American Crime Story

Film 2017 | Thriller, Drammatico

Regia di Ryan Murphy, Anthony Hemingway, Gwyneth Horder-Payton, Daniel Minahan, John Singleton, Matt Bomer, Nelson Cragg. Una serie con Clive Owen, Penélope Cruz, Darren Criss, Edgar Ramirez, Ricky Martin, Cuba Gooding Jr.. Cast completo Genere Thriller, Drammatico - USA, 2017, STAGIONI: 2 - EPISODI: 20

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Ultimo aggiornamento lunedì 25 novembre 2019

Una serie tv antologica che prende spunto da fatti di cronaca realmente accaduti per raccontare storie di vita difficile al limite dell'umanità. La serie ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto un premio ai SAG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 2,93
CONSIGLIATO N.D.
Il ritratto dei criminali più (tristemente) noti d'America.
martedì 21 marzo 2017
martedì 21 marzo 2017

Serie antologica stagionale ideata da Ryan Murphy per il canale americano FX (in Italia in onda su Fox Crime), racconta ogni anno un caso criminale realmente accaduto, affidandosi a diversi sceneggiatori che fanno da showrunner di stagione. I casi trattati hanno tutti anche una forte connotazione politica, dalla questione razziale della prima stagione su O.J. Simpson all'omofobia della stagione sull'assassinio di Versace, fino alla prossima sulla gestione delle crisi e sull'eutanasia intorno all'uragano Katrina. La serie è riuscita a richiamare diversi attori di prestigio cinematografico, come John Travolta, Cuba Gooding Jr. e Penélope Cruz.

Episodi: 10
Regia di Ryan Murphy.

Un ottimo cast per un terzo capitolo non all'altezza dei precedenti

Recensione di Andrea Fornasiero

Monica Lewinsky è stagista alla Casa Bianca e ha una cotta per il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che ne approfitta per alcuni incontri occasionali, tenendo viva la tresca tra lunghi silenzi con occasionali telefonate. Linda Tripp è una donna in politica che è stata allontanata dalla Casa Bianca e relegata a un incarico più burocratico, che la porta a covare astio al punto da circuire Monica per denunciare il Presidente. Paula Jones è stata vittima del comportamento molesto del Presidente ed è la prima ad averlo denunciato per una proposta sessuale non richiesta, ma nemmeno suo marito le crede e i media non avranno pietà di lei. Hilary è la determinata First Lady, che si trova travolta dallo scandalo causato dal marito.

Il tentativo di Impeachment del Presidente Clinton è presentato come un prisma sulle molte - e tutte oppressive - sfaccettature del patriarcato, ma se il teorema regge lo stesso non si può dire dell'esito cinematografico.

Dieci episodi che potevano essere cinque si perdono in una infinità di dettagli sulla biografia non proprio entusiasmante di Monica Lewinsky e Linda Tripp, con puntate spesso molto lunghe (il finale di stagione supera l'ora). Come ormai d'abitudine per le ultime produzioni del super-prolifico Ryan Murphy, è mancato qualcuno a mettere un punto quando serve, a tagliare il superfluo, a dare una chiave stilistica più incisiva. Ne viene una miniserie non abbastanza mini, dove le varie storie risultano diluite fino alla noia. Non aiuta che la prospettiva Impeachment: American Crime Story sia la più ovvia, definita fin dal principio e continuamente reiterata, in tempi per altro in cui il patriarcato è già un problema ampiamente dibattuto e combattuto. Ricordare è sempre utile, ma anche raccontare è importante.

La serie ha inoltre una struttura che richiede un approccio più antologico e stringato: i primi episodi sono infatti dedicati a Linda Tripp e al suo raggiro ai danni di Monica Lewinsky; poi si passa a Monica vittima dell'FBI; quindi è il turno di Hillary Clinton, che viene ingannata dal marito fin quando anche per lui non è proprio più possibile mantenere la menzogna. Nel mentre scorre, come sottotrama generale, la vicenda di Paula Jones e infine gli ultimi due episodi arrivano al tentativo di impeachment vero e proprio, riannodando pedantemente tutti i vari fili e riprendendo i vari personaggi.

Il materiale per studi di carattere e persino per un thriller giornalistico e processuale c'erano, ma la scelta di prendere prospettive diverse doveva essere portata fino in fondo, con episodi davvero più rigorosamente dedicati a ciascuna delle donne, prima di arrivare all'impeachment. Invece mischiando tutto quanto il risultato è che anche il tono cambia in modo poco deciso e soprattutto lo fa a volte all'interno degli stessi episodi.

