matteobettini15gennaio
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venerdì 27 aprile 2018
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l'archetipo dei 'gangster movies'
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Chicago, fine anni '20. Tony Camonte, interpretato da un Paul Muni in stato di grazia, è un piccolo gangster, dai modi brutali ma efficaci e ossessionato oltremisura dal potere. In pochissimo tempo, grazie alla sua determinazione e alla sua spregiudicatezza, scala tutti i gradini della mala fino a diventare uno dei boss del traffico di alcolici (la pellicola è ambientata nel pieno del proibizionismo: chi, all'epoca, smerciava alcolici faceva affari d'oro). Tony, però, nel suo intimo nutre pure una passione morbosa, ai limiti dell'incesto, per sua sorella Cesca (Ann Dvorak, brava). Così, dopo aver anche rubato la donna del suo precedente capo Johnny Lovo (Osgood Perkins che, sempre per mano di Tony, o meglio del suo braccio destro Gino Rinaldo (George Raft, molto calibrato e che, anni dopo, parodierà ruolo e tic - il lancio della monetina - del suo personaggio in 'A qualcuno piace caldo'), farà una brutta fine), Poppy (Karen Morley, bella e brava), si ritroverà nel suo bunker-abitazione assediato dalla polizia.
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Chicago, fine anni '20. Tony Camonte, interpretato da un Paul Muni in stato di grazia, è un piccolo gangster, dai modi brutali ma efficaci e ossessionato oltremisura dal potere. In pochissimo tempo, grazie alla sua determinazione e alla sua spregiudicatezza, scala tutti i gradini della mala fino a diventare uno dei boss del traffico di alcolici (la pellicola è ambientata nel pieno del proibizionismo: chi, all'epoca, smerciava alcolici faceva affari d'oro). Tony, però, nel suo intimo nutre pure una passione morbosa, ai limiti dell'incesto, per sua sorella Cesca (Ann Dvorak, brava). Così, dopo aver anche rubato la donna del suo precedente capo Johnny Lovo (Osgood Perkins che, sempre per mano di Tony, o meglio del suo braccio destro Gino Rinaldo (George Raft, molto calibrato e che, anni dopo, parodierà ruolo e tic - il lancio della monetina - del suo personaggio in 'A qualcuno piace caldo'), farà una brutta fine), Poppy (Karen Morley, bella e brava), si ritroverà nel suo bunker-abitazione assediato dalla polizia. Proprio in compagnia di sua sorella Cesca. I due, come agognato disperatamente da Tony per praticamente tutto il film, cadranno insieme. Lui, però, in modo completamente diverso dai modi spavaldi su cui ha impiantato la propria esistenza. Sono davvero numerosi i momenti, le inquadrature e le scene che 'Scarface' riserva allo spettatore. In particolare, il lungo piano sequenza iniziale, in cui si ode soltanto il fischio di Camonte. Che, in un chiaroscuro formidabile, si appresta a far fuori il vecchio boss; o, anche, la scena conclusiva, quando Tony, ormai in punto di morte, si trascina al di fuori della sua abitazione e, prima di stramazzare al suolo, rivolge un'ultima occhiata al 'motto' che lo ha ossessionato per tutta la vita: "Il mondo è tuo". Dato che, almeno nelle intenzioni, regista e produttori volevano realizzare una pellicola incentrata sulla famiglia Capone (come se i suoi componenti fossero i Borgia di Chicago), fin dalle primissime scene si respira un'atmosfera cupa, intrisa di morte, polvere da sparo, fatalismo ineluttabile. Tra il cast si nota anche Boris Karloff, nei paqnni di uno dei boss rivali della banda di Tony, subito dopo il grande successo riscosso con 'Frankenstein', del 1931. IKl remake del 1983 diretto da Brian De Palma, con un immenso Al Pacino ni panni del protagonista, è dedicato al regista Howard Hawks. In definitiva, 'Scarface' è davvero un ottimo film.
