L'Esercito degli Angeli

Film 2000 | Commedia Film per tutti 88 min.

Titolo originaleNär jag träffade Jesus... med slangbellan
Anno2000
GenereCommedia
ProduzioneNorvegia
Durata88 minuti
Regia diStein Leikanger
AttoriFredrik Stenberg Ditlev-Simonsen, Martin Eidissen, Frederick Paasche, Gjertrud L. Jynge, Grethe Bøe-Waal Gard B. Eidsvold, Otto Jespersen, Grete Nordrå, Rolf Arly Lund, Peter Bredal, Gunnar Enekjær, Trond Høvik, Elisabeth Sand, Bjørn Jenseg, Dag Vågsås.
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti
MYmonetro

Regia di Stein Leikanger. Un film con Fredrik Stenberg Ditlev-Simonsen, Martin Eidissen, Frederick Paasche, Gjertrud L. Jynge, Grethe Bøe-Waal. Cast completo Titolo originale: När jag träffade Jesus... med slangbellan. Genere Commedia - Norvegia, 2000, durata 88 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti

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Ultimo aggiornamento giovedì 19 novembre 2009

Il film ha ottenuto 1 candidatura al Festival di Giffoni,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO N.D.
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Un eterno Peter Pan.

Nella Norvegia degli anni '30, Oddemann, un ragazzino curioso che riesce a vedere le cose che gli adulti hanno smesso di notare, trascorre le sue giornate in una piccola fattoria vicino a Oslo, scervellandosi sul comportamento delle persone che lo circondano. Ha deciso che non vuole crescere: il mondo adulto non lo tenta per niente, gli adulti sono troppo seri o troppo arrabbiati.

Francesco Rufo
venerdì 10 luglio 2009

L’esercito degli angeli si basa sulla rievocazione nostalgica del passato e dell’infanzia da parte di un narratore invisibile, che esiste solo come voce. La voce narrante è quella di un adulto, un anziano che fa rivivere in immagini il proprio vissuto di bambino. Questa voce ha un’identità, più che narrativa, descrittiva, perché ciò che ricorda sono non tanto eventi concatenati progressivamente, quanto falde di passato, situazioni debolmente collegate tra loro, il cui ordine potrebbe essere rivisto senza urtare l’economia emotiva e narrativa del film. L’adulto impone con le parole una presunta oggettività di partenza che gli deriva dalla lontananza dell’infanzia. Si parte dalle parole dell’adulto, ma ci si immerge poi nella soggettività – visiva e spirituale – del bambino, e la soggettività del bambino finisce per prevalere su quella dell’adulto. Lo spettatore vede attraverso gli occhi del bambino e non attraverso gli occhi di un adulto che ricorda di esser stato bambino: domina la soggettività non di un presente che guarda al passato, ma di un passato come “presente che è stato”. L’adulto narra e descrive, il bambino agisce e guarda. Il mondo dell’adulto è quello delle parole (della letteratura), il mondo del bambino è quello delle immagini (del cinema). L’adulto ha già visto e vissuto le cose di cui parla e le narra con la coscienza di chi già sa; il bambino vede e vive le cose con il continuo stupore di chi le vede e vive per la prima volta. Tutto è filtrato dagli occhi del bambino: la realtà, le cose, le parole, il mondo degli adulti.

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