Border - Creature di confine

Film 2018 | Fantastico, Sentimentale, Thriller, V.M. 14 108 min.

Regia di Ali Abbasi. Un film Da vedere 2018 con Eva Melander, Eero Milonoff, Jörgen Thorsson, Ann Petrén, Sten Ljunggren. Cast completo Titolo originale: Gräns. Titolo internazionale: Border. Genere Fantastico, Sentimentale, Thriller, - Svezia, Danimarca, 2018, durata 108 minuti. Uscita cinema giovedì 28 marzo 2019 distribuito da Wanted, Valmyn, P.F.A. Films. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 - MYmonetro 3,44 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 aprile 2020

Una guardia che lavora sul confine si trova ad affrontare la novità di non riuscire più a riconoscere i fuorilegge. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 4 candidature agli European Film Awards, 1 candidatura a Goya, In Italia al Box Office Border - Creature di confine ha incassato 221 mila euro .

Border - Creature di confine è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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2019
Consigliato sì!
3,44/5
MYMOVIES 3,75
CRITICA 3,41
PUBBLICO 3,15
CONSIGLIATO SÌ
Un film sorprendente che inquieta e insieme meraviglia, incrociando cronaca sociale e atmosfera fantastica.
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 21 giugno 2018
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 21 giugno 2018

Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa. Tina sente tutto e non si sbaglia mai. Almeno fino al giorno in cui Vore non attraversa la frontiera e sposta i confini della sua conoscenza più in là. Vore sfugge al suo fiuto ed esercita su di lei un potere di attrazione che non riesce a comprendere. Sullo sfondo di un'inchiesta criminale, Tina lascia i freni e si abbandona a una relazione selvaggia che le rivela presto la sua vera natura. Uno choc esistenziale il suo che la costringerà a scegliere tra integrazione o esclusione.

La scoperta di Tina per lo spettatore non è cosa da niente. Difficile parlare di questa eroina singolare e massiva senza rovinare la sorpresa che cova il film e il piacere che procura.

Proviamo a girarci intorno. Adattamento del romanzo omonimo di John Ajvide Lindqvist, che aveva già ispirato Lasciami entrare di Tomas Alfredson, dove il vampirismo assumeva forme quotidiane, Border si misura con un'altra creatura leggendaria che popola favole e immaginario della mitologia scandinava. Volto di Neanderthal in un mondo di Sapiens feroci, Tina ha una difformità primitiva che cattura lo sguardo dello spettatore e coglie progressivamente in lei una differenza ontologica. Differenza di cui la protagonista prende a sua volta coscienza nel corso dell'intrigo.

Autore svedese di origine iraniane, Ali Abbasi realizza un film sorprendente e immaginifico che inquieta e insieme meraviglia, incrociando cronaca sociale e atmosfera fantastica. I colpi di scena, tutti di rilievo, non sono mai gratuiti in Border che interroga la nozione di umanità, di animalità e le loro frontiere. Se la natura umana è mostruosa, non ci restano forse che i mostri per farci la lezione proprio come nelle favole gotiche di Guillermo del Toro.

Sottile e brutale, il film di Abbasi conduce su un terreno originale e perturbante, quello delle vecchie leggende rivisitate e di un fantastico sociale meravigliosamente ispirato. Al di là dei confini del titolo e del possibile, Border avanza attraverso una serie di rotture drammatiche che mettono in dubbio le apparenze. Quello che ci appare perbene pratica la pedofilia, quello che ci appare un'aberrazione genetica la combatte con un superpotere, un fiuto senza pari per l'abiezione umana. Ma Abbasi va ancora oltre, sollevando con la sua protagonista la questione dell'identità.

Osservando Tina e Vore imparare a conoscersi e a scoprirsi, apprendiamo qualcosa di più sulla loro origine misteriosa. Tina, che ha passato l'intera vita a sublimare le sue pulsioni animali, le assume a poco a poco. Il regista a questo punto dà prova di un'audacia visiva che solo il cinema scandinavo può offrire, soffiando lirismo e romanticismo nelle scene in cui questa coppia 'ripugnante' mangia vermi o consuma orgasmi.

Nell'atto finale il racconto scarta di nuovo e si concentra sui dubbi morali di Tina. Se da una parte apprende a coltivare, con l'aiuto del suo bestiale amante, l'istinto materno che sorge in lei, dall'altra, la violenza esplicita di Vore, la obbliga a scegliere tra l'accettazione di una vita ai margini o il ritorno a un'esistenza osservante delle regole sociali. Radicalità e integrazione diventano due facce alternative che impongono una scelta, la sua scelta. Il percorso di Tina eccede il sovrannaturale, facendosi parabola di un'interrogazione intima e sociale più grande: l'ossessione identitaria. Una fissazione (quella del "noi chiuso") che l'autore, cresciuto in Iran e sbarcato vent'anni fa in Danimarca, ha evidentemente conosciuto.

La questione del confine, sollevata fin dal titolo e assunta concretamente con la dogana del porto, si risolve per Tina nel mezzo, nel tentativo di abbattere le barriere, prima di tutto mentali, nei confronti degli altri. Resistente e inatteso come la sua protagonista, una poderosa Eva Melander dissimulata dalla protesi facciale, Border impressiona e destabilizza in permanenza lo spettatore, rinnovando l'appello alla tolleranza. Mentre l'Europa si trincera dietro i suoi confini, il film di Abbasi incoraggia, con un'efficacia delirante, l'apertura di tutte le frontiere.

