A Few Days Later...

La vita di Shahrzad è arrivata a un momento cruciale. Nonostante sia una grafica in carriera non riesce a godersi i successi lavorativi perché preoccupata di come andrà a finire la storia con Mahmoud, dal quale si è momentaneamente separata per prendersi una pausa di riflessione. La donna non riesce a convivere con l'idea che l'ex moglie di lui sia tornata in Iran dopo averlo abbandonato con il figlio disabile sette anni prima. In più il padre di Shahrzad si è ammalato e come se non bastasse il suo appartamento è occupato dagli operai che stanno facendo dei lavori di ristrutturazione. La sua professione la tiene impegnata tutto il giorno - tra riunioni e nuovi progetti - ma quando torna a casa all'imbrunire deve anche vedersela con un vicino arrogante che parcheggia il suo SUV occupando lo spazio riservato alla sua auto.
Niente sembra alleviare la tensione di Shahrzad, il tormento che prova le si legge sul volto e la sua condizione altalenante viene alleggerita solo dalla presenza della vivace collega Ghazaleh - sebbene si ritragga al tocco gentile dell'amica quando le sfiora il viso con la mano, perché troppo presa dalla sua disperazione - e dalla fotografia, che assume una sorta di fuga dalla responsabilità di essere donna (per di più donna di successo) e figlia.
Le giornate di Shahrzad scorrono lente e inesorabili come a lasciare in sospeso quella decisione che dovrà prendere e che al momento la lascia totalmente estranea a tutto il resto - le innumerevoli telefonate di Mahmoud ascoltate sulla segreteria telefonica, gli incontri di lavoro, persino le richieste di assistenza della madre - facendo scivolare anche il pubblico in un vortice di irrequietezza implacabile. La città di Teheran, che casualmente in persiano significa "andare verso il basso", è il punto intorno al quale si svolge la trama di A Few Days Later e mostra una prospettiva diversa e reale del popolo iraniano, così necessaria alla riuscita del film, che non mostra sbocchi, non lascia speranze. 