paolp78
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domenica 1 novembre 2020
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avventura e disciplina militare
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Pellicola che utilizza ingenti mezzi per una eccitante e coinvolgente storia di avventura, che ha l'ulteriore pregio di descrivere l'America di metà settecento, prima della nascita degli Stati Uniti, quando i coloni erano ancora sudditi di Sua Maestà Britannica, sicché il film assolve anche ad un compito istruttivo-educativo oltre che offrire un piacevolissimo intrattenimento.
La regia è del grande King Vidor, espertissimo nella direzione di film di questo genere: anche in questo caso il maestro statunitense fa ottimo uso delle grandi risorse a sua disposizione, realizzando un'opera splendidamente riuscita, con sequenze di grande impatto visivo, su tutte si segnala quella dell'attacco al villaggio indiano, davvero memorabile.
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Pellicola che utilizza ingenti mezzi per una eccitante e coinvolgente storia di avventura, che ha l'ulteriore pregio di descrivere l'America di metà settecento, prima della nascita degli Stati Uniti, quando i coloni erano ancora sudditi di Sua Maestà Britannica, sicché il film assolve anche ad un compito istruttivo-educativo oltre che offrire un piacevolissimo intrattenimento.
La regia è del grande King Vidor, espertissimo nella direzione di film di questo genere: anche in questo caso il maestro statunitense fa ottimo uso delle grandi risorse a sua disposizione, realizzando un'opera splendidamente riuscita, con sequenze di grande impatto visivo, su tutte si segnala quella dell'attacco al villaggio indiano, davvero memorabile.
Apprezzabilissimo il modo in cui viene reso sullo schermo lo spirito di corpo del reggimento dei Rangers e l'importanza della disciplina militare.
La pellicola tiene bene per tutta la durata, avvincendo lo spettatore al quale vengono proposte continuamente nuove sfide ed ostacoli che devono essere superati dai Rangers; si innesta così un ottimo meccanismo che tiene desta l'attenzione e l'interesse del pubblico.
Molto bravo Spencer Tracy nel ruolo del Maggiore al comando dei Rangers, ruolo che il grande attore interpreta con una prova vigorosa e di grande mestiere, che convince fino in fondo. L'altro ruolo di rilievo è affidato a Robert Young, mentre Walter Brennan interpreta con la consueta maestria uno delle classiche parti di alleggerimento che lo hanno reso celebre.
La pellicola venne girata in Technicolor.
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samanta
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lunedì 6 gennaio 2020
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rogers e i ranger fantasia e realtà
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E' un ottimo film di avventure ambientato nel 1754 al tempo delle guerre tra francesi e inglesi per la conquista dell'America del Nord. La storia tratta da un romanzo storico di Kenneth Roberts (solo la prima parte), riguarda vicende e fatti reali in particolare la figura del maggiore Rogers nativo americano che costitui un reparto c.d. rangers inquadrati nell'esercito britannico e che fece numerose imprese contro i francesi e i loro alleati indiani.
Trama: il giovane Langdon (Robert Young (attore che ebbe discreta fama negli anni '30 e '40: Il molto onorevole Mr. Pulham, Odio implacabile) ritorna a Portsmouth, espulso per sua impertinenza dall'Università di Harvard, vorrebbe dedicarsi alla pittura, ma ha problemi con la giustizia perché critica le autorità britanniche, fugge con l'aiuto dell'amico Hunk (Walter Brennan uno dei migliori caratteristi di Hollywood basti citare: Un dollaro di onore e Fiume rosso), incontra il maggiore Rogers (Spencer Tracy) che con inganno li arruola nel suo reparto di ranger.
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E' un ottimo film di avventure ambientato nel 1754 al tempo delle guerre tra francesi e inglesi per la conquista dell'America del Nord. La storia tratta da un romanzo storico di Kenneth Roberts (solo la prima parte), riguarda vicende e fatti reali in particolare la figura del maggiore Rogers nativo americano che costitui un reparto c.d. rangers inquadrati nell'esercito britannico e che fece numerose imprese contro i francesi e i loro alleati indiani.