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Un film unico ed emozionante. Una storia d'amore poco umana che ci chiede cosa sia davvero l'umanità.
Recensione di Andrea Fornasiero
venerdì 22 marzo 2019

Tina è un'agente della dogana portuale di una città svedese, crede di essere affetta da un'anomalia genetica e vive un'esistenza placida. Incassa le male parole di chi ferma alla frontiera e il disinteresse del suo compagno, che presta molta più attenzione ai suoi cani di corsa che non a lei. In compenso sul lavoro Tina ha modo di usare il proprio straordinario fiuto, che le permette di avvertire emozioni come la paura e la vergogna, portandola così a scoprire anche trafficanti di materiale pedopornografico. La possibilità di collaborare a un'indagine poliziesca inizia a darle un po' più di fiducia in sé, ma a stravolgere la sua vita sarà l'incontro con Vore, che sembra soffrire della sua stessa condizione eppure la porta con sfacciato orgoglio.

Una storia d'amore tra esseri non del tutto umani che ci chiede cosa sia davvero l'umanità. L'eterno interrogativo se sia più la natura o la cultura a fare di noi quello che siamo si sviluppa qui in un intreccio di genere, tra il fantasy e il crime, declinato però secondo l'estetica del realismo sociale.

Border - Creature di confine è un film unico, tratto da un racconto dello svedese John Ajvide Lindqvist (già autore del romanzo da cui è stato tratto Lasciami entrare) e vincitore a Cannes, nel 2018, nella prestigiosa sezione Un Certain Regard. Opera seconda dello svedese-iraniano Ali Abbasi - che aveva esordito nel 2016 con Shelley, un inquietante horror sulla maternità - Border è dichiaratamente un tentativo di raccontare l'appartenenza a una minoranza. Non una minoranza reale, bensì fantastica, e soprattutto emotiva, che Abbasi cerca di rendere allo stesso tempo nuova e aliena eppure quanto più possibile familiare. Tina appartiene infatti a una stirpe di creature del folclore nordico perseguitate e quasi estinte come le vittime di un genocidio, inoltre ha volto e lineamenti sgraziati, che fanno di lei una diversa come una portatrice di handicap, e anche le sue pulsioni alimentari e soprattutto sessuali non sono quelle che ci si aspetta.

Abbasi ci tiene a chiarire che Border non è un film sulla condizione transessuale né sugli immigrati: anche se ci sono palesi punti in comune con queste minoranze il regista ha evitato di costruire didascaliche allegorie, infatti Tina può riferirsi a queste categorie di persone ma allo stesso tempo le rifugge per la sua natura inumana. Non è una metafora nuova, quella del mostro per il diverso, ma Abbasi riesce a rigenerarla privandola dell'enfasi della grande rivelazione e immergendola invece in situazioni ordinarie, facendone così emergere la vera e più originale alterità.

Gli uomini che Tina incontra hanno poi meno umanità di lei, dai trafficanti in pedopornografia fino al cinico detective che la affianca nell'indagine, senza escludere il suo compagno pressoché nullafacente e suo padre che le ha nascosto la sua vera identità per tutta la vita. Come ama scrivere Tiziano Sclavi: i mostri siamo noi. Ma le cose non schematiche e anche Vore sa essere minaccioso, del resto conosce la propria storia e natura meglio di Tina quindi cova un legittimo risentimento verso gli uomini. Lei invece ha sempre cercato di essere accettata da loro e, anche nell'inganno ha conosciuto l'affetto, quindi non perde la propria empatia e non resta indifferente al dolore degli innocenti.

Se l'identità, anche sessuale, è un tema centrale di Border, il film stesso presenta un'identità ambigua, che passa anche per il cinema di genere, dove il percorso della protagonista che scopre un retaggio arcano si coniuga a un intreccio crime. Sul fronte fantastico la vera natura di Tina è facilmente intuibile e non è infatti raccontata come un gran colpo di scena da Abbasi, ma nonostante questo understatement la scoperta della donna passa comunque per una serie di realizzazioni su se stessa e di catarsi tra il meraviglioso, lo spaventoso e soprattutto il sensuale. Momenti che la regia lascia emergere con naturalezza e che, proprio per il contesto comune in cui sono immersi, ritrovano un sense of wonder ben superiore a quello dei roboanti e ormai consueti effetti speciali dei blockbuster di fantascienza. Solo l'epilogo sarà genuinamente magico, ma è una concessione che il regista e lo spettatore si sono ampiamente guadagnati.

