My Name Is Emily

Film 2015 | Drammatico, +13 100 min.

Regia di Simon Fitzmaurice. Un film con Evanna Lynch, George Webster, Michael Smiley, Barry McGovern, Martin McCann. Cast completo Titolo originale: My Name Is Emily. Genere Drammatico, - Irlanda, 2015, durata 100 minuti. Uscita cinema mercoledì 1 novembre 2017 distribuito da CineMAF, Tycoon Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,03 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2020

Un piccolo film indipendente diretto da Simon Fitzmaurice (affetto da ALS che lo ha reso paralitico nell'ultimo anno) che indaga sul rapporto tra genitori e figli. In Italia al Box Office My Name Is Emily ha incassato 14,4 mila euro .

Consigliato sì!
3,03/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,05
CONSIGLIATO SÌ
Un road movie capace di cogliere nell'intimo le pulsioni dell'adolescenza, senza ricercare la verosimiglianza a tutti i costi.
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 29 ottobre 2017
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 29 ottobre 2017

Dopo la morte prematura della madre Emily ha vissuto con suo padre Robert, un eccentrico autore di best sellers, fino a quando questi è stato internato in un istituto per malattie mentali e lei è stata affidata a una famiglia in cui non si trova a suo agio. Ha però continuato a ricevere per il suo compleanno gli auguri del padre. Giunto il sedicesimo genetliaco senza alcun biglietto, Emily decide di andarlo a trovare per capire cosa sta accadendo. Trova la collaborazione di Amber, l'unico compagno di classe che la comprende.

Anche a prescindere dai numerosi riconoscimenti e nomination in festival internazionali, il film di Simon Fitzmaurice ha il pregio di saper cogliere il coacervo di pulsioni che scuotono gli adolescenti e di saperli portare sullo schermo cogliendoli nell'intimo senza preoccuparsi di chi cerca la verosimiglianza a tutti costi.

Sarà forse perché ha cinque figli e conosce quindi la materia dal vivo ma sin dall'incipit, da quella frase scritta su un foglietto che ha dato il via al film ("La vita scorre velocemente, come le montagne sullo sfondo e un giorno ti svegli..."), si diverte a prendere lo spettatore di sorpresa. Come fanno le montagne a scorrere? Scorrono quando ci muoviamo velocemente (i Lumière lo compresero subito e diedero al loro cinema quel movimento che gli mancava collocando la loro macchina da presa su treni e imbarcazioni) per dimenticare che la meta finale della vita è quella che Robert non manca mai di porre in evidenza nei suoi corsi: la morte.

Il senso della perdita attraversa tutto il film così come la sensazione di avere qualcosa 'che non va', come si sente frequentemente ripetere Emily. È ciò che tanti adolescenti provano e che cercano di esorcizzare nei modi più diversi. Ad esempio sognando che il più bello (o la più bella della classe) condivida questa loro sensazione di inadeguatezza e li affianchi. Fitzmaurice fa diventare questo desiderio realtà e fa sì che la voiceover della protagonista trovi in quella di Amber una possibilità per uscire dalla gabbia del pensiero ed aprirsi al dialogo. Compiendo così il percorso inverso rispetto a quello del padre che aveva finito con il chiudersi nella gabbia di una psicosi molecolar-vegetale.

Il rapporto con la figura paterna si presenta come emblematico di una condizione trasversale: sia Emily che Amber non hanno situazioni facili in materia e Fitzmaurice sembra voler sottolineare, forse perché l'ha vissuta, la difficoltà per il maschio di fare i conti con la genitorialità: c'è chi riesce, anche se a fatica, a farli quadrare e chi li risolve con ordini e sberle. Ci sono poi le canzoni (forse troppe) che meritano la sottotitolazione, perché ognuna di esse definisce uno stato d'animo dei personaggi, a completare il quadro di un film che sa come farsi apprezzare da chi ha l'età dei protagonisti e che agli adulti chiede di saper sperare (una volta tanto e nonostante tutto) in un possibile happy end.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 1 novembre 2017
cardclau

Ci viene presentato come un inno alla vita, da far vedere alle scolaresche di adolescenti. Ma non lo è. E lo capiamo bene il perché. Il regista, affetto da amyotrophic lateral sclerosis (SLA), è morto in questi giorni, dopo aver lottato incessantemente dal 2008. Chissà perchè, vogliamo credere alla favola che chi è affetto  da una malattia incurabile sia [...] Vai alla recensione »

giovedì 19 ottobre 2017
ezio51

La voce over è nello spirito del del film, come pure ralenti e flashback.Certo se si usa come riferimento Malick (tuo vate) la battaglia è persa.Anche le musiche non sono più invadenti che tanti altri film on the road e lo spirito adolescenziale, contraddittorio e disponibile a "perle di saggezza illuminanti", è ben reso per essere firmato da un adulto.

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