Un film contro l'ipocrisia che incrocia il teatro con il cinema degli albori. Disponibile - grazie a Ermitage - con un'iscrizione a MYmovies ONE.
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di Giancarlo Zappoli
Un giovane attore scopre che l’anziano nonno, istigato dalla governante che vuole impossessarsi dei suoi averi mostrando di essergli affezionata, sta per diseredarlo. Riesce quindi a fargli vedere in casa un film che ha come soggetto “Tartufo” di Molière. Spera così di aprirgli gli occhi sulla realtà.
Murnau decide di portare sullo schermo l’opera non limitandosi a riproporre il testo moleriano ma volendo valorizzare il mezzo che intende utilizzare e cioè quello che ancora veniva chiamato con un vocabolo esteso: cinematografo. Vuole mostrare come il relativamente nuovo mezzo di comunicazione possa addirittura giungere nelle case per favorire un’apertura mentale che agli ipocriti non piace.
Si noti poi come il cinema stia sempre più raffinando il proprio linguaggio: il dettaglio delle calzature abbandonate in disordine dalla governante e poi rimesse a posto dal nipote racconta due modi di essere e di concepire la vita con la solo apparente semplicità di uno sguardo che è invece profondo.