Il versante crime sembra a lungo solo una semplice sottotrama, volta a dimostrare come i doni di Tina abbiano una utilità nella società degli uomini, ma è qui che invece arrivano i colpi di scena più efficaci di Border. Del resto la prosaicità dell'indagine, senza inseguimenti né grandi intrighi, nasconde bene i propri assi: come in un gioco di prestigio siamo invitati a guardare ad altro, per essere poi sorpresi quando le rivelazioni arrivano da dove meno le aspettiamo.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 28 maggio 2019
Ashtray_Bliss

Border si presenta come un ottimo lungometraggio, un prodotto finemente stratificato e curato nei minimi dettagli, capace di trasportare lo spettatore nel vivo di questa storia strana e peculiare, così lontana dal nostro vissuto eppure, in qualche modo, concretamente vicina a noi. Agassi avvalendosi anche del fascino malinconico e talvolta tetro generato dal panorama scandinavo oscuro, freddo [...] Vai alla recensione »

sabato 23 marzo 2019
CineFoglio

Nella stagione primaverile, si fa strada sul grande schermo una storia di confine e di «confinati», a tratti evocativa della fiaba con elementi grotteschi, a tratti in pieno stile detective, inserita in un landscape tutto nordico, dominato dalla natura diafana, dal sottobosco muschioso e dalle alci. Il giovane regista Ali Abbasi, di origini iraniane, confeziona un secondo lungometraggio [...] Vai alla recensione »

lunedì 1 aprile 2019
FreeRider

E’ ormai lungo tempo che dal bacino tematico della diversità si attinge a piene mani, come da una fonte sicura e inesauribile di energia e di ispirazione. Oggi, dopo numerose variazioni sul tema, se da un lato ne constatiamo la perpetua validità “educativa”, dall’altro possiamo chiederci quanto, dal punto di vista puramente creativo, approvvigionarsi alla sempiterna [...] Vai alla recensione »

giovedì 11 aprile 2019
giangixz

Border è un film di confine e sui confini, stratificato, complesso e semplice allo stesso tempo, che tratta molteplici temi. Non solo la diversità, ma anche la deformità e la difformità, la scoperta di un sé altro non codificato dentro convenzioni sociali, il transgender, e ancora l'opportunità e la legittimità della vendetta, il rapporto con la natura e l'ambientalismo, il senso della presenza dell'animale [...] Vai alla recensione »

venerdì 5 aprile 2019
gianleo67

Ispettrice doganale dal fiuto infallibile, Tina è una donna dall'aspetto ferino che vive con un addestratore di cani perdigiorno in una baita al confine dei boschi. Il suo incontro con un essere deforme simile a lei, le farà scoprire la sua vera natura e le sue reali origini, ma al contempo la renderà testimone di un abbrutimento morale che accomuna i due mondi di cui sente da sempre di far parte. Vai alla recensione »

sabato 3 agosto 2019
Peer Gynt

Film di rara potenza espressiva, nel contempo apologo sulla diversità e sulla consapevolezza della propria identità e conte philosophique capace di interrogarsi in modo non banale su cosa sia l'umanità. Questo e tanto altro in questo "Border" dello svedese di origine iraniana Ali Abbasi, che si avvale di un'ottima interpretazione ferina di due attori aiutati da [...] Vai alla recensione »

domenica 28 aprile 2019
carlosantoni

Tra i cinque sensi di cui disponiamo, l’olfatto è considerato il più atavico e il più ferino: dalla notte dei tempi, è l’olfatto che prima della vista e dell’udito mette in guardia gli animali contro possibili aggressori nelle vicinanze, e che specularmente informa i predatori della presenza di prede da azzannare.

giovedì 11 aprile 2019
Maramaldo

Una volta, oggi non si scherza più con le varietà offerte dalla natura (entità, comunque , da ripensare alla luce di nuove istanze sociali). Nonostante la nobiltà dell'assunto, scorretto quest'Alì Abbasi, persiano, che vi raffigura i "diversi" perseguitati in una favola tetra e repulsiva. I due protagonisti li vuole emblematici.

martedì 23 aprile 2019
cardclau

Ci troviamo di fronte a qualcosa che il regista iraniano, Ali Abbasi, ama e sente intensamente, e che può esprimere, trovandosi a suo agio nel frigido, calvinista, e contraddittorio ambiente scandinavo: il fantastico indivisibile dall’inquietudine, che ha a che fare con l’onnipresenza del maligno (che immaginiamo come soprannaturale, mentre potremmo covarcelo dentro).

giovedì 29 agosto 2019
Lizzy

Io lo dico sempre alle persone quando parlo della nostra specie e dell'ecosistema in cui sguazziamo. In fin dei conti cosa differisce fra un leone, una gazzella, un delfino, un gabbiano e un uomo? Ben poco. Gli "istinti di base" sono gli stessi, certi comportamenti uguali. Noi, come specie, ci fregiamo di una certa "coscienza", di una "intelligenza", di un' [...] Vai alla recensione »

martedì 22 ottobre 2019
taniamarina

Pellicola surreale che affronta il tema della diversità da più punti di vista, due dei quali sono lampanti: fondersi tra le diversità oppure issare violenti muri. la prima parte, quella non si specifica la natura deforme dei protagonisti, è senza dubbio la migliore. L'eco di Lars von Trier è evidente, stile cinematografico bello e violento allo stesso tempo.

venerdì 12 febbraio 2021
Dandy

Da confrontare con "Lasciami entrare"(anche questo film è tratto da un romanzo di John Ajvide Lindqvist).Una love story del tutto fuori dagli schemi,in blico tra melò thriller e horror, secondo i canoni tutti tipici del cinema nordico alla larga dalle mode americane(fotografia cupa,regia fredda e rigorosa,situazioni impassibili).

giovedì 4 aprile 2019
Umberto

 Un film che lascia di sasso lo spettatore, ma non in maniera proprio positiva. L'idea di un fantasy thriller che parla di temi sociali può essere anche buona, ma il modo in cui è stata messa in scena è si originale, ma anche molto pesante. Ritmi a tratti lentissimi, dialoghi meno che essenziali, cambi di scena improvvisi e, a volte, privi di collegamento.

