Park

Los Angeles. Un parcheggio sterrato in mezzo al nulla. È lì che si ferma un furgone per la toelettatura dei cani il cui conducente è segretamente innamorato della giovane collega polacca. La quale però ha una relazione con il proprietario di un SUV che sopraggiunge. L'uomo vuole fare sesso esclusivamente nell'auto. Non sa che a poca distanza è parcheggiata l'auto in cui sua moglie, accompagnata dalla sua migliore amica, sta osservando ciò che accade e decide per una separazione traumatica. Intanto due giovani impiegati che periodicamente si ritrovano in un camper per chiacchierare nudi cercano di convincere dell'importanza del gesto liberatorio due giovani colleghe. Intanto una giovane donna cerca di suicidarsi senza riuscirci.
È un film decisamente particolare questo Park, vincitore di numerosi premi in diversi festival. Perché l'idea di far incontrare e scontrare campioni di varia umanità anche se non è nuova ha in sé un'efficacia potenziale. Che in parte la sceneggiatura sviluppa con l'obiettivo dichiarato di dimostrare che non sempre ciò che riteniamo negativo porta ad esiti avversi. Un solo personaggio si ritroverà abbandonato e ridicolizzato. Lasciamo a voi l'indovinare chi. Il problema semmai nasce dal fatto che alcuni d loroi sfiorano il grottesco (l'aspirante suicida e l'amante ipodotato) e così facendo abbassano il livello di credibilità di una storia che avrebbe potuto piacere al John Lennon che affermava che "la vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti". 