Candyman - Il giorno della morte

Il bisnonno di Caroline McKeever era Daniel Robitaille, detto Candyman: pittore, figlio di uno schiavo di colore, venne torturato e ucciso per essersi innamorato di una donna bianca. Come Caroline spiega alla sua amica e coinquilina Tamara, la leggenda vuole che se si pronuncia per cinque volte la parola Candyman allo specchio lo si richiama dall'oltretomba con esiti letali. Cosa farebbe chiunque dopo aver sentito una storia del genere? Direbbe Candyman per cinque volte allo specchio, ovvio. Soprattutto se si trovasse in un film dell'orrore e precisamente nel terzo episodio di una saga iniziata con Candyman - Terrore dietro lo specchio. Tamara trascina quindi Caroline davanti allo specchio e comincia la litania, ma si ferma alla quarta volta. Però è solo un rinvio. Caroline ha organizzato una mostra di quadri del suo antenato, ma il disinvolto gallerista Miguel, contrariamente ai voleri di Caroline, sfrutta a scopi pubblicitari la sinistra fama del bisnonno. Caroline protesta che Daniel Robitaille era un artista e non il mostro di una leggenda, ma Miguel la sfida pubblicamente - se è vero che era solo una stupida leggenda - a pronunciare cinque volte il nome di Candyman davanti allo specchio. Messa alle strette, Caroline esegue per non perdere la faccia. E l'incubo comincia di nuovo.
La figura di Candyman mantiene una certa originalità di fondo, quale mostro vendicativo prodotto dall'odio razziale, ma viene utilizzata in modo generico e meccanico, artefice di uccisioni indiscriminate a perseguire un disegno impreciso e meramente funzionale a fornire qualche facile brivido. L'ambientazione ispano-americana - benché incongrua rispetto alle origini del personaggio - fornisce adeguato colore locale. Il retroterra traumatico della protagonista dovrebbe invece fornire spessore psicologico e sostanza motivazionale, ma Donna D'Errico è troppo blanda come eroina e non trasmette molto delle angustie del suo personaggio. Di spicco è invece l'interpretazione di Wade Williams, nel ruolo di un poliziotto corrotto e viscido. Tony Todd è sempre all'altezza nella parte del micidiale vendicatore.
A livello di intrattenimento, il film, nei suoi limiti, ha qualche punto a suo favore e alcune apparizioni di Candyman sono ben orchestrate, con un'adeguata gestione della suspense e delle atmosfere. Il problema è che la storia - con un finale più alla Dorian Gray che alla Clive Barker - è esile, derivativa, prevedibile e con diverse falle logiche: è vero, è una questione tipica dei sequel-remake quale questo, ma ciò non consola lo spettatore, più volte colpito dal tedio. 