FOCUS
FOCUS
giovedì 4 aprile 2019
Claudia Catalli

Difficile trovare un film più attuale di Border. Intanto perché nulla è più contingente del parlare di confini, del confronto tra "genti" diverse, con differente provenienza e, si passi il termine, natura. Border mette in scena tutto questo, e nel parlare di discriminazione offre una prospettiva quanto mai originale nello stile e, appunto, nella messa in scena. Lontano mille miglia dalla fiaba romantica di "La bella e la bestia", come dal buonismo magnetico e suggestivo di La forma dell'acqua (guarda la video recensione), Border sceglie intanto di raccontare una storia mescolando più generi: ecco che il dramma lascia spazio al mystery, la storia romantica al fantasy e così via. Interessante notare come il fantasy sia puro pretesto e non, alla Del Toro, espediente di seduzione / fascinazione narrativa. Non posseggono alcun fascino, i protagonisti di Border. Sono anzi talora respingenti nella loro genuina autenticità, nudi e crudi, bestie umane o umani bestiali che provano, come tutti, a capire da dove vengano, cosa succeda al loro corpo, come possano amare e farsi amare.

La tematica del "diverso", del protagonista - nel caso specifico è donna, dettaglio non trascurabile - percepito come 'altro' dalla comunità in cui vive, è sviluppata in modo originale e curioso.

L'idea che fonda tanto l'opera cinematografica quanto il romanzo di John Ajvide Lindqvist, è mostrare insieme l'eccezione e la 'normalità' del mostro. Inteso nell'accezione latina come colui/colei che desta meraviglia, ovviamente. Il mostro che si comporta da donna/uomo per farsi accettare, ma che non può rinunciare ad essere se stesso, a ritrovarsi, a rintracciare il suo più proprio. Arriva la parte più interessante del film, il cui intento è ben altro che una mera denuncia sociale della difficoltà di integrazione di chi fa e pensa lontano dagli altri: il cuore di Border è raccontare la scoperta del vero sé, per quanto "mostruoso possa essere".

La dimensione del viaggio, della ricerca di chi si è veramente, della disperata voglia di condivisione. Chiamatelo pure amore, di fatto è l'esplorazione di se stessi attraverso uno specchio, perché solo dagli occhi dell'altro possiamo vederci veramente. E accettarci, perché se l'accettazione del diverso è alla base di una società che può dirsi civile, così l'accettazione del mostro che ci abita dentro è alla base di una sana conoscenza di sé. L'amore come scoperta a due e insieme auto-scoperta, il fantasy come mezzo per raccontare qualcosa che non conosciamo ma forse ci appartiene lo stesso, poi c'è il dramma, personale, di chi si sente strappato alla propria comunità e gettato tra "estranei" (ancora, il tema del diverso secondo una nuova, ennesima, prospettiva).

Border è un film che fa riflettere, incuriosisce, spaventa, emoziona, scatena quelle reazioni primordiali che abbiamo di fronte a una creatura di aspetto non gradevole che però incuriosisce e non si può far a meno di guardare. Altra interessante bordata sull'attualità, sull'ossessione contemporanea verso la perfezione estetica a tutti i costi, verso la bellezza ricercata in ogni dove. Questo film non racconta affatto la superficiale ricerca della bellezza, quanto la ricerca della propria essenza, dell'origine, delle radici di cui siamo fatti e che vale la pena rintracciare, per poi poter realizzare che non è e non sarà mai il colore o la forma della pelle a dividerci.

FOCUS
giovedì 28 marzo 2019
Roy Menarini

Una visione un po' rigida del fantastico lo fa sembrare poco più di un concetto vago, una borsa da palestra cinematografica da cui estrarre di volta in volta l'horror, il fantasy, la fantascienza, e così via. In verità, il fantastico è sempre un ibrido, e la mancata classificazione di tante opere, sospese a metà tra i territori narrativi, altro non è che la mancata attribuzione al genere archetipico. Border è un caso emblematico. Difficile decidere che cosa sia, difficile trovare un'etichetta che tenga insieme il dramma psicologico, il noir, il fantasy, il melodramma, l'orrore, di cui si nutre con grande voluttà (e talvolta con un pizzico di meccanicità). Ed è appunto il fantastico, che va considerato una visione del mondo e uno strumento di lettura della realtà, prima ancora che una griglia di riferimento simbolico.

Quel che accade ai protagonisti, al netto degli spoiler, ha un potere trasformativo profondo, e dialoga anche con la potenzialità più taciuta del mezzo cinematografico, quella dell'emancipazione.

