Verano de Goliat

Film 2010 | Docu-fiction 76 min.

Anno2010
GenereDocu-fiction
ProduzioneMessico, Canada
Durata76 minuti
Regia diNicolás Pereda
AttoriTeresa Sánchez, Gabino Rodríguez, Oscar Zaavedra Miranda .
MYmonetro Valutazione: 1,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Nicolás Pereda. Un film con Teresa Sánchez, Gabino Rodríguez, Oscar Zaavedra Miranda. Genere Docu-fiction - Messico, Canada, 2010, durata 76 minuti. Valutazione: 1,5 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento venerdì 30 luglio 2010

Storie di ordinario sospetto e ordinaria oppressione, durante l'estate, a Huilotepec.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 1,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO NO
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Nella natura generosa del Messico, una carrellata di storie ingrate.
Recensione di Marianna Cappi
giovedì 9 settembre 2010
Recensione di Marianna Cappi
giovedì 9 settembre 2010

Golia è Oscar, un ragazzino cui il paese ha attribuito questo nome, ritenendolo l'assassino della fidanzatina. Persino i suoi fratelli, Amalio e Nico, lo chiamano così. Gabino, invece, è un soldato che torna a casa dopo chissà quanto tempo. Suo padre è sparito, lasciando la moglie con una valigia di vestiti e una sofferenza che la sta rendendo folle. Sono alcuni dei personaggi che popolano la cittadina rurale di Huilotepec, Messico.
Apprendiamo le loro storie in parte dalle interviste che concedono all'obiettivo e in parte seguendoli, mentre spaventano a morte un povero vecchio, ubriacano il fratellino, risalgono dal fango del fiume spogli di ogni resto di umanità. Tra fiction e non, il quarto lungometraggio di Nicolas Pereda, messicano trapiantato a Toronto, forza l'occhio dello spettatore a guardare ciò che non vorrebbe vedere. Dentro una placida estate e una natura generosa, ambienta delle storie ingrate: nessuno sfugge al ritratto cinematografico del peggio di sé, eppure nessuno è privato di almeno un profilo della sua debolezza, del suo essere vittima prima che carnefice.
Pereda non commenta, ciò che gli interessa è fotografare un'atmosfera opprimente, e dire con il solo mezzo del cinema -con la suspense, con le ellissi, con le aspettative suscitate e negate- l'oppressione e il sospetto in cui vive quella società. Lo dice con il linguaggio del cinema e lo ribadisce con le morti di cui nel film si parla ma di cui non si dà certezza né soluzione; lasciate a rendere la vita precaria e priva di senso.
Alla stessa volontà di aderenza al reale risponde, nelle intenzioni, la formula delle interviste ai personaggi del film, ma la commistione che ne esce è più finta che altro. Il film è faticoso. E per di più colpevole di premeditazione.

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