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julien sorel
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venerdì 12 febbraio 2010
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face to scarface
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Probabilmente film capostipite tra quelli appartenenti al genere, ormai nutrito, del gangster-movie, punto di partenza di quel filone che negli anni è andato arricchendosi notevolmente. Prima pellicola importante per Hawks, il quale ancora acerbo, riesce comunque a dirigerne sapientemente la regia, evidenziando quelle doti che in futuro lo renderanno un importante autore del cinema . La storia è basata verosimilmente sulla vita del gangster Al Capone, vertice massimo della criminalità organizzata della Chicago anni '20. Figura assai popolare e iconografica, a tratti quasi mistica, fondò il suo impero durante il periodo proibizionista agendo con spietatezza e ferocia. Nel film, Capone, mutato in Tony Camonte, durante gli anni del proibizionismo, intraprende la scalata verso il controllo della criminalità, dapprima come braccio destro del Boss Johnny Lovo, successivamente invece come unico esponente, dopo ever eliminato egli stesso quest'ultimi.
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Probabilmente film capostipite tra quelli appartenenti al genere, ormai nutrito, del gangster-movie, punto di partenza di quel filone che negli anni è andato arricchendosi notevolmente. Prima pellicola importante per Hawks, il quale ancora acerbo, riesce comunque a dirigerne sapientemente la regia, evidenziando quelle doti che in futuro lo renderanno un importante autore del cinema . La storia è basata verosimilmente sulla vita del gangster Al Capone, vertice massimo della criminalità organizzata della Chicago anni '20. Figura assai popolare e iconografica, a tratti quasi mistica, fondò il suo impero durante il periodo proibizionista agendo con spietatezza e ferocia. Nel film, Capone, mutato in Tony Camonte, durante gli anni del proibizionismo, intraprende la scalata verso il controllo della criminalità, dapprima come braccio destro del Boss Johnny Lovo, successivamente invece come unico esponente, dopo ever eliminato egli stesso quest'ultimi. Omicidi incalzanti e scellerati, consolidano il suo potere monopolizzando il controllo sul mercato dell'Alcool. Il dominio divenuto oramai assoluto però, si conclude tragicamente : accecato dalla gelosia, Camonte uccide il suo braccio destro , Guino Rinaldo, sparandolo freddamente dopo aver sorpreso lui e la propria sorella assieme. Tragicamente, dopo l'uccisione, apprende dalla stessa sorella che da li a poco i due si sarebbero sposati. Abbattuto e vulnerabile, braccato dalla polizia accorsa in seguito all'omicidio, Camonte tenta disperatamente di resistere rifugiandosi insieme alla sorella all'interno di una sua stanza blindata, senza ruiscire però a sottrarsi all'ineluttabilità del destino. Il film subì anzitempo parecchi reclami da parte della censura, tanto che il regista oltre a girare tre diversi finali, limitò di molto il suo intenzionale sviluppo della trama, in particolare il rapporto fratello-sorella, ritenuto allora dalla critica fuori luogo e di cattivo gusto. Carico di ritmo e azione, ricco di simbolismi e teatralità, Scarface rappresentò e tuttora rappresenta un modello cinematografico, scandito dal ritmo cruento degli omicidi e dalla morbosa bramosia di potere. Possiamo dare a questa pellicola, il merito prettamente stilistico, di aver idealizzato e raffigurato quelli che poi in seguito, son divenuti stereotipi e canovaccio di un genere e di un modello, quello del gangster, più volte ripreso e utilizzato dal cinema. Ricercati e accurati i profili dei vari personaggi, risalta in particolare l'intento del regista di descrivere non tanto la criminalità di quel periodo, quanto la figura peculiare di Camonte, uomo sfrontato e sfacciato, aduso alla legge del più forte, egoista e megalomane, affascinato degli istinti umani meno nobili, fortemente attratto dall'eros tanto da tracimare nell'incestuosità. A differenza del vero Capone, nel film Camonte termina il suo apogeo a causa e per colpa della sua stessa natura egoistica e psicologicamente fragile. L'azione frenetica della pellicola glissa solo nel finale, lasciando spazio a sequenze di richiamo tragico-drammatico : il personaggio prima forte e coraggioso, cede alle sue paure e affoga nei suoi rimorsi, distrutto emotivamente si rifugia nell'assurdo e impossibile amore della sorella. Ottime le interpretazioni degli attori ,in particolare Muni, curate le immagini e la regia, si può affermare tranquillamente che Scarface, al di là di tributi e remake, rimane un film unico nel suo genere.