Dal dramma personale di Monica, al thriller degli accusatori del presidente, alla farsa di Clive Owen in maschera prostetica per incarnare Bill Clinton, alla tragedia della povera Paula Jones di cui si approfittano tutti - anche Susan Carpenter-McMillan, conservatrice che vuole aiutarla per i fini bacchettoni della sua organizzazione e poi l'abbandona nel momento del bisogno. Il suo è il personaggio più sfaccettato e meno approfondito, che da una parte capisce benissimo le logiche del patriarcato e sembra volerlo genuinamente smantellare, ma dall'altra è alleata proprio della fazione più retrograda riguardo i diritti delle donne. La interpreta la sempre bravissima Judith Light (Transparent) e il suo personaggio sembra un'erede di quello di Cate Blanchett in Mrs. America.

Il cast rimane del resto la cosa migliore della miniserie, con Beanie Feldstein nei panni di Monica Lewinsky che attraversa una montagna russa di emozioni e stati d'animo diversi, e con la fantastica Edie Falco nei panni di Hillary Clinton, senza eccessivo trucco. Più controversa la performance di Clive Owen e Sarah Paulson, entrambi trasfigurati al punto da risultare fuori luogo, nonostante poi con il mestiere riescano a cavarsela. Tra l'altro Sarah Paulson, già durante la messa in onda, si è pentita di questa parte e ha detto che non accetterà più di usare trucco per apparire più grassa, perché il fat shaming è un problema reale - e in effetti è una cosa che il suo personaggio subisce a più riprese. Ma le buone intenzioni non bastano a fare una buona serie e, soprattutto rispetto alle ottime stagioni precedenti, dedicate all'omicidio di Gianni Versace e al caso di O.J. Simpson, questa terza e lungamente attesa American Crime Story non è davvero all'altezza.

Episodi: 10
Regia di Ryan Murphy.

Il terzo capitolo di American Crime Story

Recensione di a cura della redazione

Il racconto delle vicende dello scandalo e dell'impeachment dell'ex presidente americano Bill Clinton, avvenuto negli anni '90. La serie, tratta dal libro "A Vast Conspiracy: The Real Story of the Sex Scandal That Nearly Brought Down a President" esplorerà anche gli aspetti trascurati delle donne che si sono trovate coinvolte nello scandalo e nella guerra politica che ha gettato una lunga ombra sulla presidenza Clinton.
Episodi: 10
Regia di Ryan Murphy, Anthony Hemingway, Gwyneth Horder-Payton, Daniel Minahan, John Singleton, Matt Bomer, Nelson Cragg.

L'assassinio dello stilista Versace: una parabola sull'omofobia ancora molto radicata negli USA degli anni 90

Recensione di Andrea Fornasiero

Il 15 luglio 1997, fuori dal cancello della sua villa di Miami, lo stilista Gianni Versace viene ucciso a colpi di pistola da Andrew Cunanan, un uomo che aveva conosciuto superficialmente anni prima. Versace è però la quinta vittima di Cunanan, la cui storia viene raccontata a ritroso ripercorrendo gli omicidi precedenti, commessi più o meno nell'indifferenza della polizia, fino alla sua infanzia e adolescenza, all'ombra di un padre truffatore e pedofilo. Si ritorna infine ai giorni successivi all'omicidio, in cui la caccia all'uomo entra finalmente nel vivo e diventa uno spettacolo mediatico, che all'inizio galvanizza il serial killer ma poi finisce per gettarlo nella disperazione.

Parabola sull'omofobia americana ancora molto radicata negli anni 90, L'assassinio di Gianni Versace traccia il profilo di uno psicopatico fino a spiegarne la genesi. A questo percorso viene giustapposto in brevi scene quello di Versace, omosessuale a sua volta e cresciuto in un ambiente di certo non più facile, ma che ha saputo arrivare al successo e a fare accettare la propria identità di genere.

Il titolo dato alla serie vuole sottolineare che non si sia trattato solo di un omicidio bensì di un crimine politico, causato dal disinteresse della polizia verso gli omicidi nella comunità gay o dal timore che le indagini suscitassero scandali sgraditi. D'altra parte la serie avrebbe potuto intitolarsi anche "L'assassino di Gianni Versace" visto che è interamente dedicata alla figura di Andrew Cunanan. Il crimine eseguito nel modo più freddo e veloce, su cui non c'è poi molto da ricamare, è infatti proprio l'ammazzamento di Versace, frutto di un'ossessione vissuta in gran parte a distanza. Tutti gli altri omicidi, tranne uno che avviene in fuga e per opportunità, hanno invece a che fare con rapporti umani ravvicinati o intimi, sono storie di amicizia e d'amore non corrisposto dall'esito tragico.

