoghi in un sublime crescendo di tensione e sospetto, scanditi da un clima snob di feroce intelletualoidismo.
Nodo alla gola è più di un nodo alla gola, è un calcio nello stomaco per chi, ancora, sostiene che le teorie dell'oppiomane amico di Wagner abbia ispirato il nazismo di Hitler. E' un astuto viaggio nella genealogia della morale di Nietzche, su come i discorsi dotti fatti attorno ad un tavolino, possono travisarsi e creare l'orrore, andando contro corrente e sfidando tacitamente (mica tanto) il perbenismo e l'idolatria patriottica americani. Lungometraggio coraggiosissimo e mai troppo diffuso per televisione. Capolavoro.
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amodio64
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lunedì 5 gennaio 2009
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straordinario
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Tecnicamente un vero gioiello, "Nodo alla gola" affronta (e smonta)l'idea, in sè pericolosa, del superuomo di Nietsche, foriera (forse inconsapevole) di tante tragedie del '900. Non solo. Il grande Alfred ci fa vivere, dall'interno, la macabra messinscena dei due amici-assassini, rendendoci partecipi del proprio gusto (di autentico psicologo) per lo studio delle reazioni degli esseri umani nelle situazioni più angosciose. Il delitto, quindi, è il punto di partenza del film, ma l'ultima cosa ad interessare l'autore: sapremo (in seguito) pochissimo del giovane ucciso, non sapremo praticamente nulla del movente. Scopriremo, invece, tutto il resto, guidati dallo sguardo (e dall'intelletto) indagatorio di James Stewart (personificazione dello stesso regista), in un crescendo di tensione condita da impagabile humour.
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Tecnicamente un vero gioiello, "Nodo alla gola" affronta (e smonta)l'idea, in sè pericolosa, del superuomo di Nietsche, foriera (forse inconsapevole) di tante tragedie del '900. Non solo. Il grande Alfred ci fa vivere, dall'interno, la macabra messinscena dei due amici-assassini, rendendoci partecipi del proprio gusto (di autentico psicologo) per lo studio delle reazioni degli esseri umani nelle situazioni più angosciose. Il delitto, quindi, è il punto di partenza del film, ma l'ultima cosa ad interessare l'autore: sapremo (in seguito) pochissimo del giovane ucciso, non sapremo praticamente nulla del movente. Scopriremo, invece, tutto il resto, guidati dallo sguardo (e dall'intelletto) indagatorio di James Stewart (personificazione dello stesso regista), in un crescendo di tensione condita da impagabile humour. Straordinario.
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er cipolla
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lunedì 7 aprile 2008
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ah.....ma quali critiche!!!
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Nel settore "critica" di questo film, viene riportata da maurizio porro, più che altro la trama. Ora io mi chiedo, con che criterio possano stilare certe cose....mah
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(di salvador)
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marco e 91
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lunedì 24 marzo 2008
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straordinario
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Un film perfetto, quasi una prova teatrale.
Un vero diluvio di invenzioni registiche.
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gaetan 72
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mercoledì 6 febbraio 2008
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nodo alla gola di alfred hitchcock
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E' il mio Alfred preferito, forse anche il preferito di Claudia.Ancora una volta il Maestro è semplicemente strepitoso; soprattutto nel rendere teatrale, quindi familiare e vera, una storia di un cinismo assoluto. Gli attori sono tutti perfetti: dal grande James Stewart all'attrice che interpreta la governante. E non era certo facile per loro, viste le difficoltà tecniche dovute all'utilizzo di un unico piano sequenza (ma in realtà, al di là dei 7 stacchi per il cambio bobine esiste uno stacco ulteriore verso la fine). Da vedere e rivedere e da notare la finta New York che si vede dalla finestra e che va verso l'imbrunire.
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flegiàs tn
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martedì 4 dicembre 2007
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una metafora centrale del cinema hitchcockiano
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Film decisivo, film-esperimento, film-svolta, Nodo alla gola è tanto famoso quanto poco visto. Molti sanno che si tratta del paradigma del piano-sequenza, girato, senza effettuare tagli, con tutte riprese di 10 minuti ciascuna: utilizzando cioè solo il tempo di durata del caricatore, 300 metri di pellicola. Pochi, invece, immaginano che il film è dedicato allo smontaggio di un'idea nicciana e superomistica dell'«atto superfluo», allo psicodramma di un assassinio «ispirato» a Dostojewski, Gide e Poe. La superiorità «ideologica» e intellettuale dei due ricchi snob vuole arrogarsi il diritto di eliminare l'amico «insignificante», che vuole sposare un altro essere insignificante e che soprattutto vuole sposare una donna.
