Adelio Ferrero
Cinema Nuovo
Stroheim lavora sul "genere" (l'operetta e Lehar, in questo caso) con una meticolosità e un estro (le due facce del suo preteso "naturalismo") produttivi e geniali.
Innanzitutto, egli fa affiorare, restituisce, il "milieu" macabro-grottesco ché il "genere"' ha ormai cristallizzato, attraverso la serie delle infinite ma unilaterali stilizzazioni, in un canone fruitivo edulcorato e rassicurante.
Il principe Mirko è una forma vuota, disarticolata marionetta che si muove con la goffaggine e l'insicurezza di un uccellaccio notturno, di un trampoliere sgraziato: il sorriso malevolo e velenoso rivela una traccia di agonizzante ottusità che la degradazione sarcastica del "tipaz" fissa in una smorfia di deformata ferocia. [...]
di Adelio Ferrero, articolo completo (5977 caratteri spazi inclusi) su Cinema Nuovo 2005
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