Il re

Film 2022 | Drammatico

Regia di Giuseppe Gagliardi. Una serie con Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Barbora Bobulova, Anna Bonaiuto, Paolo D Bovani. Cast completo Genere Drammatico - Italia, 2022, - MYmonetro 3,17 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 2 - EPISODI: 16

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Ultimo aggiornamento lunedì 26 febbraio 2024

Il controverso direttore di un carcere, dove nessuna delle leggi dello Stato ha valore, perché il bene e il male dipendono dal suo giudizio. Un uomo apparentemente forte, posseduto in realtà da un ingombrante dark side.

Consigliato sì!
3,17/5
MYMOVIES
CRITICA 3,33
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Il primo prison drama italiano.
a cura della redazione
lunedì 26 febbraio 2024
a cura della redazione
lunedì 26 febbraio 2024

Bruno Testori è il direttore di un carcere di frontiera, il San Michele. Fin qui, potrebbe apparire tutto sommato come uno scenario normale senonché Bruno, all'interno della "sua" prigione, è un sovrano assoluto, la cui parola è legge con effetto immediato. Non solo: Testori accentra su di sé varie qualifiche perché si sente contemporaneamente pubblico ministero, giudice, giuria e anche boia, se serve. A guidarlo, un senso della morale distorto e personalissimo, che lo porta a difformità di comportamento evidente verso i vari detenuti seguendo solo il suo insindacabile giudizio. Almeno finché non si presenta all'orizzonte qualcosa di nuovo che, però, minaccia seriamente la sua leadership incontrastata...

Episodi: 8
Regia di Giuseppe Gagliardi.

Audace e provocatoria, la seconda stagione continua a distinguersi. Invitando alla riflessione su libertà e potere

Recensione di Gabriele Prosperi

La serie, con Luca Zingaretti nei panni di Bruno Testori, direttore del carcere San Michele, riprende direttamente dal drammatico finale della prima stagione. La trasformazione di Testori da potente direttore a detenuto è al centro della narrazione, riflettendo un profondo gioco di potere che mette in luce la sua lotta per la sopravvivenza e il tentativo di riacquistare il controllo in un ambiente ostile che una volta dominava.

Torna Il Re, vera novità nel panorama italiano già alla sua prima stagione, e sebbene l'aspettativa alta mettesse ancora più a rischio questo secondo capitolo, gli episodi scorrono piacevolmente grazie a un'impronta molto dark, sia nello stile che nell'intreccio, rendendo il personaggio del direttore del carcere, Bruno Tesori, ancor più affascinante.

Come sappiamo, Il Re - sforzo produttivo di Sky Studios, The Apartment, Wildside e Zocotoco - attinge da una tradizione di drammi carcerari prevalentemente statunitensi (in primis Oz e Prison Break), ma lo fa con una voce unica nel contesto italiano, combinando elementi di thriller psicologico e dramma sociale.

Immergendo ancor di più Testori nello spazio claustrofobico e asfittico della sua stessa prigione, quelle contraddizioni morali che il prison drama è in grado di far emergere vengono esaltate, ancor più se quello spazio rispecchia quello intimo e soggettivo del personaggio.

Se nella prima stagione si titubava nell'abbracciare l'altro grande riferimento di questa serie, cioè Breaking Bad e la caduta all'inferno del suo protagonista - che di quell'inferno ne diventa padrone incontrastato - ecco che questa stagione riesce finalmente a farci i conti. E lo fa espandendo la narrazione, introducendo nuovi personaggi complessi come Gregorio Verna, interpretato da Fabrizio Ferracane, capo dei servizi segreti che offre a Testori una via d'uscita pericolosa ma necessaria. Il filo si fa sempre più teso e finalmente il protagonista emette la sua aura tenebrosa, con una fierezza che solo Zingaretti poteva imprimergli.

La serie diventa così sempre più cupa, man mano che si definiscono alleanze precarie, molto ben sorrette dal cast confermato, in particolare le buone interpretazioni di Isabella Ragonese, che interpreta Sonia Massini, ora comandante delle guardie, e di Barbora Bobulova nel ruolo di Gloria, ex moglie di Testori. Si aggiungono nuove figure intriganti: oltre a Gregorio Verna, i personaggi di Vittorio Mancuso, centrale in questa stagione, interpretato da Thomas Trabacchi, e di Claudia Agosti (Caterina Shulha) aggiungono tensioni narrative molto interessanti, che spingono il protagonista verso limiti morali raramente raggiunti nella serialità italiana. La serie mette in luce non solo le dinamiche interne del carcere, ma anche il modo in cui le azioni di Testori influenzano il mondo esterno, rivelando un intreccio complesso di corruzione e manipolazione.

La regia di Giuseppe Gagliardi e la fotografia neo-noir di Carlo Rinaldi contribuiscono a creare un'atmosfera oppressiva che accentua la claustrofobia e la tensione del carcere, rendendo Il Re una meditazione sulla natura del potere e della libertà, attraverso l'intreccio di un nuovo patto difficile da mantenere che il protagonista dovrà negoziare per la sua sopravvivenza, portandolo a confrontarsi con dilemmi sempre più complessi e scelte dolorose.