Trama: il giovane Langdon (Robert Young (attore che ebbe discreta fama negli anni '30 e '40: Il molto onorevole Mr. Pulham, Odio implacabile) ritorna a Portsmouth, espulso per sua impertinenza dall'Università di Harvard, vorrebbe dedicarsi alla pittura, ma ha problemi con la giustizia perché critica le autorità britanniche, fugge con l'aiuto dell'amico Hunk (Walter Brennan uno dei migliori caratteristi di Hollywood basti citare: Un dollaro di onore e Fiume rosso), incontra il maggiore Rogers (Spencer Tracy) che con inganno li arruola nel suo reparto di ranger. Il maggiore Rogers ha il compito di vendicare i massacri compiuti dagli indiani Abenaki alleati dei francesi e di colpire la loro base presso il villaggio di S. Francis. La missione dopo un viaggio periglioso viene compiuta ma il ritorno inseguiti dagi indiani sarà ancora piu arduo con molti ranges che cadono (tra l'altro la fuga ha analogie con l'episodio dei ranger inseguiti dagli indiani in Tamburi lontani). I rangers vengono poi recuperati dalle truppe britanniche e Langdon ritorno alla sua vocazione di pittore con la sua fidanzata Elisabeth, mentre Rogers prepara la spedizione per cercare il famoso Passaggio a Nord Ovest (che costituisce la seconda parte del romanzo, ma i produttori decisero di non fare il sequel).
Un commento sul film e sulla verità storica. Il film ha la regia di King Vidor un noto e valido regista americano con una carriera di 50 anni nel cinema, prima muto e poi sonoro ((Duello al sole, Guerra e Pace, Salomone e la regina di Saba), cominciata nel 1915, la direzione è abile, ben realizzate le scene di guerra, delineate con cura le personalità dei diversi personaggi, l'attacco all'accampamento indiano e alla fortezza francese è da manuale, cosi è suggestiva la fuga inseguiti dagli Abenaki inferociti e le crudeltà e gli eccessi (da entrambe le parti). Il film del 1940 è a colori con una bella fotografia e dei bei paesaggi, il finale sembra un pò tronco quasi a prevedere un sequel che mai fu realizzato, ottima poi la recitazione di Spencer Tracy e bravi gli altri comprimari. Ovviamente la realtà storica fu un pò diversa , il maggiore Rogers che viene presentato come un campione dell'americanismo contro i superbi inglesi, nella realtà scoppiata la rivoluzione combattè nelle file degli inglesi fatto che destò scalpore stante la sua fama, specie per l'impresa contro gli Abenati. D'altra parte è una parte della storia quasi nascosta dagli americani, che una folta parte della popolazione (forse la maggioranza) era a favore del Re, solo la violenza e la fuga in Canada di molti nativi delle colonie diede un popolo a grande maggioranza a favore dell'indipendenza. Questo nel libro di Roberts non viene nascosto come gli aspetti oscuri della figura di Rogers che viene descritto (come era in realtà ) come un uomo disinvolto: fregò la fidanzata a Langdon e si riempì di debiti.
In conclusione un bel film di avventura ben diretto e ben interpretato che a distanza di 80 anni si vede volentieri.
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domenico rizzi
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martedì 4 marzo 2014
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difficile fermare chi ha un'idea
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Biografia romanzata del leggendario maggiore Robert Rogers (1731-1795) comandante dei Queen's Rangers vestiti di verde dell'esercito britannico. Realistico e ben curato sia nelle riprese esterne quanto negli interni, si avvale della professionalità di Spencer Tracy (Rogers) Robert Young e Walter Brennan e ad un esame superficiale si potrebbe tranquillamente considerarlo un film maschilista - basti vedere come il protagonista tratta le donne bianche rapite dagli Indiani - fascista e apertamente razzista, insistendo quasi ossessivamente sulla narrazione di tutte le atrocità commesse dalla tribù algonchina degli Abenaki (peraltro spesso vere). Il contesto è quello della Guerra dei Sette Anni, nella quale l'Inghilterra prevalse infine sulla Francia sottraendole il Canada e molte altre colonie.
