In questo film dal tono un po' pessimistico Shimizu torna a parlare di bambini e di emarginazione. Discriminato dai compagni di classe perché affetto da poliomelite, al protagonista della storia viene negato anche l'ingresso nella squadra di baseball, con conseguente sofferenza di tipo morale che si aggiunge a quella fisica.
Dopo aver lottato invano per una normale integrazione scolastica del figlio, ai genitori sembra non restare altra scelta se non quella di aprire una scuola per bambini disabili a proprie spese, confermando l'inevitabilità di una dolorosa separazione tra soggetti sani e malati. Basato su una storia vera, Shimizu sceglie per questo ruolo un bambino di 11 anni, convinto che - rispetto alla recitazione impostata degli attori - la spontaneità di un interprete non professionista renda il cinema più autentico.
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