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il cinefilo
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martedì 1 giugno 2010
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una summa dei gangster movie
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TRAMA:Il film è ambientato a Chicago negli anni venti e racconta l'ascesa al potere tra le gang criminali di Tony Camonte(l'attore è Paul Muni e il suo personaggio è ispirato alla figura di Al Capone)attraverso una lunga catena di omicidi e di scontri tra bande rivali.
RECENSIONE:Howard Hawks,con questo film,si è confermato essere un grande regista americano(brian De Palma ha realizzato un remake di questa pellicola interessante ma decisamente inferiore qualitativamente).
La bravura di H.Hawks e dei quattro sceneggiatori viene messa in "risalto"per merito non soltanto delle mirabolanti scene di violenza(ancora avvincenti malgrado il film è stato realizzato nel 1932)ma grazie anche alle varie caratterizzazioni dei personaggi(da Tony Camonte a Johnny Lovo fino alla sorella Cesca)che sono tutte particolarmente riuscite e "dirette" magistralmente.
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TRAMA:Il film è ambientato a Chicago negli anni venti e racconta l'ascesa al potere tra le gang criminali di Tony Camonte(l'attore è Paul Muni e il suo personaggio è ispirato alla figura di Al Capone)attraverso una lunga catena di omicidi e di scontri tra bande rivali.
RECENSIONE:Howard Hawks,con questo film,si è confermato essere un grande regista americano(brian De Palma ha realizzato un remake di questa pellicola interessante ma decisamente inferiore qualitativamente).
La bravura di H.Hawks e dei quattro sceneggiatori viene messa in "risalto"per merito non soltanto delle mirabolanti scene di violenza(ancora avvincenti malgrado il film è stato realizzato nel 1932)ma grazie anche alle varie caratterizzazioni dei personaggi(da Tony Camonte a Johnny Lovo fino alla sorella Cesca)che sono tutte particolarmente riuscite e "dirette" magistralmente.
Il film può trovare i suoi"brutali"punti di forza nella inquietante rappresentazione di una città dominata dal crimine organizzato e nella raffigurazione del comportamento possessivo e quasi incestuoso di Tony Camonte con la sorella(anche lei "vittima" della sete di potere del fratello)e,per questi motivi,considero SCARFACE di Howard Hawks una "tappa" importante consigliabile ad altri cinefili come il sottoscritto.
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great steven
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venerdì 23 novembre 2018
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ascesa e fallimento del capo di una gang.
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SCARFACE – LO SFREGIATO (USA, 1932) diretto da HOWARD HAWKS. Interpretato da PAUL MUNI, ANN DVORAK, GEORGE RAFT, BORIS KARLOFF, KAREN MORLEY, VINCE BARNETT, OSGOOD PERKINS
Nella Chicago degli anni 1920 Tony Camonte, gangster italoamericano nato a Brooklyn da genitori, barbiere e lavandaia, entrambi di origine campana, spalleggiato dal fido alleato Gino Rinaldo, elimina il vecchio boss Luis Costello per conto di una banda rivale, diventando così il braccio destro del capomafia Johnny Lovo. Al termine d’una raffica di attentati ed estorsioni in serie compiuti per conto di Lovo, Tony toglie di mezzo anch’egli, trasformandosi dunque nell’imperatore incontrastato di Chicago.
