Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Frederik Louis Hviid, Anders Ølholm |
Attori | Jacob Lohmann, Simon Sears, Tarek Zayat, Issa Khattab, Özlem Saglanmak Arian Kashef, Josephine Park, Dulfi Al-Jabouri, Michael Brostrup, Abdelmalik Dhaflaoui. |
MYmonetro | 2,92 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 8 settembre 2020
Un ragazzo muore sotto la custodia della polizia facendo scatenare una rivolta.
CONSIGLIATO SÌ
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I dettagli esatti di ciò che accadde a Talib Ben Hassi, 19 anni, mentre si trovava sotto custodia della polizia rimangono poco chiari. Gli agenti Jens e Mike sono di pattuglia nel ghetto di Svalegården quando la radio annuncia la morte di Talib, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollabile dei giovani del quartiere, che ora bramano vendetta. Così allimproiso i due poliziotti diventano un bersaglio facile e devono lottare con le unghie e coi denti per trovare una via d'uscita dal ghetto
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Film assurdo pieno di incongruen e una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. inguardabile
Film assurdo pieno di incongruen e una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. inguardabile
Il film sembra dalla trama un film che si vede tranquillamente sul digitale terrestre ma in realtà non lo è.Shorta non ha sicuramente come punto di forte la trama ma il lato tecnico. La sceneggiatura invece sta in bilico, comunque ben scritta (racconta bene il tutto ed entra nell'animo dei personaggi).Regia ottima Fotografia che tende sui contrasti arancione, non dà più di tanto fastidio Le musiche [...] Vai alla recensione »
Ci sono film clamorosamente "in tempo", a volte in modo perfino preterintenzionale. Shorta (Sbirri), debutto alla regia dei giovani danesi Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid, inizia con un ragazzo atterrato dai poliziotti che dice "Non respiro", ovvero I can't breath, come George Floyd. E continua come Les Miserables che incontra L'odio e lo installa nella periferia di Copenaghen.
La sera del 25 maggio 2020 George Perry Floyd venne ucciso a Minneapolis da un poliziotto che, durante un controllo, lo soffocò tenendogli il ginocchio a lungo sul collo, mentre l'afroamericano stava disteso a terra. Com'è noto la scena, non rarissima nella quotidianità degli States, ha fatto il giro del mondo suscitando rivolte in America e proteste ovunque.
Shorta, un titolo in arabo per un film danese. È la scelta peculiare dei due registi Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm, una dichiarazione d'intenti acuta che vuole proiettare lo spettatore in un preciso orizzonte narrativo. Si parla di polizia (shorta, appunto) e di segregazione razziale in Danimarca, a partire da quei luoghi periferici che lo stesso governo danese etichetta come ghetti.
Disponibile su Prime Video il poliziesco danese Shorta ("sbirri" in slang) di Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm. Nel quartiere periferico di Svalegården («qui non siamo in Danimarca») finiscono due poliziotti di pattuglia, Mike e Jens, il primo massiccio e violento, il secondo più riflessivo e introverso. Sono tutti con il fiato sospeso per le sorti di un giovane ridotto in fin di vita da un intervento [...] Vai alla recensione »
Shorta sta per sbirri. Quelli da banlieue fossimo in Francia. Ma siamo nella civile e tranquilla Danimarca. O forse no, nel quartiere di Svalegården «non siamo in Danimarca» dice uno dei protagonisti. Poliziotto buono e poliziotto cattivo di ronda dopo che un paio di colleghi hanno ridotto in fin di vita un ragazzo di origine africana («I can't breathe » le prime parole del film).
"I can't breathe", "Non respiro", dice Talib Ben Hassi agli sbirri che lo stanno schiacciando a terra. E, ovviamente, subito viene in mente l'uccisione di George Floyd, che sta incendiando l'America fuori e dentro la bolla. Ma, in verità, il riferimento di Shorta (un termine gergale arabo per indicare e ingiuriare la polizia) è a un caso accaduto in Danimarca decenni fa.
Nel breve incipit che mostra il brutale arresto del giovane Talib Ben Hassi, presa al collo e quel lancinante "non respiro" pronunciato dal ragazzo, la mente corre ovviamente al più recente caso di George Floyd, sebbene la fonte dichiarata dai due autori Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid sia invece l'arresto di Benjamin Christian Schou, avvenuto in Danimarca nel 1992.
"I can't breathe". Prima di George Floyd, Talib Ben Hassi, un diciannovenne preso in custodia dalla polizia. E, prima, bloccato con un ginocchio sul collo. Dove l'avevamo già visto? No, prima viene il caso di cronaca danese cui si ispirano Anders Ølholm (1983) e Frederik Louis Hviid (1988) per l'opera prima Shorta, espressione araba per polizia, in cartellone alla Settimana della Critica di Venezia [...] Vai alla recensione »