Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Brasile |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Júlio Bressane |
Attori | Alessandra Negrini, Bruno Garcia, Miguel Falabella . |
Tag | Da vedere 2006 |
MYmonetro | 3,57 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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CONSIGLIATO SÌ
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Cleopatra, ultima sovrana dell'antico Egitto e ultima discendente della dinastia tolemaica, incanta e innamora i signori di Roma che dopo la morte per decapitazione di Pompeo, si succedono in Egitto e nel suo talamo: Giulio Cesare, condottiero e uomo politico che apre la fase imperiale dell'Urbe, e Marco Antonio, sostenitore di Cesare e "ultimo principe dell'oriente greco".
Julio Bressane, il regista che ha ispirato e praticato il cinema sperimentale brasiliano, continua con Cleopatra la sua instancabile opera di ricerca e di adattamento di testi letterari. Alla base del suo film ci sono questa volta la testimonianza di Plutarco e il mito di una donna straordinaria alimentato sin dal I secolo dagli scrittori latini. Bressane ricerca Cleopatra attraverso l'atto del filmare. Riproducendo sullo schermo alcuni dei più celebri dipinti a lei dedicati, il film è un'iconografia lirica della regina.
Il cinema di Bressane, luogo di incontro di tutte le arti (letteratura, pittura, musica), si appropria di uno dei periodi più affascinanti della storia di Roma: il passaggio dalla Repubblica all'Impero, popolato da figure di primaria grandezza e intrigante complessità. Lontanissimo dai celebri amanti dell'antichità celebrati nel kolossal di Mankiewicz, questo trionfo di Iside su Venere è profondamente legato alla cultura cinematografica brasiliana, il cui carattere principale è la sperimentazione. Cleopatra, Cesare, Antonio, i senatori o i servitori di corte parlano una sola lingua, il portoghese. La musicalità di questa lingua si riflette magnificamente nell'estasi della forma.
Per nulla interessato a sfrondare la storia dalle distorsioni della leggenda, dagli orpelli delle trasposizioni artistiche o dalla propaganda negativa abilmente diffusa dall'implacabile e vincitore nemico Ottaviano Augusto, il regista carioca cavalca il mito degli artisti e storici della sua corte, che volevano Antonio traditore della patria ammaliato dalle grazie "scostumate" della regina orientale. Non sfugge però al suo cinema intersemiotico, in fuga dalla (sola) forma filmica e aperto ad altri linguaggi artistici, la realtà storica: l'ellenismo di Antonio, l'impegno politico di Cleopatra nella difesa dei giudei, il disegno degli amanti della creazione di un impero orientale.
La sovrana orientale di Bressane ha il volto e il corpo svelato di Alessandra Negrini, che nei lunghi piani fissi interpreta e incrocia i destini culturali dell'Egitto e di Roma. Attraverso il primitivismo della narrazione, che avvicina il suo cinema al muto, Cleopatra viene rappresentata in veste di Iside, secondo un'iconografia di stile marcatamente faraonico, e in veste di sovrana ellenistica, sottolineando le due anime culturali del mito e della donna, anarcoide e radicale come l'opera di Bressane.