Su su per la seconda volta vergine

Film 1969 | Drammatico 67 min.

Titolo originaleYuke Yuke Nidome No Shojo
Anno1969
GenereDrammatico
ProduzioneGiappone
Durata67 minuti
Regia diKôji Wakamatsu
AttoriMimi Kozahura, Michio Akiyama .
TagDa vedere 1969
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Kôji Wakamatsu. Un film Da vedere 1969 con Mimi Kozahura, Michio Akiyama. Titolo originale: Yuke Yuke Nidome No Shojo. Genere Drammatico - Giappone, 1969, durata 67 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Il cupo nichilismo di vite distrutte dalla violenza imperante.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Poppo subisce uno stupro di gruppo sul tetto di un palazzo sotto gli occhi dell'imbelle Tsukio. Anch'egli ha subito un trauma analogo e, dalla condivisione del proprio malessere, tra i due nasce un'intesa che assomiglia a una relazione. Tutto ciò che Poppo desidera, però, è morire, ma Tsukio si rifiuta di ucciderla senza motivo.
Come è tipico del primo Wakamatsu, gli schemi sono quelli del genere pinku eiga, in termini di durata e di moderata esposizione di nudità femminili, ma i contenuti escono da qualsiasi steccato o stereotipo. Per molti il film-manifesto del primo periodo del regista nipponico, Su su, per la seconda volta vergine condensa, in un'ora abbondante di disagio palpabile, il sottile mix di esistenzialismo avant e fascinazione per le tematiche di sesso brutale e violenza efferata alla base del lato più oscuro della nouvelle vague giapponese. L'amore è lontano mille miglia, un miraggio che per un attimo sembra concretizzarsi negli sguardi dei due protagonisti, martiri e carnefici, emblema dell'impossibilità di un rapporto tra i sessi che sia paritario e reciprocamente soddisfacente. Rabbia e nichilismo che esplodono in sete di vendetta di fronte alla bestialità del (resto del)l'umanità, preda di un istinto sessuale insaziabile e perverso tanto nelle giovani generazioni (i teppisti tossici che si aggirano per il condominio in cui il film è ambientato) che nelle precedenti (gli scambisti bestiali che abusano di Tsukio). Violenza chiama violenza in un anno zero post-apocalittico che in fondo poco ha a che fare con la sua epoca di speranze (il '68 appena trascorso) mentre molto strettamente si lega al DNA post-atomico giapponese; tutt'altro che casuale il legame con il lato più oscuro dell'era-hippie evidenziato dall'apparizione sulfurea di Roman Polanski e Sharon Tate tra le pagine di un manga.
Non è un'esagerazione definire il primo Wakamatsu Koji - e in particolare Su su, per la seconda volta vergine - come il precursore dei Noriko's Dinner Table o dei This World of Ours che portano all'estremo il messaggio di Wakamatsu nel fosco terzo millennio del Sol Levante. Al resto ci pensano musiche suggestive, tra tradizione jazz e coraggioso sperimentalismo, e l'uso del contrasto tra bianco e nero e colore, esasperazione visiva della voglia di morte di Tsukio e del sangue come sola traccia di vita (che se ne va) tra corpi e animi vuoti, consegnati alla morte. Fulminea comparsata per un giovanissimo Takeshi Kitano.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 9 gennaio 2013
Dandy

Ancora una volta,Wakamatsu racconta una vicenda di sesso e violenza nell'universo degradato e quasi alieno della gioventù post '68 nipponica.Un autentico dramma da camera,la cui ambientazione svolta quasi esclusivamente sulla terrazza di un palazzo(pare quello dove abitasse il regista)ne amplifica il surrealismo e la claustrofobia.

domenica 20 novembre 2011
Paolo Pacitti

Il film più nichilista di Koji Wakamatsu, che già in "Embrione" manifestava l'orrore per la nascita e qui rappresenta la vita come (secondo una visione riproposta, anche se con altro sentimento, da Kitano) approccio alla morte. Il cineasta più originale secondo Nagisa Oshima del cinema giapponese ha caratterizzato la sua produzione con vicende rappresentative di un'uma [...] Vai alla recensione »

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