Il registro prevalente è infatti a metà tra il crime e il mélo, come dichiarato del resto dall'incipit della prima puntata - diretta dallo stesso Ryan Murphy - in cui la morte di Versace è preceduta e accompagnata da una lunga esecuzione di "L'adagio di Albinoni", con esiti magniloquenti che sfondano nel kitsch. Le puntate successive recuperano la sobrietà ma mantengono il gusto patetico del mélo nel descrivere i sentimenti e la loro perenne frustrazione, così Cunanan agli altri appare come un mostro privo di empatia ma per lo spettatore è anche un giovane uomo straziato dal dolore di non essere mai stato amato. In particolare gli episodi diretti da Daniel Minahan e da Gwyneth Horder-Payton si segnalano per una messa in molto curata a partire dall'uso degli ambienti nel costruire l'inquadratura.

La serie prodotta da Murphy è scritta dall'inglese Tom Rob Smith, noto per il romanzo "Il bambino n. 44" e per la miniserie BBC London Spy, a sua volta a tema fortemente gay. Per L'assassinio di Gianni Versace è partito dal libro di non-fiction di Maureen Orth "Vulgar Favors: Andrew Cunanan, Gianni Versace, and the Largest Failed Manhunt in U.S. History", che fin dal titolo esplicita la critica all'operato delle forze dell'ordine. Tra i non protagonisti spicca Judith Light (Transparent), che appare in sole due puntate ma lascia il segno nei panni della moglie della penultima vittima di Cunanan, decisa a non riconoscere l'omosessualità del marito o quantomeno a non intaccare il ricordo del proprio matrimonio. Ha inoltre un cameo la cantante Aimee Mann e L'assassinio di Gianni Versace segna anche il debutto alla regia dell'attore Matt Bomer, che firma l'ottavo episodio.

A differenza di altre serie recenti, come The Americans o Narcos, che si fregiano di portare in Tv una forte autenticità linguistica, qui si è preferito dare alla famiglia Versace volti iconici (soprattutto in una prospettiva queer), come Édgar Ramírez (Carlos), Penélope Cruz e Ricky Martin rispettivamente nei panni di Gianni, Donatella e dell'amante di Gianni, Antonio D'Amico. Visto che le loro scene sono piuttosto brevi il fatto che parlino in inglese anche tra loro è fin dei conti tollerabile, ma diventa eccessivo quando si esprime in inglese il piccolo Versace nella Calabria degli anni 50 e addirittura assurdo quando è in inglese persino un brano cantato durante il funerale al Duomo di Milano. Si tratta però del solo difetto di una serie che, grazie anche a una interpretazione davvero ricca e sorprendente da parte del protagonista Darren Criss (Glee), presenta il ritratto sfaccettato di un "American Psycho" con una credibilità davvero rara e preziosa.

Episodi: 10
Regia di Ryan Murphy.

Storie criminali realmente accadute: O.J. Simpson

Recensione di a cura della redazione

La prima stagione della serie American Crime Story, formata da 10 episodi, è basata sul libro di Jeffrey Toobin 'The Run of His Life: The People v. O.J. Simpson'. Il progetto racconta il processo di O.J. Simpson attraverso la prospettiva degli avvocati ed esplora il caotico dietro le quinte degli accordi e delle manovre da parte di entrambe le parti della corte. Inoltre mostra una combinazione della confidenza della procura, della volontà della difesa e della storia del LAPD con la comunità afroamericana della città che diede alla giuria quello di cui aveva bisogno: un ragionevole dubbio.
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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 8 aprile 2024
esco_nonesco

La seconda stagione di questa serie antologica racconta la tristemente nota morte di Gianni Versace. Con tutti i difetti del caso, con le molte scelte di dubbio valore artistico tipiche dei prodotti americani, ritengo comunque che meriti di esser vista. Non mi sono soffermata a valutare regia o sceneggiatura, in quanto tutto viene oscurato dal lavoro sbalorditivo che Darren Criss ha fatto sul [...] Vai alla recensione »

NEWS
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martedì 21 marzo 2017
 

Penelope Cruz interpreterà Donatella Versace nello show televisivo Versace: American Crime Story, terzo capitolo della serie antologica creata da Ryan Murphy. Il primo, The People vs O.J. Simpson ha vinto ben 13 Emmy Awards e due Golden Globe.

winner
miglior miniserie
Critics Choice Award
2019
winner
miglior attore miniserie o film tv
Critics Choice Award
2019
winner
miglior attore miniserie o film tv
SAG Awards
2019
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