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SCARFACE – LO SFREGIATO (USA, 1932) diretto da HOWARD HAWKS. Interpretato da PAUL MUNI, ANN DVORAK, GEORGE RAFT, BORIS KARLOFF, KAREN MORLEY, VINCE BARNETT, OSGOOD PERKINS
Nella Chicago degli anni 1920 Tony Camonte, gangster italoamericano nato a Brooklyn da genitori, barbiere e lavandaia, entrambi di origine campana, spalleggiato dal fido alleato Gino Rinaldo, elimina il vecchio boss Luis Costello per conto di una banda rivale, diventando così il braccio destro del capomafia Johnny Lovo. Al termine d’una raffica di attentati ed estorsioni in serie compiuti per conto di Lovo, Tony toglie di mezzo anch’egli, trasformandosi dunque nell’imperatore incontrastato di Chicago. Sarà solo l’amore a metterlo nel sacco e restituirgli la pariglia: morbosamente affezionato alla sorella minore Cesca, non appena scopre una tresca fra lei e Rinaldo, non esiterà a uccidere quest’ultimo, attirandosi addosso la polizia che lo taglieggia e tiene d’occhio da parecchio tempo. Tony e Cesca vengono pertanto ammazzati dalle forze dell’ordine in un conflitto a fuoco, non prima d’aver manifestato la propria passione incestuosa. Si conclude così la scalata al potere del numero uno della criminalità organizzata di Chicago, liquidata rovinosamente da un errore commesso per eccesso di gelosia. Ben Hecht, valido sceneggiatore hollywoodiano, si ispirò per quest’opera, caposaldo e capostipite del gangster-movie insieme a Piccolo Cesare (1930) di Mervyn LeRoy, alla vicenda di Al Capone (Alphons Gabriel Capone, 1899-1947). Eppure v’è qualche sostanziale differenza. Primo: Tony Camonte non viene arrestato per evasione fiscale e perisce dopo una violenta pistolettata, non in carcere. Secondo: Hawks (che non a caso disse: «Scarface – Lo sfregiato è la vera storia di Al Capone, ma io non intendevo fare un film di gangster, bensì descrivere la famiglia Capone come se si trattasse dei Borgia di Chicago») volle raffigurare nel personaggio una sorta di principe dei tempi moderni, al di sopra di qualunque morale. Infatti Tony, malgrado i tentativi amorosi ripetuti nei confronti della maliarda Poppy, è legato da un amore non certo fraterno a Cesca, e il suo declino inizia quando il boss self-made-man fa fuori il proprio luogotenente, che in effetti s’è sposato il giorno prima con Cesca, ma non era tecnicamente responsabile di un reale tradimento nei confronti del suo diretto superiore. Impressionante il finale: Tony e Cesca rispondono sghignazzando al fuoco della polizia finché il riso non si tramuta in pianto quando gli agenti introducono nella stanza dove i due si son barricati i lacrimogeni, mentre la donna viene assassinata. Massacrato dalla censura dell’epoca che ne ritardò l’uscita per un intero biennio imponendo un preambolo moraleggiante, il film di Hawks, oltre a fondare di sana pianta il sopracitato genere che da allora trovò ampia popolarità a Hollywood, fa convivere i cliché dello stesso convergendo elementi quali le automobili, i mitra, le pupe e le radici italiche, con caratteri particolari (la megalomania e l’erotismo incestuoso del protagonista e la corte di corrotti ed abietti che lo circonda, proprio come un principe machiavellico in un Rinascimento trasportato negli USA degli Anni Ruggenti). Girato nel 1931, già con piena padronanza del sonoro, anche per via dei guai con la censura, Hawks (anche produttore) girò tre finali. Fra i gangster-movie è forse il più celebre, indubbiamente una delle relative vette eccelse. Quali caratteristiche lo distinguono dagli altri? Non la furia saettante del ritmo, né la ricca galleria dei personaggi, né la vigoria plastica delle immagini e tantomeno la mancanza di scorie sentimentali. La vera ragione della sua eccezionalità è da ricercarsi nella sua natura di dramma che aspira a diventare tragedia, nel passaggio dal "patetico" del primo al "sublime" della seconda. Da un romanzo (1930) di Armitage Trail (nome reale: Maurice Coons), sceneggiato da Hecht con altri quattro scrittori – fra cui W. R. Burntt – e più volte ricorretto dal regista. Co-prodotto da Howard Hughes che impose il sottotitolo moralistico (La vergogna di una nazione) per zittire la censura e le organizzazioni patriottiche dei benpensanti. Nel libro il cognome di Tony Camonte è Guarino. Rifatto nel 1983 da Brian De Palma con Al Pacino nello stesso ruolo di P. Muni. Di tutto rispetto le interpretazioni, a partire da un Muni alle prese con le sue manie vanagloriose che poi gli si ritorcono contro in quanto autodistruttive, per poi proseguire con un G. Raft che incarna il luogotenente col vezzo di lanciare in aria una moneta, un’A. Dvorak nei panni della sorella ribelle e corteggiata da più uomini, un B. Karloff perfetto nel recitare la parte dell’agente Tom Gaffney (colui che conduce l’inchiesta che porterà alla sconfitta di Camonte) e un funzionale O. Perkins abilissimo nelle rimostranze che il boss costantemente in pericolo d’agguato Johnny Lovo rivolge all’uomo spietato che lo surclasserà.
