Titolo originale | Une affaire de goût |
Anno | 2001 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Bernard Rapp |
Attori | Bernard Giraudeau, Jean-Pierre Lorit, Florence Thomassin, Charles Berling . |
MYmonetro | 2,84 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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CONSIGLIATO SÌ
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Un ricchissimo industriale ha una predilezione per i cibi molto raffinati. Ma non vuole avere sorprese. Individua così un anonimo cameriere che ha i suoi stessi gusti e lo assume come assaggiatore. Il suo compito sarà quello di essere a disposizione per assaggiare preventivamente i cibi e segnalare tempestivamente qualsiasi imperfezione nella loro preparazione. Il rapporto inizia in questi termini ma, progressivamente, il 'padrone' tenterà di 'mangiarsi' la vita del dipendente fagocitandolo psicologicamente. Bernard Rapp ama il noir e ne aveva già dato prova con l'intricato Delitto tra le righe che si avvaleva di un Terence Stamp sempre ad alto livello. Qui ha a disposizione un attore dall'ambiguità palpabile come Giraudeau che si può ormai considerare il Dirk Bogarde del cinema a cavallo di millenni. Appena lo vedi entrare in scena comprendi che qualcosa non va nella sua psiche ma non sai mai da quale parte sbucherà l'artiglio avvelenato. Gli tiene testa un Jean-Pierre Lorit disponibile ma attento quanto basta per caratterizzare un personaggio che da assaggiatore rischia di trasformarsi in divorato.
In Francese, la parola "Affaire" ha un significato più eterogeneo rispetto all'Italiano: può essere una storia d'amore, e forse non è un caso questa scelta, che qui "copre" un rapporto, lavorativo come sentimentale. Ma soprattutto, "Une affaire de gout" potrebbe (sarà una coincidenza.......) diventare facilmente anche "Une affaire degoute" (Disgusta).
È certo Nicolas Rivière (Jean-Pierre Lorit) l’assassino di Bernard Giraudeau (Frédéric Delamont). Così almeno si direbbe. Oscuri sono invece i motivi del gesto omicida su cui indaga Un affare di gusto ( Une affaire de gout, Francia, 1999, 90’). Perché mai il servo ha ucciso il suo signore? Che sia questo il loro rapporto - che si tratti di signoria e servitù dell’anima - è reso bene evidente dagli [...] Vai alla recensione »
Aragoste, ostriche, omelettes, arrosti, salse, granchi, vini preziosi, sono soltanto uno sfondo. È soltanto un pretesto il lavoro di assaggiatore, oggi rarissimo (se non per dare giudizi di qualità), nei secoli passati frequente presso imperatori, re e papi allarmati all'idea di venire avvelenati e quindi bisognosi di qualcuno che provasse in anticipo il loro cibo.
Brutta bestia, l’Io: non si accontenta mai. Come direbbe la buonanima di Hegel, "è in e per sé per un altro"... Insomma, in parole un po’ più povere, non ce la fa proprio a vivere senza il rapporto con un altro Io. Brama, il poveretto, di uscire dal suo involucro; si aggrappa al prossimo, e insieme lo detesta, perché lo vede come limite, pericolo, necessità assoluta.