Gli eroi non muoiono mai

Film 2019 | Drammatico 85 min.

Titolo originaleLes héros ne meurent jamais
Titolo internazionaleHeroes Don't Die
Anno2019
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia, Belgio
Durata85 minuti
Regia diAude Léa Rapin
AttoriAdèle Haenel, Jonathan Couzinié, Antonia Buresi, Hasija Boric, Vesna Stilinovic Damir Kustura, Slaven Vidak, Haris Devic, Midhat Slatina, Alma Drek, Elma Jukovic, Muhamed Hadzovic, Armin Bazdar, Sabrija Jasarevic.
TagDa vedere 2019
MYmonetro 3,04 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Aude Léa Rapin. Un film Da vedere 2019 con Adèle Haenel, Jonathan Couzinié, Antonia Buresi, Hasija Boric, Vesna Stilinovic. Cast completo Titolo originale: Les héros ne meurent jamais. Titolo internazionale: Heroes Don't Die. Genere Drammatico - Francia, Belgio, 2019, durata 85 minuti. - MYmonetro 3,04 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 19 gennaio 2021

Un road movie che attraversa i Balcani, alla ricerca commovente di un'identità.

Consigliato sì!
3,04/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 2,63
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un film in soggettiva sulla morte e sul bisogno di superarne le conseguenze.
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 19 gennaio 2021
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 19 gennaio 2021

Il trentacinquenne Joachim viene molto turbato da un incontro occasionale: un mendicante in strada a Parigi lo chiama con il nome di un militare morto in Bosnia il 21 agosto 1983, lo stesso giorno della sua nascita, accusandolo di essere stato un criminale torturatore. L'idea di essere una reincarnazione dell'uomo prende sempre più spazio nella sua mente al punto che l'amica documentarista Alice decide di mettere insieme una mini troupe (un'addetta al suono e un cameraman) e di partire con lui per la Bosnia.

Aude Léa Rapin, dopo aver ricevuto riconoscimenti sia come documentarista che come regista di corti, realizza il suo primo lungometraggio partendo da un incontro realmente accaduto con un mendicante che appellava i passanti con nomi inventati per attrarre la loro attenzione.

Da qui è nata l'idea di un'identificazione complessa che le ha consentito di vedere il suo film approdare alla Semaine de la Critique a Cannes 2019 e di affrontare questioni che vanno al di là dello spunto di base. Non è infatti necessario credere e neppure avere un parere sulla reincarnazione per seguire l'on the road balcanico di Joachim e di Alice.

Rapin ci immerge in un film girato totalmente in soggettiva (tranne le sequenze iniziali tutto viene visto attraverso la telecamera controllata da un Paul che non proferisce mai verbo ma che ci consente di 'vedere' in prima persona quanto accade).

Il suo è un film sulla morte e sul bisogno di superarne le conseguenze, sia che si tratti di quella personale che di coloro che ci sono vicini. Il territorio di una delle guerre più tragiche e disumane della seconda metà del Ventesimo secolo si presta perfettamente a una riflessione di questo tipo. La morte domina ancora, a distanza di più di due decenni, le vite dei sopravvissuti e di chi è venuto dopo. Ci sono ancora mura perforate da proiettili a ricordare quanto avvenne, anche se il mondo, che già mentre l'orrore dominava cercava di guardare altrove, ha archiviato quel conflitto.

Oltre a tutta la parte finale che esplicita una lettura intimistica (ma non per questo meno significativa) c'è la scena girata su quella che fu la pista delle gare olimpiche di bob per le Olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984 ad essere molto significativa.
Un tracciato costruito nel segno della competizione sportiva tra i popoli trasformato durante la guerra in linea di trincea tra forze contrapposte. Si tratta comunque del passato? No. Da entrambi i lati della pista, nel bosco che la circonda, ci sono mine ancora perfettamente funzionanti. La morte violenta resta in agguato.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
lunedì 22 marzo 2021
Alice Michielon
Filmidee

In Venuto al mondo (2008), romanzo di Margaret Mazzantini nel quale il dolore personale è inscritto entro quello delle guerre jugoslave, l'autrice sapeva evocare un dettaglio fondamentale attraverso l'istantanea di un'immagine metaforica: «Non so dire da che parte dentro di noi cola l'amore prima di fermarsi nella pancia. La guerra mi colava dentro dalle stesse fessure dove un tempo era passato l'amore, [...] Vai alla recensione »

martedì 9 febbraio 2021
Tonino De Pace
Duels.it

Dopo avere guardato il film della trentenne regista francese, vengono in mente i giudizi dei professori agli incontri con i genitori: potrebbe fare di più, ma non si applica. Ecco Aude Léa Rapin, avrebbe potuto fare molto di più in questo suo esordio con una buona idea di partenza, perfino folgorante, se fosse stata trattata con maggiore applicazione.

martedì 26 gennaio 2021
Maria Sole Colombo
Film TV

Aude Léa Rapin sceglie la forma irriducibilmente ambigua del falso documentario per il suo esordio nel lungo: un road movie accidentato sulle macerie del conflitto jugoslavo, scaturito da una presunta reincarnazione - del francese Joachim, che si convince di aver già vissuto la vita di un soldato morto in Bosnia nel 1983 - da cui prende le mosse una ricerca di senso che si fa via via più radicale e [...] Vai alla recensione »

sabato 25 maggio 2019
Daria Pomponio
Quinlan

Joachim, 34 anni, è stato avvicinato in strada da un uomo che crede lui sia un soldato bosniaco morto il giorno in cui è nato Joachim. Convintosi di essere la reincarnazione di quel soldato, Joachim si imbarca dunque con la sua amica Alice e una piccola troupe cinematografica in un viaggio in Bosnia per rintracciare i dettagli della sua vita precedente.

NEWS
MYMOVIESLIVE
mercoledì 20 gennaio 2021
Giancarlo Zappoli

Adèle Haenel in un film che riflette sull'orrore dominante di un conflitto. In streaming su MyFrenchFilmFestival. Vai all'articolo »

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