Il film racconta la storia del commissario sovietico Ninotchka Yakushova (Greta Garbo) in missione a Parigi per controllare l'operato di tre "compagni" inviati per vendere i gioielli requisiti ad aristocratici in seguito all'avvento del regime comunista. Naturalmente la rigida commissaria, arrivata a Parigi se ne innamora di questo nuovo e sconosciuto mondo, come si innamora di un bel parigino (Melvyn Douglas). Vendere i gioielli diventa più difficile in seguito al fatto che la legittima proprietaria, esiliata nella capitale francese, ne rientra in possesso, ingaggiando una causa con il nuovo regime sovietico impersonato da Ninotchka. Il film è uno star vehicle per Greta Garbo, che approda in questo modo, dopo tanti melò, alla commedia sofisticata. Tutto sommato non è un granchè, perchè la storia è esile esile, indecisa tra il registro comico e quello sentimentale. La Garbo ha sempre una presenza luminosa, ma forse, nonostante tutto, non c'è granchè altro. Una piccola partecipazione per Bela Lugosi. Non ci si aspetta un'analisi storica precisa, e forse solo questo può giustificare una manicheista rappresentazione del comunismo raccontata da un americano: i russi, abituati ad un regime che li opprime, appena in contatto con la libertà di una democrazia, ne vengono subito "corrotti" e corretti....
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antonio montefalcone
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mercoledì 8 gennaio 2014
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e invece è un lubitsch notevole: un capolavoro!
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“Ninotchka”, il capolavoro di Lubitsch, ritorna nelle sale dopo 75 anni. Da un racconto di Charles Brackett e scritto tra gli altri anche da Billy Wilder, è la commedia più famosa del regista, soprattutto per il ruolo di Greta Garbo che in questo film si trasforma da donna triste, divina ed eterea a donna umana, lasciandosi andare a sonore risate liberatorie per la 1^ volta nella sua carriera. Della pellicola si gode il “Lubitsch Touch”: la consueta grazia ed eleganza stilistica, la cura formale, la raffinatezza della messinscena, il ritmo, il fascino di location e atmosfere. Il regista gioca con difetti e debolezze dei personaggi, puntualmente ribaltati: dal principio respinti e criticati, alla fine accettati, perché visti sotto una nuova luce, quella del desiderio più intimo e umano.
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“Ninotchka”, il capolavoro di Lubitsch, ritorna nelle sale dopo 75 anni. Da un racconto di Charles Brackett e scritto tra gli altri anche da Billy Wilder, è la commedia più famosa del regista, soprattutto per il ruolo di Greta Garbo che in questo film si trasforma da donna triste, divina ed eterea a donna umana, lasciandosi andare a sonore risate liberatorie per la 1^ volta nella sua carriera. Della pellicola si gode il “Lubitsch Touch”: la consueta grazia ed eleganza stilistica, la cura formale, la raffinatezza della messinscena, il ritmo, il fascino di location e atmosfere. Il regista gioca con difetti e debolezze dei personaggi, puntualmente ribaltati: dal principio respinti e criticati, alla fine accettati, perché visti sotto una nuova luce, quella del desiderio più intimo e umano. Una fenomenologia del desiderio tra parole, movimenti e gesti dei corpi, travestimenti e nascondimenti. E Léon alla fine rappresenta proprio ciò che più desidera Ninotchka: amore e leggerezza di vita…
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antonio montefalcone
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mercoledì 8 gennaio 2014
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e invece è un capolavoro! un notevole film.
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“Ninotchka”, il capolavoro di Lubitsch, ritorna nelle sale dopo 75 anni. Da un racconto di Charles Brackett e scritto tra gli altri anche da Billy Wilder, è la commedia più famosa del regista, soprattutto per il ruolo di Greta Garbo che in questo film si trasforma da donna triste, divina ed eterea a donna umana, lasciandosi andare a sonore risate liberatorie per la 1^ volta nella sua carriera. Della pellicola si gode il “Lubitsch Touch”: la consueta grazia ed eleganza stilistica, la cura formale, la raffinatezza della messinscena, il ritmo, il fascino di location e atmosfere. Il regista gioca con difetti e debolezze dei personaggi, puntualmente ribaltati: dal principio respinti e criticati, alla fine accettati, perché visti sotto una nuova luce, quella del desiderio più intimo e umano.
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“Ninotchka”, il capolavoro di Lubitsch, ritorna nelle sale dopo 75 anni. Da un racconto di Charles Brackett e scritto tra gli altri anche da Billy Wilder, è la commedia più famosa del regista, soprattutto per il ruolo di Greta Garbo che in questo film si trasforma da donna triste, divina ed eterea a donna umana, lasciandosi andare a sonore risate liberatorie per la 1^ volta nella sua carriera. Della pellicola si gode il “Lubitsch Touch”: la consueta grazia ed eleganza stilistica, la cura formale, la raffinatezza della messinscena, il ritmo, il fascino di location e atmosfere. Il regista gioca con difetti e debolezze dei personaggi, puntualmente ribaltati: dal principio respinti e criticati, alla fine accettati, perché visti sotto una nuova luce, quella del desiderio più intimo e umano. Una fenomenologia del desiderio tra parole, movimenti e gesti dei corpi, travestimenti e nascondimenti. E Léon alla fine rappresenta proprio ciò che più desidera Ninotchka: amore e leggerezza di vita…
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