Segretario particolare

Davide ha ormai oltrepassato quella soglia in cui i ricordi superano di gran lunga le speranze e, a settant'anni, è ormai pronto a ritirarsi dalla scena lavorativa. In vita sua - tra una scartoffia e l'altra - si è dedicato completamente alla professione di segretario, sempre pronto a sacrificare ogni singolo istante della sua esistenza al fianco del proprio datore di lavoro. Dopo quarant'anni di onorato servizio nello studio dell'avvocato Dell'Aquila, però, si trova a far fronte al difficile passaggio di testimone, affiancando stavolta un giovane e rampante parlamentare - figlio del predecessore - disposto a tutto pur di far carriera. Nonostante il carattere riservato e discreto (o forse proprio a causa di quest'ultimo), Davide viene risucchiato a sua insaputa in un vortice di losche manovre a base di riciclaggi e denari di dubbia provenienza. L'unica risorsa disponibile è il vecchio amico Mattia, docente universitario con cui da troppo tempo ha interrotto ogni rapporto. L'esordio alla regia di Nicola Molino raggiunge uno stupefacente e toccante risultato, puntando sull'ottima recitazione dei suoi attori (tra cui Remo Remotti, nei panni di un pasoliniano personaggio notturno) e sui tempi lunghi e dilatati dell'empatia, arma finale per catturare lo spettatore in un vortice di lucido nichilismo. Pur con una sceneggiatura non certo impeccabile e degli ingredienti che possono forse risultare indigesti al grande pubblico, il film regge bene la sua durata, sfiorando - senza mai addentrarvisi in modo morboso - i meandri oscuri del pensiero, dalla fatalità del destino al conto che inevitabilmente la vita presenta ai suoi sudditi d'una certa età. E in una Roma ovattata e colpita al cuore dallo scandalo delle tangenti (che restano come sfondo inestirpabile di tutta la pellicola), vanno in rassegna gli acciacchi, le memorie e le speranze - poche - di chi è pronto a imbarcarsi per un lunghissimo viaggio. Senza speranza eppure gioviale (con, è bene ripeterlo, le impeccabili prove attoriali di tutto il cast), Molino si muove sinuoso, ammiccando - chissà se volutamente o meno - a una certa filmografia che si muove da I giardini d'autunno del maestro Iosselliani alle parabole magiche di De Oliveira. Un film da non mancare. 