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Film decisivo, film-esperimento, film-svolta, Nodo alla gola è tanto famoso quanto poco visto. Molti sanno che si tratta del paradigma del piano-sequenza, girato, senza effettuare tagli, con tutte riprese di 10 minuti ciascuna: utilizzando cioè solo il tempo di durata del caricatore, 300 metri di pellicola. Pochi, invece, immaginano che il film è dedicato allo smontaggio di un'idea nicciana e superomistica dell'«atto superfluo», allo psicodramma di un assassinio «ispirato» a Dostojewski, Gide e Poe. La superiorità «ideologica» e intellettuale dei due ricchi snob vuole arrogarsi il diritto di eliminare l'amico «insignificante», che vuole sposare un altro essere insignificante e che soprattutto vuole sposare una donna. Il mosaico si compone a partire da questa piccola ma micidiale reazione a catena: applicazione di una teoria (ricorrente) alla pratica, più frustrazione amicale, più revanche omosessuale. La commedia teatrale su cui si basava il film si svolgeva in tempo reale, e l'azione non prevedeva i tradizionali intervalli; per ottenere sullo schermo l'effetto cronologico continuato, Hitchcock dovette pianificare i sia pur minimi spostamenti della macchina da presa ed «inventarsi» un metodo per non ricorrere al montaggio: facendo passare un personaggio davanti all'obiettivo per oscurarlo proprio nel momento preciso in cui la pellicola del caricatore finiva («Così c'era un primissimo piano sulla giacca di un personaggio e all'inizio della bobina successiva si riprendeva ancora col primissimo piano sulla sua giacca»).
Ci troviamo di fronte ad un'esemplare soluzione di problemi scenografici, squisitamente teatrali: tutto il film si svolge nell'ambito di un ingresso, un soggiorno e un angolo di cucina, e, sullo sfondo, una grande vetrata «apre» la prospettiva sul cielo e sui grattacieli newyorkesi. La natura sperimentale della produzione (per la prima volta, inoltre, Hitchcock lavorava col colore) significò un milione e mezzo di dollari in quanto a costi, aggravati da alcuni errori commessi dall'operatore (un tramonto arancione costrinse il regista a rifare le ultime cinque bobine) e dall'esorbitante compenso (300.000 dollari) pagato a James Stewart. Il pauperismo ambientale, insomma, si tramutò in palestra tecnica di primaria importanza cinematografica e industriale.
Ispirato ad un «caso» di cronaca nera di duraturo scalpore (il delitto Leopold-Loeb), Nodo alla gola esclude l'improvvisazione e s'affida ad un ritmo cadenzato, ad una fissità angosciosa che pietrifica a poco a poco la suspense in percorso obbligato alla perdizione. La gratuità del crimine e la sfida antisociale raggiungono una macabra durezza: nella cassapanca, che diventa il fulcro della messa in scena, giace il cadavere, cioè la sostanza blasfema e disumana del ragionamento; ma nel cocktail, affollato da ignari partecipanti, i bluffs di Brandon avvolgono il misfatto - la sua concretezza agghiacciante - in una rete indistruttibile di sofismi logici. Il doppiofondo morale degli studenti-boia fa «esplodere», in un certo senso;- l'innocente complicità del professor Cadell: il quale rinnega i propri postulati filosofici man mano che accetta le provocazioni dialettiche. Alle spalle di questo simposio, oscillante tra false apparenze e nette evidenze, la giornata trascorre da un assolato pomeriggio al crepuscolo alla notte, trapunta di luci metropolitane: paesaggio «finto» (come la normalità della situazione) ed insieme contrappunto dell'unità di tempo, di luogo e d'azione, nel segno stilistico della tragedia classica.
Per realizzare il film furono necessari solo diciotto giorni di riprese, ma Nodo alla gola è considerato addirittura metafora centrale del cinema hitchcockiano: pensiamo alla continuità della bobina di pellicola, srotolabile linearmente proprio come l'interminabile inquadratura, dai raccordi invisibili, che «contiene» la vicenda. Certo, l'opera di Sir Alfred è tutta giocata sulla frammentazione e sul virtuosismo del
montaggio (e Gli uccelli è l'antitesi esatta di Nodo alla gola), ma quest'esperienza spericolata serve benissimo a svelare il sostrato unitario e omogeneo, rigidamente «incatenato», di un racconto hitchcockiano.
Gli «eroi» del mortuario balletto sono John Dall e Farley Granger: due volti persino biechi nella loro liscia proprietà espressiva, nella loro eleganza, più che volgarmente omosessuale, viziosa. Al primo è affidato il compito di condurre praticamente il gioco, da croupier nichilista che tenta di barare al suo stesso tavolo; al secondo, uno show nevrotico di pause e di occhiate, culminate nella splendida scena in cui suona il piano per scaricare la tensione.
Una battuta del dialogo li inchioda definitivamente: «Voi scegliete spesso delle parole per il loro suono piuttosto che per il loro significato». James Stewart, all'esordio hitchcockiano, è ancora compresso da un understatement imperfetto: ma la sua intelligenza scenica gli permette un'andatura sorniona, sospesa tra ingenuità e determinazione, ed un surplus ironico solo apparentemente fuori registro. I suoi primi piani sono pour cause caratterizzati dalla curiosità, carta vincente in una comunità che, al massimo, concepisce sentimenti di sospetto e di preoccupazione. L'imprevedibilità delle situazioni è accentuata dalla sua presenza disinvolta; l'esito del puzzle, legato alla minaccia involontaria di cui è portatore.
Resta impresso di forza il climax finale, tipica partitura di corrispondenze ipnotiche: gli ospiti escono, Brandon e Charles sono frustati dallo squillo di telefono che annuncia il ritorno del professore, la verità è «pronunciata» («lui era migliore di voi...»), un colpo di pistola lacera l'aria della notte, le sirene della polizia squarciano finalmente la cappa paralizzante di una pace perversa. Nodo alla gola, con la sua catarsi sonora, stabilisce il trionfo della verità (del «fuori») sull'apparenza (del «dentro»).
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