Polacco nel profondo, polemico contro lo spirito polacco e la sua tendenza all'inutile martirio (il padre, ufficiale di cavalleria, muore in guerra), partigiano a 16 anni, allievo nella classe di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Cracovia, diplomato alla scuola di cinema di Lodz, assistente dell'ottimo Aleksander Ford, assume i film come una catena di confessioni pubbliche sui dolori e gli errori dell'umanità nazionale, devastata dalla guerra e imprigionata nei suoi pregiudizi secolari. Generazione (1955), I dannati di Varsavia (1957) e Ceneri e diamanti (1958) denunciano non solo le immani brutalità dell'occupazione nazista ma anche le debolezze e il coraggio sprecato di coloro che, soffrendo atrocemente (la fuga nelle fogne in I dannati di Varsavia è esemplare), li hanno combattuti per costruire un futuro diverso. Affermatosi come il maggiore regista del dopoguerra, e il più importante regista polacco in assoluto, Wajda passa da un tema all'altro con disinvoltura (Ingenui perversi, 1960, è un'acre commedia degli equivoci che coinvolge due giovani finto spregiudicati), riprende il discorso della assurda vocazione al martirio con Paesaggio dopo la battaglia (1970), si accosta alla letteratura nazionale (e, di nuovo, indirettamente alla storia del suo paese) con alcune opere di squisita fattura e di finissima analisi psicologica (Il bosco di betulle, 1970; Le nozze, 1972; lo struggente Le signorine di Wilko,1979). Intanto, ritrova la vena polemica con la quale aveva esordito e rivolge stavolta la sua critica contro i soprusi dello stalinismo, realizzando due opere che ottengono grande favore sia in patria che all'estero (L'uomo di marmo, 1976, e L'uomo di ferro,1981, Palma d'oro a Cannes). Ed è con questi film che si conclude la sua carriera in Polonia, perché il colpo di stato (13 dicembre 1981) del generale Jaruzelski lo priva della presidenza dell'Associazione dei cineasti e gli impedisce di lavorare. Fuori, a parte un concitato Danton (1982) girato in Francia, ottiene risultati modesti. Solo nel 1990, con un film in bianco e nero che rievoca pacatamente gli orrori del lager di Treblinka (Dottor Korczak), ritrova un poco dell'antico vigore.
Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi,
Roma, Newton Compton, 1995