Attraverso un prodigioso esempio di personaggio femminile - che durante il film mette però a repentaglio le nostre certezze su mascolino e femminino, su razionale e ferino - Border riesce a parlare agli esclusi, ai marginali, agli ingiustamente trattati, ai brutti, a coloro che si sentono estranei. Ecco un'altra qualità del fantastico: evocare la società contemporanea, costruire esempi, analogie, sentimenti condivisi.

Ali Abbasi cerca anche di evitare un rischio sempre incombente, edulcorare il dolore e la solitudine del mostro. Lo scavalca grazie al fatto che i suoi freak non sono principalmente vittime del loro aspetto, che costituisce stranezza ma non persecuzione. Talora anzi vengono apprezzati e sfruttati per le loro qualità. Sono esclusi, certo, ma sono utili: Tina ha un olfatto formidabile e una capacità soprannaturale di scovare i colpevoli. Il suo ruolo si svolge alla dogana, in uno spazio di confine, in un accesso-limite, un po' come accade a Bruce Willis in Unbreakable, un guardiano che, toccando i sospetti, "annusa" e vede le loro malefatte. Vore invece ha abbracciato a tutti gli effetti l'alterità e nutre un antagonismo profondo, venato di vendetta, per gli uomini che lo hanno maltrattato.

E qui si sviluppa l'aspetto forse meno trasgressivo di Border: negoziare la propria esistenza o andare al conflitto. L'idea del film - e del romanzo del talentuoso John Ajvide Lindqvist - è quella di sdoppiare il mostro. In coppia, la mostruosità viene guidata attraverso un percorso di conoscenza di sé, che sviluppa una dimensione melodrammatica, del resto tipica del genere, dai tempi di Il mostro della laguna nera fino a Guillermo del Toro e al suo La forma dell'acqua (guarda la video recensione).

In questo modo, Abbasi e Lindqvist (anche sceneggiatore) possono fare quel che è meno consueto per il fantastico, ovvero immergerci nel punto di vista del mostro quando si confronta finalmente con un proprio simile e quando esplora la propria natura. Senza liquidare l'aspetto corporeo, erotico, animalesco del rapporto e della scoperta. Il fantastico apre il mondo esperito, ribalta le prospettive e modifica i punti di vista sulle cose. Tocca allo spettatore imparare dal fantastico, non a noi spiegarne le metafore. A patto di saper guardare.

FOCUS
lunedì 25 marzo 2019
Rudy Salvagnini

Cosa succederebbe se le creature delle leggende vivessero realmente tra noi? E, in questo caso, fino a che punto si spingerebbe la cattiveria del genere umano? Border, scritto e diretto dal promettente Ali Abbasi, cerca di rispondere a queste domande e la risposta è amara. Il film ci fa riflettere in modo profondo sul significato stesso di razzismo e sull'atteggiamento ottuso e cupo degli esseri umani nei confronti del diverso. L'approccio filosofico non è dissimile da quello del classico L'uomo che cadde sulla Terra dove l'alieno interpretato da David Bowie finiva preda dell'accoglienza pelosa dei terrestri o dell'ancor più classico Il terrore sul mondo (terzo della trilogia dedicata al mostro della laguna nera) dove il mostro acquatico finiva vittima di studi frankensteiniani degli scienziati "umani". E a "disumani" - ma in fondo fin troppo "umani" - studi scientifici si accenna anche in questo film con riferimento ai genitori naturali della protagonista per ricordare come l'atteggiamento verso il diverso sia sempre quello: studiato come se si trattasse di un insetto e poi abbandonato e rifiutato.

Sospeso tra il tentativo di un'impossibile (o quantomeno improbabile) integrazione - che è in realtà una resa incondizionata all'annientamento della propria specificità - e la ribellione violenta contro la società dominante, il film rappresenta, nei due personaggi principali, due aspetti classici della reazione delle minoranze etniche.

Integrazione e ribellione hanno ciascuna le proprie ragioni e i propri limiti, in una dicotomia che determina scelte individuali difficili e quasi sempre sbagliate, non tanto in quanto tali, ma perché rese inefficaci dalla situazione di fatto che in genere lascia poche speranze.

La storia è molto semplice. La protagonista del film è Tina, un'agente addetta alla sorveglianza doganale di un aeroporto. La sua funzione è scovare eventuali illegittimità. La sua specialità è la caccia ai pedofili, che vive come una missione morale. La sua arma - letteralmente - un fiuto implacabile che le permette di scovare quello che nessun altro potrebbe scovare. Vive con Roland, un tizio più interessato ai suoi cani da competizione che a lei (che ricambia l'indifferenza). Solo il magico contatto con gli animali del bosco che attornia casa sua sembra darle respiro. Visita regolarmente e mestamente il suo vecchio padre - affetto da una ancora leggera forma di demenza senile - in una casa di riposo. Questa sua tranquillità ben lontana da qualsiasi traccia di felicità viene sconvolta dall'incontro fortuito con Vore, un tipo strano che le assomiglia in modo straordinario e la mette in confusione, in difficoltà. Lei lo fa perquisire da un collega perché percepisce qualcosa di insolito, ma il collega esce dallo stanziano con un notevole imbarazzo: benché sembri un uomo, Vore ha gli organi sessuali di una donna. Vore e Tina scoprono di avere molte cose in comune, nel loro passato. Tozza, goffa, per nulla attraente, Tina trova in Vore un suo simile sotto tutti gli aspetti e questo la attrae e la disorienta. Attraverso di lui, Tina scopre la realtà sulla sua vera natura e da quel momento nulla è più lo stesso.