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Biografia romanzata del leggendario maggiore Robert Rogers (1731-1795) comandante dei Queen's Rangers vestiti di verde dell'esercito britannico. Realistico e ben curato sia nelle riprese esterne quanto negli interni, si avvale della professionalità di Spencer Tracy (Rogers) Robert Young e Walter Brennan e ad un esame superficiale si potrebbe tranquillamente considerarlo un film maschilista - basti vedere come il protagonista tratta le donne bianche rapite dagli Indiani - fascista e apertamente razzista, insistendo quasi ossessivamente sulla narrazione di tutte le atrocità commesse dalla tribù algonchina degli Abenaki (peraltro spesso vere). Il contesto è quello della Guerra dei Sette Anni, nella quale l'Inghilterra prevalse infine sulla Francia sottraendole il Canada e molte altre colonie. Per quanto il film sembri esagerato in alcuni passaggi, bisogna riconoscere che la personalità di Rogers corrisponde a quella della finzione filmica di uomo duro, inflessibile con i suoi uomini come con se stesso, fedele alla corona ad ogni costo e spietato verso i suoi nemici. In più, era anche un formidabile bevitore e un rissoso frequentatore di taverne. Volendo sottilizzare, il titolo appare improprio, perchè la spedizione alla ricerca del mitico passaggio a Nord-Ovest (che avrebbe dovuto condurre fino al Giappone passando a settentrione della Baia di Hudson) appartiene alle scene finali del lavoro cinematografico, tutto incentrato su una missione contro i Francesi (che non si vedono mai, se non da lontano) e i loro alleati Abenaki. Che il film sia retorico è comprensibile e giustificato dal particolare momento in cui venne girato (nell'Idaho), quando la Germania di Hitler minacciava ormai l'intera Europa e compiva frequenti azioni di disturbo nell'Atlantico contro il naviglio statunitense. King Vidor non fece altro che risvegliare il patriottismo americano, stimolando le virtù guerriere dell'uomo della Vecchia Frontiera e mostrando le difficoltà quasi insormontabili che la conquista del nuovo mondo aveva richiesto. Per questo le accuse di "fascismo" sono prive di senso: "Passaggio a Nord-Ovest" è semmai un film fortemente nazionalista, ma non è una novità che il termine "fascista" venga usato spesso a sproposito anche nel cinema. In secondo luogo, non ha fondamento il sospetto che il film di Vidor sia "razzista". Il regista non ha fatto altro che trasferire sullo schermo i veri sentimenti della gente dell'America coloniale del XVIII secolo nei confronti dei nativi, che non erano quasi mai amichevoli. Infine, se il trattamento delle ex squaw bianche degli Abenaki può apparire brutale, anch'esso rientra nel modo di giudicare - secondo la mentalità dell'epoca - le donne costrette a subire l'unione con un Pellerossa, una discriminazione che sopravviverà anche in epoche più moderne. Come dimostra John Ford in "Cavalcarono insieme", una bianca che sia stata, seppure controvoglia, la moglie di un Indiano, è una donna bollata per sempre dalla società perbenista. "Passaggio a Nord-Ovest" è uno dei film più reclamizzati della storia del cinema western, ma i suoi incassi furono di poco superiori alle somme investite per realizzarlo. Candidato all'Oscar nel 1941, fu battuto da "Il ladro di Bagdad". Rimane comunque una pietra miliare fra i western celebrativi del periodo coloniale.
Domenico Rizzi, scrittore.
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contrammiraglio
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giovedì 2 gennaio 2014
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la forza della volontà
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Qualunque cosa si possa scrivere, sarebbe diminutiva quindi scrivo l'unica fesseria possibile: film così purtroppo non si fanno più.
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antonio2011
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martedì 3 gennaio 2012
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capolavoro
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Passaggio a nord ovest è uno dei capolavori dei film d'avventura di tutti i tempi e non si può dare 4 stelle si deve dare 5 stelle non vedo proprio cosa ci sia da ridire.
5 Stars c'è da correggere la recensione ufficiale.
Grazie
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attilio
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mercoledì 3 dicembre 2008
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uno splendido finale.
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Conta molto, a mio parere, il finale in un film.
Se la storia ti prende e i personaggi sembrano veri, una bella chiusura lascerà nel tuo cuore la nostalgia per un mondo dove hai vissuto quel poco che sembra una vita, e che ora stai per lasciare.
"Passaggio a nordovest" finisce così: i boschi, i fiumi, la natura selvaggia ed estrema si allontanano nel ricordo e svaniscono come la silhouette del maggiore Rogers, il quale alza il braccio per l'ultima volta, in segno di saluto, e valica il dosso del sentiero che conduce verso il tramonto.
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james
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mercoledì 2 aprile 2008
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western con sfumature belliche
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Bel film che tratta con maturità il tema del potere della natura e quello dell'importanza degli ideali.
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