Titolo originale | Cat in the Wall |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Bulgaria, Gran Bretagna, Francia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Vesela Kazakova, Mina Mileva |
Attori | Irina Atanasova, Angel Genov, Orlin Asenov, Gilda Waugh, Jon-Jo Inkpen Chinwe Nwokolo, Kadisha Gee Kamara, Lee Nicholas Harris, Chris Martin Hill, Alan Andrade, Camilla Goddard, Daniel Godfrey, Peter Marchetti, Roger McIntosh (II), Claire Philips, Corina Poore, Simon Smith (II), David Warren (III). |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 12 novembre 2020
Un gatto smuove le dinamiche della vita quotidiana di una cittadina.
CONSIGLIATO SÌ
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Vladimir e Irina sono due fratelli bulgari (Irina è anche una madre) che vivono in Inghilterra, in un quartiere periferico di Londra. Tra contese condominiali su gatti domestici e vessazioni comunali, che impongono balzelli per la ristrutturazione, procede la loro difficile vita quotidiana.
Passano dal documentario al cinema di finzione Mina Mileva e Vesela Kazakova per raccontare una vicenda di miseria suburbana nei sobborghi londinesi, in piena era Brexit.
Il modello è Ken Loach, sia per estrazione sociale dei protagonisti che per ambientazione della vicenda, ma l'intento dei due registi diverge, in parte, da quello di "Ken il rosso": Vladimir e Irina non sono necessariamente i due eroi del popolo di cui prendere le parti acriticamente, contro un sistema iniquo e crudele. Attraverso i litigi condominiali veniamo a scoprire che neanche loro sono esenti da tentazioni xenofobe e che, messi alle strette, graffiano con le medesime unghie dei loro oppressori.
In un contesto invivibile, in una polveriera delle emozioni, i pregiudizi sono destinati ad essere esasperati. Ma la realtà geopolitica di questa guerra tra poveri in corso è assai più complessa di quanto possa apparire. Quel che è certo è che chi detiene il potere e tassa i ceti meno abbienti resta fuoricampo, mentre i nullatenenti si scontrano all'ultimo sangue, abbrutendosi nel processo.
Ogni spiraglio di speranza è soffocato: un parco giochi nasconde dei misfatti gravi, un gattino diventa motivo di conflitto, la sostituzione delle finestre un salasso che nessuno si può permettere. Tutti hanno paura di tutti, nessuno si fida di nessuno, in un panopticon di disperati che sembrano osservati da un demiurgo invisibile e sadico.
Sullo sfondo dei palazzoni elevati nel nulla, in cui è ambientata la vicenda, c'è l'Inghilterra della Brexit e della gentrification, dove poveri e immigrati pagano il prezzo più elevato. Un luogo e una situazione in cui il socialismo avrebbe più che mai motivo di esistere - come dice Irina ai marxisti che tengono un banchetto di propaganda in strada - se non fosse affetto da una drammatica assenza di punti di riferimento e da un passato di fallimenti storici, che i protagonisti, in quanto bulgari, ben conoscono.
Una realtà complessa, si diceva, e spesso sgradevole: calarsi nel punto di vista di chi soffre ed è costretto a difendersi può rivelarsi un'esperienza poco confortante. Come lo è la vita di queste persone, d'altronde, che Mileva e Kazakova ritraggono con uno stile nervoso, fatto di soggettive fluide e di primi piani improvvisi. La presa di coscienza della situazione drammatica che stiamo vivendo comincia anche da qui: nascondersi, come ben esemplifica la metafora del titolo, non è una soluzione perseguibile a lungo.
Per il loro primo lungometraggio di fiction, le documentariste bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova (già fattesi notare con Uncle Tony, Three Fools and the Secret Service e The Beast Is Still Alive e non particolarmente amate in patria) partono da un episodio accaduto veramente e comprimono il reale in un set che sembra stare a metà strada tra teatro brillante e documentario socio-antropologico, [...] Vai alla recensione »