Il team di sceneggiatori - Peppe Fiore, Alessandro Fabbri e Federico Gnesini - eccelle nell'esplorare le sfumature del male e i conflitti (molto attuali) del protagonista, mantenendo lo spettatore incollato allo schermo grazie a una narrazione che non concede respiro né facili sentenze. E lo fa sia evitando un montaggio frenetico sia un eccesso di dilatazione, con un gioco di equilibri temporali molto stuzzicanti e stilisticamente rilevanti.

Il Re continua a distinguersi per la sua capacità di mescolare azione intensa e profonda introspezione, creando un dramma carcerario che non solo intrattiene ma invita alla riflessione sui concetti di libertà, potere e autorità, confermando la sua posizione come uno dei titoli più audaci, provocatori e interessanti degli ultimi anni.

Episodi: 8
Regia di Giuseppe Gagliardi.

Uno Zingaretti camaleontico impreziosisce il primo prison drama italiano targato Sky

Recensione di Gabriele Prosperi

Bruno Testori (Luca Zingaretti) è il direttore del carcere di San Michele, l'unico in grado di gestire i detenuti più difficili del paese, tanto da crearsi una fama attorno alla sua durezza. Ciò che però non viene alla luce è un sistema tanto ferreo quanto ai limiti della legalità, che garantisce a questo "re" della prigione di tenere tutto sempre sotto controllo. Alcune morti sospette all'interno del carcere incrineranno la solidità del sistema Testori, creando delle crepe che attireranno l'attenzione della PM Laura Lombardo (Anna Bonaiuto), il cui unico appiglio per scoprire chi si cela dietro questo impavido direttore è la sua stessa vita, tutt'altro che stabile, tra alti e bassi con l'ex-moglie (Barbara Bobulova) e una figlia malata.

Diamo il benvenuto al primo prison drama italiano che, eccezionalmente, trasforma il volto di Luca Zingaretti da rassicurante, quale era nel suo Montalbano, a oscuro e ambiguo.

Immediatamente dobbiamo riconoscere le capacità dell'ex commissario, ora direttore imperscrutabile e algido, di cambiare la propria forma: vedremo un Testori al limite della correttezza, intento a mantenere un sistema carcerario estremamente instabile, soprattutto nei rapporti interni che mimano quelli di una società molto poco integrata a livello etnico, culturale e religioso.

La serie ha moltissimi elementi interessanti e ricolloca sul suolo italiano un tipo di narrazione che impedisce a chi guarda di stabilire dove sia il giusto e lo sbagliato, il bene e il male, benché - come vedremo - fin troppe lance si spezzano a favore di coloro che spesso entrano ed escono dalle norme per garantire una giustizia talvolta troppo interpretata e poco seguita.

La regia di Giuseppe Gagliardi è estremamente piacevole, certamente differente dai drammi carcerari statunitensi a cui siamo abituati, ma comunque molto abile nell'inquadrare e governare scene di massa in luoghi interni, spesso asfittici o regolari, nonché complicati dalla varietà etnica e culturale che occupa i luoghi di una prigione di massima sicurezza. L'ottima cura degli spazi e del posizionamento della macchina da presa è accompagnata, in questa serie Sky, da una fotografia interessante; è evidente l'attenzione e la volontà di rendere uno sguardo voyeuristico, in più occasioni rendendoci delle spie all'interno di una griglia architettonica, sfruttando bene il rapporto tra ciò che è in campo e ciò che è fuoricampo, lasciando intuire l'inaccessibilità del sistema creato dal direttore.

Testori è un uomo oscuro ma in più occasioni ne intravediamo la fragilità - certamente nei suoi rapporti familiari, così come nelle sue fughe personali dalla legalità - ma queste fratture intime sono costantemente protette da un animo testardo, dalla sua convinzione di essere nel giusto, al punto da mettere costantemente in crisi chi lo circonda. In primis l'agente Sonia Massini (Isabella Ragonese), una donna dura, a tratti rabbiosa, un inedito ruolo tanto per l'attrice quanto per un personaggio italiano femminile, promossa a comandante in seguito all'assassinio del capo della polizia penitenziaria Giorgio Colangeli (Nicola Iaccarino), miglior amico di Testori e colonna portante del sistema stesso.

Il piacere di vedere un personaggio femminile di questa fattura è controbilanciato da un'eccessiva e marcata polarità tra femminile e maschile - forse dovuta alla minore presenza femminile a livello di stesura drammatica - dove a uomini negativi, quadrati e testardi vengono contrapposte donne giuste, impettite e psicologicamente fluide, perciò capaci di intravedere i buchi del sistema corrotto.