FOCUS
martedì 19 marzo 2019
Letizia Rogolino

Tina lavora come agente alla frontiera svedese. Ha un talento speciale per scoprire attività illecite e smascherare persone sospette che hanno qualcosa da nascondere. Esteticamente ricorda una donna primitiva con una serie di difetti che la rendono oggettivamente poco attraente. Un giorno, durante il suo turno di lavoro, incontra Vore, un uomo che condivide i suoi insoliti lineamenti facciali. Quest'ultimo mostra un atteggiamento spavaldo e determinato, colleziona delle larve in una scatola e, in breve tempo, rivela a Tina una verità che le cambia la vita: entrambi non sono umani, ma discendono dai troll, figure tradizionali della mitologia nordica.

Ali Abbasi dirige Border - Creature di Confine secondo un approccio pratico a una serie di elementi fantastici. Pertanto questo film si conferma un thriller dark e surreale capace di disturbare e incantare allo stesso tempo lo spettatore.

Vincitore della sezione "Un Certain Regard" del Festival di Cannes 2018 e candidato agli Oscar 2019 come Miglior Film Straniero, Border - Creature di Confine è un film insolito e originale che divide e intriga. Sicuramente non lascia indifferenti e vi spieghiamo perché, sottolineando cinque buoni motivi per vederlo.

1. Dall'autore di Lasciami Entrare
Border si ispira al romanzo di John Ajvide Lindqvist, lo stesso autore di Lasciami Entrare, adattato per il grande schermo da Tomas Alfredson nel 2009. Una storia di giovani vampiri ambientata negli anni '80 a Stoccolma, che ha conquistato pubblico e critica e ricevuto molti riconoscimenti in tutto il mondo. "Siamo entrambi interessati al soprannaturale e alla magia" ha detto il regista Ali Abbasi di Lindqvist, "ma anche a qualche tipo di contesto sociale - quindi aveva senso collaborare". In particolare Abbasi ha confessato di essere stato colpito dal forte contenuto emotivo di Border, "questo mix tra elemento fantasy e dramma personale era affascinante".

2. Una protagonista dalle mille sfumature
"Abbiamo esaminato l'intero catalogo di attori scandinavi" ha rivelato Abbasi in un'intervista, aggiungendo che "c'era qualcosa di divertente nel fare telefonate chiedendo persone brutte. Non sapevo come definire quel personaggio. All'inizio avevo l'idea che dovesse essere alto e magro, ma poi ho capito che non dovevo concentrarmi sulla fisicità, ma trovare l'attrice migliore da trasformare". Infatti ci sono voluti ben diciotto mesi di casting per trovare Eva Melander che interpreta magistralmente la protagonista Tina, un essere femminile dall'umanità selvatica. Nei panni di un troll quest'ultima possiede delle abilità speciali come percepire la paura, la vergogna e il senso di colpa degli esseri umani, emozioni che codifica come indizi di criminalità. Per questo è molto brava nel suo lavoro, ma l'incontro con Vore le dona una nuova consapevolezza e la invita a intraprendere un viaggio alla scoperta delle sue origini e della sua vera identità. Melander riesce ad accompagnare il suo personaggio in questa evoluzione personale con discrezione, sentimento e passione. Un ruolo impegnativo dal punto di vista emotivo e fisico.

INCONTRI
venerdì 15 marzo 2019
Emanuele Sacchi

Se (quasi) ogni film ha una sua peculiarità da raccontare, una sua cifra stilistica o contenutistica che lo rende unico, è pur vero che - parafrasando Orwell - alcuni film sono più unici di altri. È il caso di Border di Ali Abbasi, rivelazione dell'ultimo Festival di Cannes, dove si è accaparrato il Premio come Miglior Film della sezione Un certain regard. A convincere la Giuria, probabilmente, la capacità del regista di raccontare le piaghe della contemporaneità - la xenofobia, la scissione tra volontà di integrazione e di conservazione della propria identità - ricorrendo a un simbolismo insieme audace e di impatto immediato. Merito del racconto di John Ajvide Lindqvist (Lasciami entrare) da cui il film è tratto, ma le scelte di messa in scena sono tutte di Abbasi, capace di recuperare un'estetica anni '90 (i videoclip "mostruosi" di Chris Cunningham) e adattarla a una storia urticante, sgradevole, pedagogica e misteriosa. Un'allegoria talmente densa di significati da spingere a un'intervista chiarificatrice al regista svedese, incontrato a Milano in occasione della proiezione per la stampa di Border.

Tra le molte ragioni che rendono Border uno dei film più importanti dell'anno c'è la ricchezza di livelli di lettura. Grazie ai suoi simbolismi anche audaci il film permette di parlare di temi della contemporaneità, senza mai mettersi in cattedra.