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paolp78
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domenica 5 giugno 2022
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impossibile oscurarlo
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Gangster movie leggendario che conta un remake altrettanto mitico, tanto da essere divenuto un cult a sua volta.
La versione originale risale ai primi anni ’30; la pellicola, come altri film di quegli anni, porta sul grande schermo una problematica effettiva dell’America metropolitana del tempo, quella della dilagante criminalità organizzata.
L’impianto della sceneggiatura è lo stesso che ritroviamo, con qualche significativa aggiunta, nel capolavoro di De Palma di circa 50 anni dopo e funziona davvero benissimo costituendo uno dei punti di forza del film con la pregevole varietà di personaggi e gli intriganti intrecci di vario genere che si sviluppano tra loro.
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Gangster movie leggendario che conta un remake altrettanto mitico, tanto da essere divenuto un cult a sua volta.
La versione originale risale ai primi anni ’30; la pellicola, come altri film di quegli anni, porta sul grande schermo una problematica effettiva dell’America metropolitana del tempo, quella della dilagante criminalità organizzata.
L’impianto della sceneggiatura è lo stesso che ritroviamo, con qualche significativa aggiunta, nel capolavoro di De Palma di circa 50 anni dopo e funziona davvero benissimo costituendo uno dei punti di forza del film con la pregevole varietà di personaggi e gli intriganti intrecci di vario genere che si sviluppano tra loro.
La regia è affidata al grande Howard Hawks affiancato dal meno noto Richard Rosson; la cifra stilistica risiede nella strepitosa gestione delle luci che permette di realizzare scene indimenticabili e molto suggestive come quella in cui il protagonista va a prelevare la donna del boss, appena liquidato, che diventa dal quel momento la sua.
Ottima anche la direzione tecnica delle scene d’azione (sparatorie ed inseguimenti in auto), che sono messe in scena con un’efficacia sbalorditiva, tenuto conto di quanto sia datata l’opera.
Altro punto di eccellenza è l’interpretazione di Paul Muni; il grande attore si conferma uno straordinario istrione con un’interpretazione splendidamente espressiva con cui si ruba la scena. Si ricordano poi George Raft nella parte del braccio destro del protagonista e Boris Karloff a cui, come al solito, viene assegnata la parte del cattivo (in questo caso il gangster rivale).
A differenza che nel rifacimento di De Palma, sono previste scene di alleggerimento comico affidate principalmente al buffo scagnozzo del protagonista (parte ricoperta dallo sconosciuto Vince Barnett), di cui si segnalano le buffe gag che lo vedono alle prese con l’apparecchio telefonico.
La bellissima colonna sonora del remake non c’è e l’assenza si nota, ma non ci si poteva aspettare nulla di diverso da una pellicola che risale ad un’epoca in cui la gestione delle musiche era assai lontana rispetto a quella del cinema più moderno a cui siamo abituati.
Oggigiorno la versione più recente di De Palma è nettamente la più conosciuta, tuttavia l'opera originaria non è stata oscurata, restando comunque una pietra miliare del grande cinema americano di genere.
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