Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Carmen Giardina, Massimiliano Palmese |
Attori | Lou Castel, Maria Monti, Pier Giorgio Bellocchio, Mauro Conte, Alessandra Vanzi Fabio Bussotti, Ferruccio Braibanti. |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 4,03 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 maggio 2021
Un ritratto del partigiano, poeta e drammaturgo Aldo Braibanti. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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1968. Il filosofo, poeta ed ex partigiano Aldo Braibanti viene processato e condannato per avere plagiato il ventunenne Giovanni Sanfratello. Nell'anno in cui si aveva il culmine di un percorso di rinnovamento e di liberazione l'Italia assisteva a un rinnovato processo alle streghe.
In un mondo che tende all'amnesia politica e sociale ogni giorno di più non è solo importante ma addirittura necessario che ci sia chi, come Giardina e Palmese, tolga qualsiasi alibi all'oblio riproponendo vicende che i meno giovani hanno vissuto e dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) ricordare e che i giovani hanno il diritto di conoscere.
Attraverso testimonianze importanti (da Piergiorgio Bellocchio a Dacia Maraini, da Lou Castel a Maria Monti nonché del nipote di Braibanti), ci viene offerta l'occasione di ripercorrere una vicenda processuale che, sotto le mentite spoglie di un reato codificato dal Codice Rocco dell'era fascista e cancellato dalla Corte Costituzionale nel 1981, fu di fatto un processo all'omosessualità. Grazie poi ad uno spettacolo teatrale basato sugli atti processuali è possibile sentire pronunciare accuse che anche il più convinto assertore dell'eterosessualità non può non considerare come riemerse da un passato oscurantista e privo di qualsiasi senso non solo civile ma più semplicemente ed ampiamente 'umano'. Le formiche, della cui vita Braibanti era un riconosciuto studioso e che rappresentano l'interpunzione visiva dei capitoli del documentario, fortunatamente per loro non hanno potuto assistere alle intemerate arringhe dell'accusa. Quello poi che fa ulteriormente riflettere è come all'epoca si facesse ancora uso dell'elettrochoc come strumento terapeutico per 'convincere' un soggetto recalcitrante come Sanfratello della necessità di mutare parere. C'è il titolo di un quotidiano (che purtroppo fa pensare ad altri titoli che tutt'oggi campeggiano su alcune pagine) che riassume il senso di quegli attacchi e di quei metodi: in esso in pratica si afferma che se Sanfratello non accusa Braibanti significa che non è ancora guarito. Il limite della decenza era ampiamente superato.
Alzi la mano chi, anche tra gli ultrasessantenni di buona memoria e "sessantottina" esperienza, ricorda esattamente che cosa fu "il caso Braibanti". Emiliano di Fiorenzuola d'Arda, già partigiano torturato dai fascisti a "Villa triste", ebreo, comunista, poeta, scrittore, drammaturgo e pure mirmecologo (studioso delle formiche), Aldo Braibanti fu condannato nel 1968 a nove anni di carcere, poi ridotti [...] Vai alla recensione »
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«Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo». Le parole che Pasolini pronunciò nel 1962, sulla scorta di quanto accadutogli e che sarebbe continuato ad accadergli, nel corso di un'intervista fattagli da "Filmcritica" sono anticipatorie rispetto a quello che sarà "il caso Braibanti", [...] Vai alla recensione »
"Mentre nel mondo infuriava la Contestazione giovanile, con la richiesta di diritti civili e maggiore libertà sessuale, il caso Braibanti divenne il nostro processo a Oscar Wilde. Con un secolo di ritardo". Siamo solo all'incipit che anticipa i titoli di testa e già il documentario Il caso Braibanti, diretto da Carmen Giardina e Massimiliano Palmese ha trovato un'illuminante chiave di lettura per raccontare [...] Vai alla recensione »
La Mostra del Nuovo cinema di Pesaro riesce a conservare la sua vocazione militante: la proiezione in piazza del Popolo del film Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese di cui Alessandra Vanzi ha scritto sul numero di «Alias» della scorsa settimana, diretta testimone, ha suscitato grande emozione tra il pubblico, applaudito a lungo.
Film come Il caso Braibanti (presentato in concorso al 56esimo Pesaro Film Festival) sono importanti soprattutto per ciò che raccontano, non fosse altro perché Massimiliano Palmese e Carmen Giardina si sono preoccupati di far riemergere dall'oblio una vicenda oggi dimenticata ma che invece rappresenta un fondamentale turning point nella storia italiana.