Trivisa

Film 2016 | Thriller, Spionaggio 97 min.

Regia di Frank Hui, Jevons Au, Vicky Wong. Un film Da vedere 2016 con Ka-Tung Lam, Richie Ren, Jordan Chan, Tommy Wong Kwong Leung, Ngok Elliot. Cast completo Titolo originale: Chu tai chiu fung. Genere Thriller, Spionaggio - Hong Kong, Cina, 2016, durata 97 minuti. - MYmonetro 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 16 gennaio 2017

Hong Kong e le trasformazioni in seno alle triadi nel periodo che precede la consegna della Corona come Colonia Britannica alla Cina.

Consigliato sì!
3,28/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,06
CONSIGLIATO SÌ
Un omaggio all'action di Hong Kong e una rilettura della sua storia, in chiave criminosa, da parte di una nuova generazione di registi.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Cheuk, Yip e Kwai sono tre criminali uniti da un destino invisibile nella Hong Kong che si appresta a ritornare in seno alla Cina. Per ragioni diverse sono costretti dal mutamento politico ad accettare nuovi compromessi, a riciclarsi in altri traffici o a camuffarsi nella legittimità. Cheuk sogna di unire i tre "Re dei Ladri" e fare fronte comune: apparentemente una follia, ma di fronte al nuovo scenario socio-politico l'ipotesi diventa sempre di più una prospettiva sensata.
Trivisa come i tre "veleni" del buddhismo: Illusione, Furia e Avidità, incarnati da altrettanti delinquenti. Un film è quasi una scheggia di anni '90 proiettata in un'altra epoca, un messaggio in una bottiglia lasciato per qualche alieno di passaggio, a indicare come fosse Hong Kong prima del 1997. Protagonista è infatti ancora una volta lo handover, il passaggio di consegne di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina, con la nascita della regione a statuto speciale. Il "limite" - per nulla celato, quasi ostentato - di Trivisa è quello di arrivare vent'anni dopo opere fondamentali per quella cinematografia, presupponendole e omaggiandole. Ma questo debito di riconoscenza e di ispirazione diviene anche uno dei pregi principali di un'opera che si rivolge a un target molto specifico, ricorrendo a ogni possibile strizzata d'occhio.
Assistere a una rivisitazione, da parte di una nuova generazione, di quel misto di cinema noir e saga popolare, tecnicissimo nella sua messa in scena e semplice fino all'ingenuità nello spirito e nella vicinanza umana ai suoi personaggi, è un'esperienza oltremodo stimolante. Perché si tratta di una riscrittura fedele del canone, da parte di chi è cresciuto in un milieu che già glorificava quella forma cinematografica. L'occhio del fan diviene lo sguardo del rispettoso continuatore di una tradizione, che si trasfigura in mito. Il passaggio di uno dei tre Re dei Ladri, Yip, da copkiller a grigio contrabbandiere di televisori è la transizione da un irripetibile ecosistema autosufficiente a un mero ingranaggio della macchina cinese, che conserva ben poco di quella peculiarità. Un bandito leggendario diviene un lacchè dei potenti, così come delle Guardie Rosse diventano sgherri del primo venuto.
L'analisi sociologica si mescola a quella sui media, con una riproposizione ossessiva del video di una sparatoria di Yip che diviene per traslato riproposizione di una delle sequenze più spettacolari e iconiche del cinema di To (e di quella Hong Kong), ovvero il piano sequenza iniziale di Breaking News, peraltro interpretato dal medesimo protagonista (Richie Jen).
Dietro le quinte l'artefice è ancora una volta Johnnie To, colui che ha reso il noir di Hong Kong un marchio autoriale, esportandolo nei festival internazionali più prestigiosi. Ma se Trivisa è una produzione Milkyway e il sospetto che un tocco del maestro ci sia è lecito, resta altresì chiara l'intenzione di promuovere talenti nuovi, mettendoli al servizio di un racconto esemplare della fabula hongkonghese (Jevons Au peraltro è anche tra i registi del controverso Ten Years, che ha fatto infuriare il governo di Pechino).
I giovani virgulti, usciti dalla palestra della Fresh Wave di To, tributano un omaggio sincero a un'epoca, con la venerazione acritica e la prospettiva storica che solo il fan di una generazione successiva può avere. Oltre a una meticolosa attenzione per i dettagli, come la riflessione metanarrativa sulla transizione ai telefoni cellulari, che rimpiazzano i pagers, cercapersone al centro della sceneggiatura di molte opere della Hong Kong anni Novanta. Per i fan del cinema di Hong Kong un must assoluto, con pericolo di lacrime nostalgiche. Gli altri spettatori forse non coglieranno ogni sfumatura, ma godranno di un action inconsueto e tecnicamente impeccabile, tale da poterli avvicinare al genere e forse, col tempo, rendere anche loro dei seguaci.

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