Titolo originale | Kohi jikou |
Anno | 2004 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Hou Hsiao-Hsien |
Attori | Yo Hitoto, Tadanobu Asano, Masato Hagiwara, Kimiko Yo . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 ottobre 2015
Comunque, dopo aver viaggiato per vent'anni tra Giappone e Taiwan, volevo mettere a fuoco la vita quotidiana dei giapponesi di oggi attraverso gli occhi di uno straniero. VENEZIA CONCORSO
CONSIGLIATO SÌ
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La scrittrice Yoko è appena rientrata da Taiwan, ma prima di tornare a casa, visita
la libreria di Hajime. Hajime e Yoko sono amici da quando lei è andata in
negozio per delle ricerche. In visita dal padre, annuncia di essere incinta. A
Hajime, un fanatico delle ferrovie, Yoko ha portato in regalo un orologio da taschino
appartenuto a un macchinista delle ferrovie di Taiwan 50 anni prima.
Yoko sa di poter confidare qualsiasi cosa al calmo e silenzioso Hajime e che
quando è con lui si trova in un insolito stato di calma e di pace. Ma Hajime,
che si è affezionato a Yoko, è scosso dalla notizia della sua gravidanza. I genitori
di Yoko vengono a Tokyo e le chiedono insistentemente del padre del bambino:
si tratta di uno degli studenti a cui insegnava giapponese a Taiwan. Yoko
si è addormentata sul treno e al risveglio vede Hajime osservarla e se ne sente
rassicurata. Nella luce di un normale pomeriggio, Yoko fa i conti della propria
vita e riflette sulla famiglia e sulla nuova vita che le cresce dentro.
In occasione del centenario della nascita di Ozu, il maestro taiwanese Hou Hsiao-hsien si trasferisce in Giappone e somma la sua personale riservatezza a quella dei nipponici. Ne esce un omaggio formalmente impeccabile e carico di una tensione calma, quasi impalpabile. Hou Hsiao-hsien è capace di parlarci della vita con una profonda capacità di analisi che assume i toni della quasi negazione dei movimenti di macchina. Non è cinema di consumo e non vuole esserlo. Occorre anche questo soprattutto quando a proporlo è un regista che non si presta a un intellettualismo sterile.