Anno | 2005 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Cambogia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Rithy Panh |
Attori | Rotha Kèv, Phan Peng, Nan Doeun Thén, Bopha Chheng, Hoeun Ieng . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Rithy Panh continua a raccontare la storia della Cambogia dopo il regime dei Khmer Rossi. Questa volta tocca a una compagnia di attori che vorrebbe ricostruire il suo teatro.
CONSIGLIATO SÌ
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Una donna cambogiana racconta, in lacrime, la sua tragedia personale: il marito e il figlio sono morti a causa della dittatura sanguinaria dei Khmer Rossi. Ma l'inquadratura si allarga e il regista entra in scena: stiamo assistendo alle prove di una rappresentazione teatrale. Inizia così il film di Rithy Panh presentato fuori concorso al 58esimo Festival di Cannes. E questa prima sequenza già da sola potrebbe riassumere la linea guida del film e dell'intera cinematografia del regista cambogiano (che comincia come documentarista e prosegue con opere di finzione, o meglio di docu-fiction): l'arte è uno strumento per tramandare la memoria e l'identità culturale di una popolazione. Nello specifico, per narrare gli orrori e le rovinose conseguenze del regime omicida di Pot Pol e dei Khmer Rossi in Cambogia. Les Artistes du Théâtre Brûlé racconta le vicende di una compagnia di attori che assistono alla decadenza del loro teatro, bruciato dal regime e mai più ricostruito, e della loro arte: gli spettacoli della tradizione - Cambogiana (danza, canti, teatro delle marionette, ecc.) e non - si stanno estinguendo per colpa del disinteresse delle istituzioni statali e del pubblico, ormai attratto solo dai canali satellitari e dal karaoke. Così i commedianti sono costretti a vivere in povertà, mangiando i pipistrelli trovati in soffitta, partecipando a soap televisive, e mettendo privatamente in scena la morte della loro arte (come nella sequenza in cui un attore sale sulle rovine di un palazzo, appende un cappio e "suicida" il manichino che lo rappresenta). Il tutto è raccontato con estremo realismo, lasciando spazio, pur nella drammaticità della situazione, all'ironia. In un mondo distrutto dalla dittatura e dalla guerra c'è ancora spazio per la speranza: quella degli artisti e quella della gente comune che comunque continuano a vivere e a lottare.