Una delle idee più fantasiose è il ricorso a una creatura della mitologia nordica come il troll. Come è arrivato a questa scelta, o meglio cosa ha cambiato rispetto al romanzo di Lindqvist da cui il film è tratto?
L'idea viene dal romanzo, con il personaggio di Tina che non sa chi sia veramente, scopre via via la propria identità e di essere vissuta in una bugia. A quel punto cerca di trovare se stessa. È il mio primo adattamento, in genere lavoro su soggetti che scrivo e creo personalmente, quindi la difficoltà stava nel voler rendere un certo livello di complessità senza perdere il DNA e la naïveté della storia originale. È stato un processo lungo, durato qualche anno, con alti e bassi, momenti frustranti. Non è stato il processo canonico di trasposizione, è stato più che altro un lavoro intuitivo. La cosa più importante che abbiamo aggiunto è stata da un lato la profondità dei sentimenti - come si possa provare amore, per esempio - e dall'altro l'idea di disporre di un'ulteriore linea narrativa, l'investigazione "noir". Quando le persone mi chiedono a che genere appartenga Border, mi piace rispondere che è un film "gelato". Dentro ci puoi trovare tutti i gusti che ti piacciono: biscotti, caramello... etc. Questo è più o meno quello che abbiamo cercato di realizzare.

Mi sembra che il film giochi, specie nella prima parte, sul fatto che l'aspetto diverso della protagonista possa essere il frutto della percezione altrui, e non necessariamente un dato di fatto...
Quando abbiamo pensato a come rendere i vari personaggi sullo schermo abbiamo cercato un equilibrio tra un aspetto strano, non propriamente umano, e un aspetto non abbastanza strano da non essere umano. Questa ambiguità è al centro del film, si lega a quanto noi sappiamo e quanto ne sappiano i personaggi del film stesso. C'è un'asimmetria tra il grado di conoscenza degli spettatori e dei personaggi che circondano la protagonista. È eccitante, perché lo spettatore ha una certa percezione e pensa fino a un certo punto di sapere più dei personaggi e di lei, ma poi tutto è messo in discussione.

Frasi
Ho visto le fate che danzavano in questo posto
Una frase di Tina (Eva Melander)
dal film Border - Creature di confine - a cura di MYmovies.it
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 28 marzo 2019
Roberto Nepoti
La Repubblica

Tina è una doganiera con una dote che nessuno dei suoi colleghi possiede: sa riconoscere al fiuto i sentimenti - la paura, il senso di colpa, la rabbia - della gente che passa la frontiera. Un giorno incontra Vore, un uomo che sembra somigliarle, e se ne sente attratta. Ci sono volute un'attrice svedese, un attore finlandese e un regista di origine iraniana per realizzare questo strano film, contenente [...] Vai alla recensione »

mercoledì 24 aprile 2019
Ramona Ponzini
Duels.it

Vincitore del Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2018, Border - Creature di confine è il secondo lungometraggio del regista Ali Abbasi, che dopo una prima incursione nell'horror (Shelley, 2016), si cimenta con le atmosfere della fiaba portando in scena la storia di Tina, impiegata doganale dalle straordinarie capacità olfattive, magicamente in grado di fiutare le emozioni umane e per questo [...] Vai alla recensione »

domenica 7 aprile 2019
Alberto Cattini
Gazzetta di Mantova

La storia si svolge in un imprecisato porto svedese. Tina è una dei due sorveglianti all'uscita dei traghetti. Ha lineamenti del volto animaleschi, che non suscitano spavento, semmai apprensione in chi trasporta qualcosa di illecito. In forza di un odorato infallibile, e soprattutto del potere di captare le emozioni (senso di colpa e vergogna), individua i sospetti, i cui bagagli vengono immediatamente [...] Vai alla recensione »

sabato 30 marzo 2019
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

I nostalgici del cineclub sono impazziti, non solo in Italia. Pure i difensori a oltranza dei film d'arte e cultura. Se la storia è sgradevole e disturbante, come qui, meglio: mica vorrete andare al cinema per divertirvi? (son gli stessi poi che si lamentano per la chiusura delle sale). Tina lavora alla dogana svedese, annusa la colpa e la paura. Ann usa letteralmente, fremono le narici del naso grosso [...] Vai alla recensione »

sabato 30 marzo 2019
Valerio Caprara
Il Mattino

Non è facile confrontarsi con i protagonisti del thriller fantasy «Border», le cui deformità fisiche e i cui poteri speciali - forse dovuti ad anomalie cromosomiche, forse alla condizione di troll boschivi - sono gradualmente integrate in un contesto metaforico molto più ricco e complesso. Ispirato da un romanzo del King scandinavo Lindqvist, il regista iraniano emigrato in Svezia Abbasi (una conferma [...] Vai alla recensione »

venerdì 29 marzo 2019
Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

Border trasla sullo schermo il racconto Gräns di John Ajvide Lindqvist, uno scrittore svedese che cinematograficamente conosciamo già: suo il romanzo diversamente vampiresco Lasciami entrare, adattato alla grande da Tomas Alfredson nel 2008 e quindi travasato in una serie. Il materiale letterario si conferma buono, con la differenza che Lasciami entrare constava di 450 pagine, Border di 50, perlopiù [...] Vai alla recensione »

