Strike a Pose

Film 2015 | Documentario, Musicale, +13 90 min.

Titolo originaleStrike a Pose
Anno2015
GenereDocumentario, Musicale,
ProduzionePaesi Bassi, Belgio
Durata90 minuti
Regia diEster Gould, Reijer Zwaan
AttoriLuis Camacho, Oliver Crumes, Salim Gauwloos, Jose Xtravaganza, Kevin Alexander Stea Carlton Wilborn, Madonna, Jose Guitierez, Gabriel Trupin, Sue Trupin.
Uscitalunedì 5 dicembre 2016
TagDa vedere 2015
DistribuzioneNexo Digital
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ester Gould, Reijer Zwaan. Un film Da vedere 2015 con Luis Camacho, Oliver Crumes, Salim Gauwloos, Jose Xtravaganza, Kevin Alexander Stea. Cast completo Titolo originale: Strike a Pose. Genere Documentario, Musicale, - Paesi Bassi, Belgio, 2015, durata 90 minuti. Uscita cinema lunedì 5 dicembre 2016 distribuito da Nexo Digital. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 5 dicembre 2016

Sei dei ballerini di Madonna, divenuti attivisti per i diritti dei gay, raccontano oggi quei giorni di musica e sfida ai benpensanti accanto alla rockstar.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Una (ri)considerazione attenta e interessante sulla maniera di lavorare di Madonna, sulla comunità gay ma soprattutto su un'epoca innervata da profonde contraddizioni .
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 2 dicembre 2016
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 2 dicembre 2016

All'inizio degli anni Novanta, Madonna è al sommo della popolarità. Regina del pop e della provocazione intraprende il "Blond Ambition Tour", una tournée mondiale controversa a cui farà seguito A letto con Madonna, documentario in vivo e dietro le quinte che svela la fusione maternale dell'artista coi suoi ballerini. Perfezionista provocante e narcisista, col cuore in mano e la mano sul pube, la popstar ingaggia un gruppo di dancers pescati nella scena underground e nei club gay newyorkesi.
Alla ricerca costante di ispirazione e affascinata dal voguing, urban dance che alla performance unisce la dimensione sociale, Madonna propone a sette artisti uno spettacolo sulfureo e provocatorio, libero dalle imposizioni e la morale di una società ancora puritana. Di quella maratona (ventisette le città toccate dal tour), di quella missione, Luis Camacho, Oliver Crumes, Kevin Stea, Gabriel Trupin, Carlton Wilborn, Jose Gutierez, Salim Gauwloos diventano presto i sacerdoti. Le loro preghiere si traducono in una sequenza di figure e in un movimento nervoso di braccia 'raddoppiate' intorno e addosso al corpo divistico e divino di Madonna. Avvolta in costumi suggestivi, la dea danza languidamente denunciando l'ipocrisia della religione, perorando la causa del preservativo, siamo negli anni bui e virali dell'AIDS, e invitando il mondo a "express yourself".
Venticinque anni più tardi, Ester Gould e Reijer Zwaan rintracciano sei dei sette ballerini, Gabriel Trupin è morto di AIDS nel 1995, per conoscere da vicino la loro espressione individuale, l'energia vitale, il bisogno primario di fusione, individuazione e alterazione che la danza comunica così bene e la parola tace. Troppo giovani, troppo fragili, troppo voraci o troppo innocenti, i ballerini di Madonna non hanno retto a quell'onda d'urto platinata, che finirono per arginare e denunciare. Accusata di aver abusato della loro vulnerabilità per promuovere la sua musica e il suo messaggio di tolleranza, Madonna ha davvero vampirizzato la controcultura gay per farne il motivo politico della sua tournée, tuttavia i protagonisti di quella parentesi incantata cercano lontano da lei e dentro di loro con franchezza e onestà. Cercano le ragioni che li piegarono uno dopo l'altro sotto i colpi dell'alcol, della droga, del sesso, della malattia, della depressione, della celebrità.
Se il tour dimostrò che Madonna, vampiro in pantaloni e guêpière, era fatta per durare e stupirci ancora e ancora, palesò altresì un iperedonismo che sconfinò per i suoi boys in una pulsione di morte. Attraverso due linee temporali e intercalando brani del passato con interviste 'al presente', gli autori disegnano sette ritratti che un malessere intimo ridusse in quegli anni al grado zero dell'espressività. Se il corpo è la scena, di quella scena i ballerini di Madonna fecero scempio. Il successo, impensato e condiviso, li persuase che non ci fosse un limite ma quel limite c'era e li sorprese durante una tournée che cercava paradossalmente di spostarlo più avanti. Per Madonna si trattava di cantare a squarciagola il desiderio e di vivere liberamente l'omosessualità, di cui si era fatta portavoce fino a diventare l'icona del movimento (LGBT), per i suoi ragazzi si trattò di tacitarlo, di tacere soprattutto la contrazione di un virus che uccise Gabriel e gettò Carlton e Salim in una disperazione lunga e silente. Strike a Pose infila quei silenzi, respira il dolore e scioglie la posa del titolo, quel tempo che li ha mantenuti pressoché immobili in un atteggiamento dell'anima prima che del corpo. Un perdurare contrito in un sogno di gloria.
Faccia alla camera, uno dopo l'altro ritornano, con voce rotta e sguardo umido, a quella loro avventura umana e musicale, raccontando la disillusione che seguì e rimpiangendo la rottura prematura con Madonna. Pieni di una vitalità palpabile e aggrappati alla sponda di quel sogno, a quel fantasma che coincide col mito dell'innocenza dell'origine, i protagonisti si rivelano in tutta la loro frangibilità, senza nascondersi dietro ai rimorsi che li rodono. Gould e Zwaan tracciano un percorso di attraversamento struggente che 'testimonia' ogni apertura di senso liberata da quel movimento umano che si avvicenda davanti allo spettatore.
Strike a Pose produce una (ri)considerazione attenta e interessante sulla maniera di lavorare di Madonna, sulla comunità gay ma soprattutto su un'epoca, quegli anni Novanta innervati da profonde contraddizioni. Perché se l'ACT UP lottava tenacemente contro i pregiudizi sociali nei confronti dei malati di AIDS, la società non era ancora pronta ad accettarli. Perché se i concerti di Madonna stanavano un ragazzo o una ragazza dalla paura, i suoi ballerini non trovarono mai la forza stanarsi. Di dirsi a lei e al mondo come una preghiera.

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venerdì 4 novembre 2016
 

Alla fine degli anni Ottanta, poter condividere il palcoscenico con Madonna era il sogno di molti artisti. Un sogno che divenne realtà per i sette giovani ballerini americani scritturati per accompagnare la pop star nel controverso ma ormai mitico tour [...]

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