Così troviamo una PM al limite dell'ossessione, magistralmente interpretata da Anna Bonaiuto, finalmente in un ruolo che la valorizza, vera e propria antagonista della serie, perciò altrettanto informale e ai limiti della correttezza nello svolgere la sua indagine su Testori. Sarà il suo intervento a scatenare le reali reazioni del direttore, ancor più degli eventi che stanno sconvolgendo e destabilizzando la sua prigione internamente; è forse proprio nell'integrazione di questo personaggio a livello narrativo che troviamo il dente dolente di questa serie.

Le indagini della PM Lombardo subiranno una svolta nel momento in cui si soffermerà sulla vita personale del protagonista... eppure in qualche modo già sapevamo che quello sarebbe stato il suo tallone d'Achille. Troppo enunciato sin dall'inizio, rivelato al punto da farci comprendere le decisioni di questo personaggio, da farcele accettare, da renderle giustificabili o, addirittura, giuste. La narrazione de Il re, a causa di questo didascalismo che la connota soprattutto nei primi episodi, impedisce da un lato di appassionare lo spettatore attraverso l'indagine della PM (già sappiamo che Testori è in crisi, già ne vediamo la caduta, sin dal primo episodio) ma soprattutto posiziona il racconto "dalla parte del cattivo".

Vi è un sostanziale fraintendimento delle strategie narrative americane, dove l'intento non è quello di giustificare le azioni di un protagonista antieroe o criminale, bensì di comprenderle mentre ce se ne distacca. Amammo la caduta all'inferno di Walter White (Breaking Bad) per mezzo di questo distacco, sempre consapevoli di non essere coinvolti in un processo all'imputato in qualità di giuria; differente è il discorso in Il Re, dove il posizionamento sin dall'inizio a favore del personaggio interpretato da Zingaretti - forte anche di un "amore" spettatoriale antecedente, quando era nelle vesti del rispettabile Montalbano - rende le azioni di Testori, dopotutto, giuste e la sua caduta un martirio.

Ricollegandoci ai fatti di cronaca più o meno recenti (da Santa Maria Capua Vetere al caso Cucchi), questo posizionamento fa un po' storcere il naso, mettendo lo spettatore in una situazione scomoda, dopo aver seguito otto episodi a dire il vero molto emozionanti, ben costruiti, ma forse poco lungimiranti.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
sabato 9 aprile 2022
Emanuele Rauco
La Rivista del Cinematografo

Per molti anni, si è pensato che il modo migliore per svecchiare il racconto televisivo in Italia fosse l'imitazione della serialità statunitense, non solo nelle strutture e nelle possibilità di narrazione, ma soprattutto nell'immaginario, come se bastasse usare parole, ambienti e modi di fare orecchiati dall'America per eguagliarne la potenza. Un po' come Nando Moriconi di Un americano a Roma, che [...] Vai alla recensione »

venerdì 1 aprile 2022
Lorenzo Martini
Ciak

In un carcere di massima sicurezza di una località italiana di frontiera, il direttore ha imposto la "sua" legge, ben al di là di norme e regolamenti. Ma un fatto imprevisto sovverte quell'ordine tetro, soffocante, scatenando una serie di azioni, e di reazioni, che travolgono protagonisti e vittime. Ad iniziare proprio da lui, dal Re, costretto a fare i conti su più fronti con il sistema che ha messo [...] Vai alla recensione »

sabato 19 marzo 2022
Michele Anselmi
Cinemonitor.it

"E come lo tengo questo carcere senza droga? Con le mentine?" s'incavola Bruno Testori, il roccioso direttore del "San Michele", la galera dove vengono convogliati i detenuti più intrattabili d'Italia. Testori ha la faccia, la pelata, la grinta e il corpo tozzo di Luca Zingaretti, sempre in maglietta e maglione neri, tutt'altra pasta umana rispetto al siculo commissario Montalbano, benché schierato, [...] Vai alla recensione »

NEWS
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lunedì 11 marzo 2024
 

Regia di Giuseppe Gagliardi. Una serie con Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Barbora Bobulova, Anna Bonaiuto, Paolo D Bovani. Dal 12 aprile su Sky Atlantic e on demand. Guarda il trailer »

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lunedì 26 febbraio 2024
 

Regia di Giuseppe Gagliardi. Un film con Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Barbora Bobulova, Anna Bonaiuto, Paolo D Bovani. Da aprile in esclusiva su Sky e in streaming
solo su NOW. Guarda il trailer »

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giovedì 10 febbraio 2022
 

Giuseppe Gagliardi dirige un prison drama in otto episodi, ambientato in un carcere dove non esiste la Legge dello Stato. Dal 18 marzo su Sky e in streaming su NOW. Guarda il trailer »

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lunedì 17 gennaio 2022
 

Regia di Giuseppe Gagliardi. Una serie con Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Barbora Bobulova, Anna Bonaiuto. A marzo su Sky e in streaming su NOW. Guarda il trailer »

NEWS
venerdì 18 settembre 2020
 

Il San Michele è un carcere di frontiera dove Bruno Testori, il Direttore, esercita la sua personale idea di giustizia, il suo quarto grado di giudizio, al di sopra della legge dei tribunali e dei codici di procedura penale.

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