Titolo originale | Schattenwelt |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Connie Walter |
Attori | Christoph Bach, Gottfried Breitfuss, Uwe Kockisch, Udo Lange, Andrea Löwl Eva Mattes, Mehdi Nebbou, Ulrich Noethen, Franziska Petri. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Dopo vent'anni in carcere Widmer, un ex terrorista della RAF, ritrova la libertà e grazie al suo avvocato prova a ricostruirsi una vita nell'anonimato di un grande condominio.
CONSIGLIATO SÌ
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Widmar, ex terrorista e capo della seconda generazione della RAF, viene rimesso in libertà dopo ventidue anni di carcere. All'uscita lo attendono il suo avvocato e un appartamento anonimo alla periferia di Friburgo. Widmar vorrebbe trovare un lavoro, reintegrarsi nel quotidiano e recuperare la relazione con il figlio Samy. Il conflitto mai risolto con la ex compagna, che aveva ottenuto la grazia testimoniando "pentita" contro Widmar, e la relazione con una misteriosa donna della porta accanto, getteranno su di lui le lunghe ombre di un passato mai dimenticato. I fantasmi delle persone uccise dal suo commando e i figli delle vittime faranno appello alla sua coscienza e chiederanno il conto.
Sempre più spesso il cinema tedesco sceglie l'ambientazione storica (La Rosa Bianca, Le vite degli altri, La banda Baader Meinhof) per fare i conti con il passato prossimo della Germania ma anche per raccontare il suo presente e i suoi dilemmi etici. Con un'abilità drammaturgica rigorosa e controllata, Connie Walter mette in scena uno spettacolo per certi versi prossimo a quello allestito da Roman Polanski nella Morte e la fanciulla: un teatro metaforico e un universo morale che appaiono chiari nel loro grigiore (anche estetico) e che tuttavia si complicano, raccontando l'abisso dell'animo umano, la relazione impossibile eppure ineludibile che si instaura tra vittima e carnefice, tra chi subisce il male e chi se ne fa strumento. Più defilato (e confidenziale) della Banda Baader Meinhof, Long Shadows interroga l'"autunno tedesco" incarnandosi nelle due figure chiave della storia, l'ex terrorista Widmar, che vent'anni prima aveva preso parte al sequestro fallito contro il presidente di una banca rimasto ucciso col suo giardiniere, e la giovane vicina Valerie, figlia del giardiniere assassinato davanti ai suoi occhi di bambina. Se Widmar vuole soltanto dimenticare i colpi esplosi e i compagni caduti, Valerie non smette di ricordare la morte del padre e il volto dell'uomo che gli ha sparato. Il trauma morale, che la ragazza tiene chiuso dentro di sé come una parte ingombrante e incomprensibile, suscita interrogativi mai risolti.
Chi è veramente l'uomo che il tribunale ha condannato e che adesso abita nell'appartamento accanto al suo? La vittima del passato si rivela dominata da un'ossessione che la trasforma in persecutrice irriducibile: Valerie avvicina Widmar, indaga sul suo conto, ruba le sue lettere e finge un corteggiamento. Fino al giorno in cui la donna, dall'apparenza garbata, butta in faccia all'uomo la realtà del passato, colpendolo a sua volta, spezzando il suo equilibrio precario, causandogli angoscia con interrogazioni e interrogatori che conoscono già la risposta. L'autrice lascia in sospeso il racconto, rifiutando di pronunciare parole definitive, tantomeno giudizi, sui fatti storici, sull'indulgenza plenaria o sul sentimento di rivalsa. L'epilogo contempla per questo la possibilità dell'ascolto, l'attenzione aperta in cui improvvisamente ci si identifica nell'altro fino a vedersi nell'altro. La confessione di Widmar e il dolore urlato di Valerie si rivelano la forma inattesa di sopravvivenza, che può trasformare e forse liberare da un passato dominante sul presente.