Tre giorni dopo

Film 2013 | Commedia, +13 81 min.

Regia di Daniele Grassetti. Un film con Francesco Turbanti, Davide Gagliardi, Vittorio Emanuele Propizio, Valentino Campitelli, Aylin Prandi. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2013, durata 81 minuti. Uscita cinema mercoledì 1 giugno 2016 distribuito da Verdeoro. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,80 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 settembre 2016

In tre giorni Matteo, Sandro e Nicola dovranno recuperare un auto e far sparire un cadavere per evitare spiacevoli conseguenze.

Consigliato sì!
2,80/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,09
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Un rocambolesco racconto di formazione, che svela le nevrosi di una generazione sregolata e sgretolata.
Recensione di Olivia Fanfani
Recensione di Olivia Fanfani

Stretto tra la Casilina e la Prenestina, in mezzo a una fitta rete stradale, sorge lo storico quartiere del Pigneto, sobborgo romano a metà tra periferia popolare e crocevia di culture, dove il fascino dei viali alberati convive con l'esuberanza degli studenti universitari, le voci degli anziani e le altalenanti sonorità delle lingue straniere che s'intrecciano sullo sfondo di palazzoni e vicoli acciottolati. Qui, a tre passi dal bar dove lavora la bella argentina Olimpia, vivono e convivono tre ventenni apparentemente diversissimi. Il primo è Matteo, un ragazzo ansioso, in procinto di laurearsi, appassionato di biliardo e con un forte bisogno di sicurezze. Il secondo è Nicola, goffo e un po' sovrappeso. Infine c'è Sandro, un ragazzotto strozzato dai debiti e convinto di poter condurre una vita scanzonata tra bische clandestine e gioco d'azzardo. Coinvolti proprio da Sandro in un losco giro di scommesse, i tre finiscono nelle mani di una banda di malviventi guidata dal Dottor Carlo, un boss locale con cui Sandro ha contratto un grosso debito che spera di riscattare grazie all'abilità di Matteo con il biliardo. A far precipitare la situazione, l'inaspettata morte di Pistacchietto, figlio tossico del boss, ucciso non si sa bene come e nascosto nel baule della macchina di Matteo.
In una Roma di periferia, Daniele Grassetti racconta uno spaccato di vita e di crescita che costringe i protagonisti a misurarsi con le proprie debolezze e i propri limiti, in un'incredibile sciarada di disavventure tra cruenti criminali e droghe dagli effetti incerti. Il sobborgo capitolino, tanto caro al cinema italiano di genere, è lasciato in secondo piano dietro uno script di formazione che racconta di giovani sprovveduti alla soglia di un'età adulta che non accetta rese o ripensamenti. Basato su uno schema narrativo dei più classici (il conflitto tra realtà estranee costrette a incontrarsi), i toni leggeri della commedia sono qui abilmente adoperati per raccontare una storia di crescita senza "la pretesa di dare lezioni ai giovani ma mostrando aspetti della loro vita", in cui ciascuno affronta la normalità del quotidiano con comportamenti disfunzionali e autodistruttivi. Un mondo di sopraffazione e schizofrenia in cui la crescita dell'individuo risiede nella rottura dei rigidi schemi prestabiliti, passando dal conformismo di una vita di studio alla scoperta di una realtà rocambolesca e imprevista, senza mai sfociare apertamente nel dramma grazie a una comicità immediata, di facile presa sul pubblico.
Tra l'incursione di un'anziana signora (si direbbe bipolare) che ora dispensa caramelle ora denuncia i malcapitati alle forze dell'ordine, le difficoltà si presentano in ultima istanza come risoluzione delle nevrosi, in un film che ammicca a un certo cinema leggero, trovando il giusto equilibrio nell'elogio della vita comune. Il giovane Francesco Turbanti (I primi della lista, Acciaio) si dimostra all'altezza di un ruolo che interpreta in remissione, intervenendo sul personaggio per far emergere lentamente Matteo attraverso l'azione, con i mutamenti dell'intimo svelati attraverso lucide elucubrazioni. Anche la regia di Grassetti appare a tratti remissiva. Incerta nel sondare in profondità la decadenza della vita malavitosa, lascia al registro comico della scrittura il compito di raccontare piccole e grandi lacerazioni per risolvere la sua vocazione di racconto morale e di formazione. Ciononostante il film racconta il degrado da un punto di vista inedito, carico d'ironia picaresca, che pecca a tratti d'ingenuità pur restando fedele ad uno sguardo capace di esprimere la dicotomia manichea tra bene e male, senza virtuosismi e con delicatezza.

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