venerdì 29 marzo 2019
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Volto deformato da un naso camuso espanso, corporatura massiccia e greve, Tina è un agente della dogana navale che fiuta, letteralmente, le illegalità dei viaggiatori. Il "confine" del titolo è anche la sua vita di emarginata in una roulotte, la sua misteriosa sessualità, la frontiera genetica che scoprirà nell'attrazione per l'alter ego Vore... Thriller etnico, ma è per dire qualcosa senza rivelare [...] Vai alla recensione »

venerdì 29 marzo 2019
Massimo Lastrucci
Ciak

Tina lavora presso la polizia doganale. Bruttissima, sgraziata, possiede una dote però straordinaria: "sento l'odore delle emozioni. Vergogna, colpa, rabbia". In effetti è, grazie all'olfatto, un segugio implacabile. Ma non è l'unica sua stranezza; con la natura ha un rapporto diretto, quasi magico, gli animali più selvatici la cercano, con l'eccezione dei cani che paiono molto spaventati da lei.

giovedì 28 marzo 2019
Francesco Alò
Il Messaggero

Troll oggi: essere umano ripugnante incline a polemiche inutili, insulti e provocazioni sul web. Troll ieri: creature della mitologia norrena talvolta letali, fotosensibili, ghiotte di umani ma spesso così stupide da rimanere a bocca asciutta. Li troviamo dentro l'Edda (testo di fiabe scandinave del XIII secolo), fantasy novecenteschi firmati Tolkien (li incontra Bilbo ne Lo Hobbit), Harry Potter e [...] Vai alla recensione »

mercoledì 27 marzo 2019
Carlo Valeri
Sentieri Selvaggi

Tina è una donna silenziosa che vive una vita solitaria. Il suo aspetto è più quello di un freak che di un essere umano "normale" e ha una sessualità non completamente espressa pur vivendo con un compagno. Sul lavoro è impeccabile e si distingue per una qualità particolare: riuscire a sentire con l'olfatto la malvagità degli altri, la loro cattiva coscienza.

martedì 26 marzo 2019
Ilaria Feole
Film TV

Finisce con un baule dal contenuto "irregolare", proprio come finiva Lasciami entrare, questo Border, anch'esso tratto dalle pagine dello "Stephen King svedese" John Ajvide Lindqvist. E come in Lasciami entrare, l'elemento fantasy è integrato, quasi subalterno, alla vicenda messa in scena: Eli era una preadolescente e accidentalmente una vampira centenaria; Tina è un'impiegata della dogana svedese [...] Vai alla recensione »

lunedì 25 marzo 2019
Alberto Savi
Cineforum

Spesso nel cinema di genere indipendente europeo la presenza di mostri è un pretesto per parlare di identità, comprensione di sé e scoperta (vedi Raw o Thelma). Sotto questo punto di vista, Border non è certo un'eccezione. Un fantasy mascherato da dramma personale, una storia di creature magiche non dichiarata, tanto realistica quanto fantastica. Tratto dall'omonimo racconto dello svedese John Ajvide [...] Vai alla recensione »

lunedì 25 marzo 2019
Teresa Marchesi
Huffington Post

Come diceva Clark Gable ne "Gli Implacabili", ho sogni piccoli. Mi basterebbe che tutte le fiabe dello schermo assomigliassero a "Border- Creature di confine". Mi basterebbe che avessero il fegato di sperimentare vie scomode e impervie per approdare a parabole universali. È temerario mescolare l'horror con il realismo sociale e la mitologia nordica.

giovedì 21 marzo 2019
Valerio Sammarco
La Rivista del Cinematografo

Tina è una doganiera con una dote particolare, riesce a fiutare (letteralmente) il passaggio di ogni malintenzionato. Avviene così che contribuisce a mettere la polizia sulle tracce di un terribile giro di pedofili. Allo stesso tempo, però, non riesce ad inquadrare un misterioso viaggiatore, Vore, al punto di innamorarsene. Sulla carta il film di Ali Abbasi, regista nato in Iran ma ormai cittadino [...] Vai alla recensione »

NEWS
VIDEO RECENSIONE
lunedì 11 marzo 2019
A cura della redazione

Impiegata alla dogana, Tina ha un naso eccezionale, infallibile per fiutare sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa e non sbaglia mai.

TRAILER
giovedì 21 febbraio 2019
 

Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna dei colpevoli. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo [...]

POSTER
lunedì 7 gennaio 2019
 

Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa.

NEWS
giovedì 3 gennaio 2019
 

Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa.

PREMI
lunedì 10 dicembre 2018
 

Border di Ali Abbasi ha vinto il Black Panther Award come Miglior Film al Noir in Festival 2018. Vincitore del premio per il Miglior Film al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard e candidato svedese ai prossimi Academy Awards, il film sarà [...]

TRAILER
domenica 30 settembre 2018
 

Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa.

TRAILER
venerdì 28 settembre 2018
 

Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa.

CANNES FILM FESTIVAL
venerdì 18 maggio 2018
 

Border di Ali Abbasi ha vinto il premio di Un Certain Regard, il concorso del festival di Cannes la cui giuria era presieduta quest'anno da Benicio Del Toro. Euforia di Valeria Golino con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea non è nel palmares della [...]

winner
un certain regard - miglior film
Festival di Cannes
2018
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